ACS: un contributo speciale e una novena di preghiera
per la pace nella Repubblica Democratica del Congo
per la pace nella Repubblica Democratica del Congo
Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato un contributo straordinario di 50mila euro ai rifugiati nei campi profughi attorno a Goma
«Sulle colline intorno a Bukavu ho visto un’enorme folla di persone. In un Paese che ha pianto oltre cinque milioni di morti negli ultimi sedici anni, ho costatato la totale mancanza di rispetto per la vita umana. È questa la più grande catastrofe. È come se gli uomini non esistessero. Le ricchezze del sottosuolo sono le uniche ad avere un valore». È il tragico racconto di Christine du Coudray Wiehe, responsabile internazionale per l’Africa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, di ritorno da un viaggio nell’Est della Repubblica Democratica del Congo. Dove migliaia di sfollati, sfuggiti dalle tremende violenze in atto, hanno ora bisogno di cibo, vestiti e medicine.
Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato un contributo straordinario di 50mila euro per i rifugiati nei campi profughi attorno a Goma, capoluogo del Nord Kivu, che saranno distribuiti dai diversi ordini religiosi operanti nella regione. Da quando i ribelli del gruppo armato M23 sono entrati in città, il numero di chi ha abbandonato la propria casa è cresciuto in modo esponenziale. «Alla disperata ricerca di sicurezza, le persone vivono in condizioni inimmaginabili. Le baracche non hanno il tetto e durante la stagione delle piogge abbiamo visto uomini immersi giorno e notte in venti centimetri di fango».
Ma quello economico non è l’unico supporto che la Fondazione pontificia intende donare alla martoriata popolazione congolese. Dal 16 al 24 dicembre ACS invita tutti a pregare per la pace nella Repubblica Democratica del Congo recitando la novena di preghiera al Principe della Pace.
«Ogni giorno pregheremo con fiducia, convinti che il Signore ascolterà la supplica del suo gregge. Il tempo dell’Avvento segna un nuovo inizio. E tutto è possibile grazie alla venuta del Principe della Pace».
«Sulle colline intorno a Bukavu ho visto un’enorme folla di persone. In un Paese che ha pianto oltre cinque milioni di morti negli ultimi sedici anni, ho costatato la totale mancanza di rispetto per la vita umana. È questa la più grande catastrofe. È come se gli uomini non esistessero. Le ricchezze del sottosuolo sono le uniche ad avere un valore». È il tragico racconto di Christine du Coudray Wiehe, responsabile internazionale per l’Africa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, di ritorno da un viaggio nell’Est della Repubblica Democratica del Congo. Dove migliaia di sfollati, sfuggiti dalle tremende violenze in atto, hanno ora bisogno di cibo, vestiti e medicine.
Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato un contributo straordinario di 50mila euro per i rifugiati nei campi profughi attorno a Goma, capoluogo del Nord Kivu, che saranno distribuiti dai diversi ordini religiosi operanti nella regione. Da quando i ribelli del gruppo armato M23 sono entrati in città, il numero di chi ha abbandonato la propria casa è cresciuto in modo esponenziale. «Alla disperata ricerca di sicurezza, le persone vivono in condizioni inimmaginabili. Le baracche non hanno il tetto e durante la stagione delle piogge abbiamo visto uomini immersi giorno e notte in venti centimetri di fango».
Ma quello economico non è l’unico supporto che la Fondazione pontificia intende donare alla martoriata popolazione congolese. Dal 16 al 24 dicembre ACS invita tutti a pregare per la pace nella Repubblica Democratica del Congo recitando la novena di preghiera al Principe della Pace.
«Ogni giorno pregheremo con fiducia, convinti che il Signore ascolterà la supplica del suo gregge. Il tempo dell’Avvento segna un nuovo inizio. E tutto è possibile grazie alla venuta del Principe della Pace».
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