L’Unione Europea traccia le linee del proprio futuro economico. I negoziati sul bilancio 2013 sono stati sospesi “fino a martedì prossimo”, quando è in calendario una riunione dell’Ecofin. Intanto è la Grecia a preoccupare maggiormente le Istituzioni europee.
Radio Vaticana - Dopo la contestata approvazione delle severe misure di austerity, richieste dalla Troika – Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale – domani l’esigua maggioranza parlamentare che sostiene il governo Samaras è chiamata ad approvare il bilancio dello Stato. Che cosa potrebbe accadere in caso di bocciatura? Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’economista Riccardo Moro:
R. – Se saltasse l’approvazione del bilancio, certamente bisognerebbe ricostruire un percorso di riforme da mettere in atto, perché in realtà già diversi interventi sono stato realizzati. Non sono gli interventi che molti ritengono i migliori, perché sono improntati a un’austerità probabilmente eccessiva. Se c’è la crisi e noi mettiamo per strada intere fasce di lavoratori non si capisce come possa nascere una maggiore domanda di beni e che inneschi l’esigenza di nuove richieste per le imprese e che, inoltre, permetta di conseguenza di riattivare l’occupazione. D’altra parte, se manteniamo nello Stato posti di lavoro completamente inefficienti, continuiamo ad usare denaro pubblico che potrebbe, invece, essere usato in modo più produttivo. Allora, bisogna dire che non si è ancora trovato il punto di equilibrio tra un alleggerimento dello Stato e, dall’altro, l’utilizzo di risorse per politiche espansive. Le riforme che sono state proposte in Grecia sono figlie di una logica di estremo rigore, che è stata in qualche modo proposta dal governo tedesco, che non per nulla suscita le proteste popolari.
D. - Di fatto ci troviamo di fronte a un’intera popolazione, quella ellenica, nettamente in difficoltà, con un potere d’acquisto ridotto ai minimi termini…
R. – Certo, non possiamo pensare che i greci, che fino al giorno prima hanno avuto stipendi di un certo livello e hanno potuto avere un tenore di vita soddisfacente, poi da un giorno all’altro possano vivere normalmente con un 30% per cento di riduzione degli introiti, che vuol dire anche un 30% di riduzione degli occupati, cioè tanta gente che viene messa in mezzo alla strada. Sono condizioni che a livello sociale sono molto difficilmente sostenibili. Tutti avremmo auspicato un percorso un po’ più graduale.
Radio Vaticana - Dopo la contestata approvazione delle severe misure di austerity, richieste dalla Troika – Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale – domani l’esigua maggioranza parlamentare che sostiene il governo Samaras è chiamata ad approvare il bilancio dello Stato. Che cosa potrebbe accadere in caso di bocciatura? Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’economista Riccardo Moro:
R. – Se saltasse l’approvazione del bilancio, certamente bisognerebbe ricostruire un percorso di riforme da mettere in atto, perché in realtà già diversi interventi sono stato realizzati. Non sono gli interventi che molti ritengono i migliori, perché sono improntati a un’austerità probabilmente eccessiva. Se c’è la crisi e noi mettiamo per strada intere fasce di lavoratori non si capisce come possa nascere una maggiore domanda di beni e che inneschi l’esigenza di nuove richieste per le imprese e che, inoltre, permetta di conseguenza di riattivare l’occupazione. D’altra parte, se manteniamo nello Stato posti di lavoro completamente inefficienti, continuiamo ad usare denaro pubblico che potrebbe, invece, essere usato in modo più produttivo. Allora, bisogna dire che non si è ancora trovato il punto di equilibrio tra un alleggerimento dello Stato e, dall’altro, l’utilizzo di risorse per politiche espansive. Le riforme che sono state proposte in Grecia sono figlie di una logica di estremo rigore, che è stata in qualche modo proposta dal governo tedesco, che non per nulla suscita le proteste popolari.
D. - Di fatto ci troviamo di fronte a un’intera popolazione, quella ellenica, nettamente in difficoltà, con un potere d’acquisto ridotto ai minimi termini…
R. – Certo, non possiamo pensare che i greci, che fino al giorno prima hanno avuto stipendi di un certo livello e hanno potuto avere un tenore di vita soddisfacente, poi da un giorno all’altro possano vivere normalmente con un 30% per cento di riduzione degli introiti, che vuol dire anche un 30% di riduzione degli occupati, cioè tanta gente che viene messa in mezzo alla strada. Sono condizioni che a livello sociale sono molto difficilmente sostenibili. Tutti avremmo auspicato un percorso un po’ più graduale.
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