Ancora una volta la furia “ortodossa” si scaglia contro i reperti storici di inestimabile valore. Dove stavolta? In Marocco.
Il responsabile della Lega Amazigh (Berbera) dei diritti umani (Ladh), Aboubakr Anghir, nel confermare una notizia diffusa da diversi media marocchini, fra cui il giornale arabofono Assabah, ha dichiarato che delle incisioni rupestri raffiguranti il sole sono state distrutte da alcuni gruppi salafiti. Tra i graffiti preistorici, risalenti a più di 8000 anni fa, ce n’è uno chiamato “la piastra del sole”, la cui realizzazione si stima essere precedente alla presenza dei Fenici. Il fatto è avvenuto nella piana di ‘Yakour, a una ventina di km da Toukbal, la montagna più alta del Marocco e della catena montuosa dell’Atlante, nei pressi di Marrakesh. La piana di ‘Yakour è un sito archeologico ben noto ad esperti e non, e rappresenta una rara testimonianza della presenza dei primi abitanti del Marocco. Come è noto, gli Imazighen, cioè i Berberi, sono gli abitanti autoctoni del paese marocchino e di tutto il Nordafrica e come i talebani nel 2001 distrussero le due grandi statue di Buddha nel nordovest della valle di Swat in Afghanistan per cancellare le tracce delle antiche civiltà del buddismo, così i salafiti hanno distrutto questi reperti antichissimi per sottolineare che tutto ciò che è antecedente all’avvento dell’Islam è pagano, idolatro.
Il periodo preislamico, infatti, è chiamato in arabo Jahiliyya “Ignoranza”, termine usato per indicare quell’epoca precedente la missione profetica di Muhammad nella quale gli arabi e non solo veneravano il divino nelle cose e negli oggetti della natura e pertanto non erano illuminati dalla verità salvifica del messaggio coranico. Si può pensare quindi che la rappresentazione del sole come di altre figure venga considerata da alcuni movimenti fondamentalisti una raffigurazione di una divinità e di conseguenza un’idolatria contraria al concetto del Tawḥīd (in arabo ﺗﻮﺣﻴﺪ "unicità"), il principio-cardine dell’Islam che recita “Non c’è Dio all’infuori di Dio”.
di Mariangela Laviano
Il responsabile della Lega Amazigh (Berbera) dei diritti umani (Ladh), Aboubakr Anghir, nel confermare una notizia diffusa da diversi media marocchini, fra cui il giornale arabofono Assabah, ha dichiarato che delle incisioni rupestri raffiguranti il sole sono state distrutte da alcuni gruppi salafiti. Tra i graffiti preistorici, risalenti a più di 8000 anni fa, ce n’è uno chiamato “la piastra del sole”, la cui realizzazione si stima essere precedente alla presenza dei Fenici. Il fatto è avvenuto nella piana di ‘Yakour, a una ventina di km da Toukbal, la montagna più alta del Marocco e della catena montuosa dell’Atlante, nei pressi di Marrakesh. La piana di ‘Yakour è un sito archeologico ben noto ad esperti e non, e rappresenta una rara testimonianza della presenza dei primi abitanti del Marocco. Come è noto, gli Imazighen, cioè i Berberi, sono gli abitanti autoctoni del paese marocchino e di tutto il Nordafrica e come i talebani nel 2001 distrussero le due grandi statue di Buddha nel nordovest della valle di Swat in Afghanistan per cancellare le tracce delle antiche civiltà del buddismo, così i salafiti hanno distrutto questi reperti antichissimi per sottolineare che tutto ciò che è antecedente all’avvento dell’Islam è pagano, idolatro.
Il periodo preislamico, infatti, è chiamato in arabo Jahiliyya “Ignoranza”, termine usato per indicare quell’epoca precedente la missione profetica di Muhammad nella quale gli arabi e non solo veneravano il divino nelle cose e negli oggetti della natura e pertanto non erano illuminati dalla verità salvifica del messaggio coranico. Si può pensare quindi che la rappresentazione del sole come di altre figure venga considerata da alcuni movimenti fondamentalisti una raffigurazione di una divinità e di conseguenza un’idolatria contraria al concetto del Tawḥīd (in arabo ﺗﻮﺣﻴﺪ "unicità"), il principio-cardine dell’Islam che recita “Non c’è Dio all’infuori di Dio”.
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