Dialogo fra Italia e Libia: saranno i giornalisti a costruire la democrazia
Il giornalista come primo portatore di democrazia contributo che contribuisce allo sviluppo e all’incontro di popolazioni in rinascita: questo è stato uno dei temi trattati nella prima sessione del “Media training per operatori libici dell’informazione” che si è concluso giovedì a Roma e che ha contato un totale di 30 giornalisti libici, tra i quali l’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) selezionerà alcuni stagisti per un periodo di formazione della durata di 6 mesi presso la redazione di Roma.
L’iniziativa, organizzata da AGI, è stata finanziata interamente dal Ministero Affari Esteri (direzione generale Affari Politici) ed è stata ideata per favorire il contatto tra i media libici e le istituzioni dell’informazione con le imprese italiane, ma anche per condividere e approfondire le tematiche riguardanti l’importanza di alcuni strumenti professionali (come appunto il giornalismo) indispensabili per la rinascita di un Paese che, dilaniato dalle guerre, finalmente si affaccia alla democrazia. "I giornalisti libici oggi hanno un compito impegnativo: contribuire alla costruzione di una Libia libera, democratica e aperta. Possono contare sull'Italia in questo compito difficile ma gratificante", ha commentato l'ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Buccino.
Il programma, che è durato 12 giorni, non ha previsto solo incontri e scambi con professionisti del settore dell’informazione, ma ha dato luogo a veri e propri dibattiti politici . Hafid, il leader del gruppo libico, ha sostenuto con entusiasmo l’iniziativa: "S i tratta di un'esperienza straordinaria per tutti noi, sia in termini professionali che personali. Stiamo imparando molto sul giornalismo, sull'Italia, sui legami che uniscono i nostri paesi e i nostri popoli". I giornalisti libici hanno potuto avviare anche un dialogo con le principali testate italiane proprio per approfondire i “legami” e le relazioni internazionali (sia diplomatiche che economiche) fra i due Paesi protagonisti dell’evento.
Punto saliente dell’intera manifestazione è stato l’incontro con la Commissione Esteri del Senato e con i funzionari del Ministero degli Affari Esteri, dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture. Si è dato spazio perfino ad un dialogo internazionale per le imprese, mediato dal management dell’Eni. Moltissima attenzione è stata dedicata alla storia dei rapporti tra l’Italia e la Libia: una delle 12 giornate è stata infatti organizzata dall’AIRL (Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia) e grazie a testimonianze ed interventi accademici è stato possibile ricostruire circa quarant’anni di relazioni italo-libiche.
Ahmad, giornalista libico ed ex combattente, alla fine del Media Training ha sostenuto: "H o scoperto che gli italiani sono fratelli che non sapevo di avere". Questo commento, così come quelli altresì positivi di molti altri partecipanti, fa comprendere appieno lo scopo ultimo di questi incontri e il risultato ottenuto con l’impegno dei professionisti dell’informazione e, soprattutto, con il grande desiderio di democrazia di questo popolo.
di Mariagiovanna Scarale
Il giornalista come primo portatore di democrazia contributo che contribuisce allo sviluppo e all’incontro di popolazioni in rinascita: questo è stato uno dei temi trattati nella prima sessione del “Media training per operatori libici dell’informazione” che si è concluso giovedì a Roma e che ha contato un totale di 30 giornalisti libici, tra i quali l’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) selezionerà alcuni stagisti per un periodo di formazione della durata di 6 mesi presso la redazione di Roma.
L’iniziativa, organizzata da AGI, è stata finanziata interamente dal Ministero Affari Esteri (direzione generale Affari Politici) ed è stata ideata per favorire il contatto tra i media libici e le istituzioni dell’informazione con le imprese italiane, ma anche per condividere e approfondire le tematiche riguardanti l’importanza di alcuni strumenti professionali (come appunto il giornalismo) indispensabili per la rinascita di un Paese che, dilaniato dalle guerre, finalmente si affaccia alla democrazia. "I giornalisti libici oggi hanno un compito impegnativo: contribuire alla costruzione di una Libia libera, democratica e aperta. Possono contare sull'Italia in questo compito difficile ma gratificante", ha commentato l'ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Buccino.
Il programma, che è durato 12 giorni, non ha previsto solo incontri e scambi con professionisti del settore dell’informazione, ma ha dato luogo a veri e propri dibattiti politici . Hafid, il leader del gruppo libico, ha sostenuto con entusiasmo l’iniziativa: "S i tratta di un'esperienza straordinaria per tutti noi, sia in termini professionali che personali. Stiamo imparando molto sul giornalismo, sull'Italia, sui legami che uniscono i nostri paesi e i nostri popoli". I giornalisti libici hanno potuto avviare anche un dialogo con le principali testate italiane proprio per approfondire i “legami” e le relazioni internazionali (sia diplomatiche che economiche) fra i due Paesi protagonisti dell’evento.
Punto saliente dell’intera manifestazione è stato l’incontro con la Commissione Esteri del Senato e con i funzionari del Ministero degli Affari Esteri, dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture. Si è dato spazio perfino ad un dialogo internazionale per le imprese, mediato dal management dell’Eni. Moltissima attenzione è stata dedicata alla storia dei rapporti tra l’Italia e la Libia: una delle 12 giornate è stata infatti organizzata dall’AIRL (Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia) e grazie a testimonianze ed interventi accademici è stato possibile ricostruire circa quarant’anni di relazioni italo-libiche.
Ahmad, giornalista libico ed ex combattente, alla fine del Media Training ha sostenuto: "H o scoperto che gli italiani sono fratelli che non sapevo di avere". Questo commento, così come quelli altresì positivi di molti altri partecipanti, fa comprendere appieno lo scopo ultimo di questi incontri e il risultato ottenuto con l’impegno dei professionisti dell’informazione e, soprattutto, con il grande desiderio di democrazia di questo popolo.
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