Oltre battute e provocazioni. Un dibattito da conoscere, destinato ad incidere sulla vita di ciascuno
Città Nuova - Recupero di produttività. È questa la parola magica che porterebbe a risollevare le sorti dell’economia italiana. Secondo il presidente di Confindustria Squinzi si tratta di recuperare la distanza crescente con la Germania e sarà questo uno degli argomenti che Monti dovrà esporre al Consiglio d’Europa del 18 ottobre. Come aveva fatto già notare, a settembre, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, «la produttività non vuol dire far correre di più sul posto di lavoro i lavoratori, ma creare investimenti su altri fattori, come la legalità e il capitale umano, ed eliminare lacci e lacciuoli».
Insomma non si tratta di conteggiare il numero di prodotti per ora lavorata. Sono determinanti gli investimenti richiesti per l’innovazione, la logistica, la creatività e la formazione. Troppo semplice sperare di cavarsela con l’aumento delle ore e la riduzione degli stipendi. Come diceva il Marchionne del 2006, nel discorso all’Unione industriali di Torino, per competere «è inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi».
Certe decisioni e strategie che sembrano astratte e teoriche sono destinate ad incidere profondamente nella vita delle persone comprese nell’insieme dei loro rapporti sociali e familiari. I tempi per scegliere la strada da seguire sono stretti. Lo testimoniano la crescita di convegni e studi sulla questione della produttività, come il seminario sulla risposta al declino economico promosso a Roma da Astrid, un centro studi trasversale, che vede, cioè, la partecipazione di esponenti di diverse scuole e orientamenti per arrivare a soluzioni condivise.
Su questi lavori in corso, riportati spesso in maniera riduttiva dalla stampa, sarà bene esercitare un’attenzione di critica ragionata. Un contributo arriva da una prospettiva come quella del professor Giuseppe Argiolas nell’articolo "Non solo macchine". Il docente universitario dell’università di Cagliari è anche titolare di alcuni corsi dell’istituto universitario Sophia di Loppiano (Firenze) su “Management ed Economia di Comunione”.
Città Nuova - Recupero di produttività. È questa la parola magica che porterebbe a risollevare le sorti dell’economia italiana. Secondo il presidente di Confindustria Squinzi si tratta di recuperare la distanza crescente con la Germania e sarà questo uno degli argomenti che Monti dovrà esporre al Consiglio d’Europa del 18 ottobre. Come aveva fatto già notare, a settembre, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, «la produttività non vuol dire far correre di più sul posto di lavoro i lavoratori, ma creare investimenti su altri fattori, come la legalità e il capitale umano, ed eliminare lacci e lacciuoli».
Insomma non si tratta di conteggiare il numero di prodotti per ora lavorata. Sono determinanti gli investimenti richiesti per l’innovazione, la logistica, la creatività e la formazione. Troppo semplice sperare di cavarsela con l’aumento delle ore e la riduzione degli stipendi. Come diceva il Marchionne del 2006, nel discorso all’Unione industriali di Torino, per competere «è inutile picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi».
Certe decisioni e strategie che sembrano astratte e teoriche sono destinate ad incidere profondamente nella vita delle persone comprese nell’insieme dei loro rapporti sociali e familiari. I tempi per scegliere la strada da seguire sono stretti. Lo testimoniano la crescita di convegni e studi sulla questione della produttività, come il seminario sulla risposta al declino economico promosso a Roma da Astrid, un centro studi trasversale, che vede, cioè, la partecipazione di esponenti di diverse scuole e orientamenti per arrivare a soluzioni condivise.
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