mercoledì, settembre 26, 2012
Intervista allo scrittore e giornalista Angelo Amato de Serpis

di Chiara Bartoli

Il comune di Nola, in provincia di Napoli, si estende per 39 km quadrati. Circa 32.700 abitanti, Nola riserva grandi sorprese ai visitatori che raggiungono l’agro nolano, che costituisce appunto quel territorio sotto l’influenza culturale nolana delimitato dagli Appennini a est, dal fiume Clanio a nord e dal Vesuvio a sud. Ma quali sono i tesori
che racchiude il comune fondato nell'VIII secolo a.C, ancora prima che nascesse Roma? Oltre all'anfiteatro romano, uno dei più antichi della Campania, Nola è sede anche della cosiddetta "Pompei della Preistoria", un villaggio preistorico scoperto nel 2001. Il sito ha riportato alla luce reperti e utensili risalente all'età del Bronzo antico (1800 a.C.), che ora sono conservati presso il Museo Archeologico di Nola. Il villaggio conserva il calco di due capanne, che sono giunte a noi grazie al fango causato dall'eruzione delle ”Pomici di Avellino”, così denominata in quanto i lapilli caddero in direzione di Avellino.

Questi antichi e inestimabili tesori dell’umanità sono però chiusi al pubblici dal giugno del 2009 a causa dell’innalzamento della falda acquifera sottostante l’area. Il territorio non può così sfruttare una delle sue potenziali fonti di ricchezza. Ma su chi ricade tale ingombrante responsabilità? A questa e ad altre domande risponde lo scrittore ed ex presidente dell’associazione Meridies, Angelo Amato de Serpis, che si occupa della tutela del luogo.

D - Oltre ad essere giornalista pubblicista e scrittore, è stato presidente dell'associazione culturale Meridies. Di cosa si occupa questa associazione?
R - Sono un ex presidente di Meridies dimessosi proprio per protesta per lo stato di abbandono da parte delle istituzioni del Villaggio Preistorico di Nola. Meridies è un’associazione di volontariato per i beni culturali, in particolare dell’area nolana, che si è occupata, in oltre quindici anni, di valorizzare l’immenso patrimonio culturale locale del territorio, in particolare il Villaggio Preistorico di Nola.

D - In quale stato versa attualmente il villaggio preistorico di Nola, definito "la Pompei della Preistoria"?
R - Il villaggio di Nola è stato definito “la Pompei della Preistoria” perché, proprio come la Pompei romana, ci ha restituito uno spaccato eccezionale di una civiltà dell’età del bronzo antico, fermata nel tempo dall’eruzione del Vesuvio di 4000 anni fa, come in una fotografia, addirittura con tutti gli oggetti ancora al loro posto nelle capanne ritrovate. E’, in pratica, un’istantanea della quotidianità di quella laboriosa comunità che ci ha consentito di entrare dalla porta principale nella vita di questi nostri antenati. Proprio per questo ho cercato nel mio ultimo libro “Il giorno senza domani” di ridare voce a quelle persone che hanno vissuto e sono morte in quelle tragiche ore. Oggi, purtroppo, questo “unicum” archeologico è dal 2009 sommerso a causa di una falda sottostante l’area del villaggio, con grave rischio di sfaldamento delle strutture scoperte e con la forte probabilità di perderle per sempre.

D - Quali sono le origini di questo degrado? Era possibile porre un freno all'emergenza?
R - Purtroppo tale situazione è stata causata innanzitutto da una sottovalutazione del problema da parte delle istituzioni (la falda è risultata presente già al momento dello scavo) e poi dalla cronica mancanza di fondi della soprintendenza archeologica napoletana, che non ha mai avuto fondi specifici da parte del ministero competente per il villaggio di Nola. Si è dovuti andare avanti sempre con interventi provvisori e limitati, “mendicando” piccoli finanziamenti e aiuti tra le varie istituzioni e pochi privati volenterosi. Il villaggio di Nola non ha mai avuto l’attenzione che avrebbe realmente meritato, essendo un sito di interesse archeologico straordinario.

D - Su chi ricadono le "colpe" di tale disattenzione?
R - Le istituzioni in genere non hanno mai fatto molto per il villaggio di Nola, forse non comprendendo appieno la straordinarietà e l’importanza del sito, anche tenendo conto del contesto turistico nel quale si andava ad inserire. Ho sempre rimproverato l’assenza evidente del ministero in tale vicenda, che avrebbe meritato molta più attenzione e, magari, qualche intervento economico specifico.

D - Quali sono gli strumenti di cui dispone oggi il comune di Nola per poter risolvere definitivamente il problema?
R - Il Comune di Nola non ha molti strumenti per intervenire in modo diretto per risolvere il problema, se non quello di spingere le altre istituzioni competenti in materia a prendere decisioni serie e definitive. Forse ci sarebbe voluta una maggiore attenzione da parte di tutti, anche dei nolani e dei cittadini di questo territorio, che hanno visto scomparire un patrimonio culturale di grande valenza anche turistica, senza mostrare un eccessivo interesse, mentre in altri luoghi d’Italia il villaggio di Nola è stato utilizzato per la realizzazione di parchi archeologici.

D - In Italia Nola non è un caso isolato; pochi giorni fa a Pompei una trave è crollata nel Peristilio della Villa dei Misteri. Che messaggio vuole lanciare alle istituzioni italiane che silenziose assistono al continuo degrado di beni di importanza mondiale?
R - Questo paese sta dimostrando, giorno dopo giorno, di non meritare il passato e il patrimonio che ha indegnamente ereditato dai nostri avi. Le istituzioni stanno facendo anche peggio, riducendo sempre di più i fondi per la cultura e cancellando quella che potrebbe essere la vera, unica e duratura fonte di sviluppo di questo paese. Inoltre, tale situazione si avverte ancora di più in aree come quella nolana, dove lo sviluppo turistico, che meriterebbe per il patrimonio monumentale e culturale presente, potrebbe essere una boccata d’ossigeno, in particolare per i nostri giovani, costretti sempre in numero maggiore ad andare via per trovare lavoro.

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