La miniera del Carbosulcis resta aperta ma il gruppo Alcoa chiuderà lunedì lo stabilimento a Portovesme
Il Progetto carbone pulito sarà rivisto per renderlo “compatibile con le migliori tecnologie e economicamente sostenibile”: questa la risposta del Ministero alla richiesta mossa dalla Regione Sardegna per la miniera di Carbosulcis
di Claudia Zichi
La miniera del Carbosulcis non chiuderà il 31 dicembre e i minatori sardi che da una settimana portano avanti la protesta dal fondo delle miniere possono ritenersi sollevati. La regione presenterà a breve un nuovo piano di riconversione del sito in carbone pulito. La situazione resta invece molto critica per lo stabilimento di Portovesme: nonostante l'intervento diretto del Ministero dello Sviluppo Economico, una soluzione per mantenere in vita lo stabilimento non è stata ancora trovata. Il gruppo americano Alcoa ha annunciato ieri di voler dare seguito a quanto previsto dall'accordo raggiunto al ministero il 27 marzo scorso e cioè la dismissione dell'impianto. L'ultimo appiglio per l'alluminio sardo era riposto in Glencore, la multinazionale svizzera proprietaria di un impianto attiguo a quello dell'Alcoa, ma il gruppo, seppur interessato all'eventualità di subentrare agli americani, non ha sottoscritto alcuna lettera di intenti e ha chiesto invece una settimana di proroga per valutare le risposte alle questioni tecniche su energia e occupazione ricevute ieri nel corso dell'incontro al Ministero dello Sviluppo Economico.
Alessandro Profili, responsabile affari europei di Alcoa, ricorda che “prima di Glencore altre manifestazioni di interesse erano arrivate all'Alcoa da parte di Klesch e poi di Aurelius. Ma in entrambi i casi quando si è trattato di mettere nero su bianco la proposta, gli interessati si sono sfilati e non siamo mai arrivati alla lettera di intenti che impone vincoli”. Pertanto questa mattina la multinazionale americana ha convocato i sindacati per annunciare il programma di chiusura e quindi lo spegnimento delle celle a partire dal primo giorno lavorativo utile dopo la scadenza ufficialmente fissata per la lettera di intenti, fissata ieri 31 agosto.
Durante l’incontro avvenuto ieri, il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti ha spiegato che "quando si firma un accordo, quell'accordo é norma", puntualizzando però che l'intesa "contiene garanzie per i lavoratori e per le procedure di riattivazione in sicurezza degli impianti". Alcoa si è infatti "impegnata a mantenere comunque in efficienza l'impianto in modo che possa essere riattivato". Una flebile speranza dunque ancora rimane, almeno secondo il governo, e si continua a cercare altri possibili investitori. Nella seduta al ministero, alla quale, oltre al sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, erano presenti il vice-ministro del Lavoro Michel Martone, il management di Glencore e i rappresentanti degli enti locali sardi – il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi e l'assessore regionale all'industria, Alessandra Zedda – il Governo e la Regione hanno confermato l'impegno e concordato le modalità per mettere in sicurezza i lavoratori dell'Alcoa: 501 dipendenti, 380 lavoratori dell'indotto e a 68 interinali. È stato confermato quanto sottoscritto negli accordi del 27 marzo e dell'11 aprile in materia di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti Alcoa ed è stato convenuto che saranno assicurate adeguate forme di tutela anche per i lavoratori dell'indotto. Se ne discuterà nel dettaglio prima della riunione del tavolo Alcoa prevista per il 5 settembre, in un apposito incontro in sede tecnica tra Governo e Regione.
Per quanto riguarda invece la miniera del Carbosulcis, Antonio Tajani, vicepresidente della commissione Ue, ha dichiarato ieri che "si può tentare un progetto di riconversione per lo stoccaggio e la riduzione delle emissioni di CO2”. Tajani ricorda inoltre la disponibilità di fondi comunitari per il taglio di anidride carbonica, tra cui un prossimo bando da circa 800 milioni di euro, al quale l'Italia potrà partecipare. "In linea di principio - ha aggiunto Tajani - il progetto di riconversione della miniera di Carbosulcis è in sintonia con la strategia Europa 2020 per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, si dimostra soddisfatto dell'incontro con Tajani, e afferma: "Si è verificata la compatibilità delle nostre scelte con la politica comunitaria. Il sostegno politico di Tajani al progetto di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica è molto importante e ci auguriamo che possa essere accolto dal governo”.
Quella dei minatori sardi è dunque una vittoria a metà, ed è verosimile che i dipendenti Alcoa proseguiranno con scioperi e proteste, almeno fino alla prossima settimana quando Regione e Governo delibereranno sulle forme di tutela dei lavoratori.
di Claudia Zichi
La miniera del Carbosulcis non chiuderà il 31 dicembre e i minatori sardi che da una settimana portano avanti la protesta dal fondo delle miniere possono ritenersi sollevati. La regione presenterà a breve un nuovo piano di riconversione del sito in carbone pulito. La situazione resta invece molto critica per lo stabilimento di Portovesme: nonostante l'intervento diretto del Ministero dello Sviluppo Economico, una soluzione per mantenere in vita lo stabilimento non è stata ancora trovata. Il gruppo americano Alcoa ha annunciato ieri di voler dare seguito a quanto previsto dall'accordo raggiunto al ministero il 27 marzo scorso e cioè la dismissione dell'impianto. L'ultimo appiglio per l'alluminio sardo era riposto in Glencore, la multinazionale svizzera proprietaria di un impianto attiguo a quello dell'Alcoa, ma il gruppo, seppur interessato all'eventualità di subentrare agli americani, non ha sottoscritto alcuna lettera di intenti e ha chiesto invece una settimana di proroga per valutare le risposte alle questioni tecniche su energia e occupazione ricevute ieri nel corso dell'incontro al Ministero dello Sviluppo Economico.
Alessandro Profili, responsabile affari europei di Alcoa, ricorda che “prima di Glencore altre manifestazioni di interesse erano arrivate all'Alcoa da parte di Klesch e poi di Aurelius. Ma in entrambi i casi quando si è trattato di mettere nero su bianco la proposta, gli interessati si sono sfilati e non siamo mai arrivati alla lettera di intenti che impone vincoli”. Pertanto questa mattina la multinazionale americana ha convocato i sindacati per annunciare il programma di chiusura e quindi lo spegnimento delle celle a partire dal primo giorno lavorativo utile dopo la scadenza ufficialmente fissata per la lettera di intenti, fissata ieri 31 agosto.
Durante l’incontro avvenuto ieri, il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti ha spiegato che "quando si firma un accordo, quell'accordo é norma", puntualizzando però che l'intesa "contiene garanzie per i lavoratori e per le procedure di riattivazione in sicurezza degli impianti". Alcoa si è infatti "impegnata a mantenere comunque in efficienza l'impianto in modo che possa essere riattivato". Una flebile speranza dunque ancora rimane, almeno secondo il governo, e si continua a cercare altri possibili investitori. Nella seduta al ministero, alla quale, oltre al sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, erano presenti il vice-ministro del Lavoro Michel Martone, il management di Glencore e i rappresentanti degli enti locali sardi – il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi e l'assessore regionale all'industria, Alessandra Zedda – il Governo e la Regione hanno confermato l'impegno e concordato le modalità per mettere in sicurezza i lavoratori dell'Alcoa: 501 dipendenti, 380 lavoratori dell'indotto e a 68 interinali. È stato confermato quanto sottoscritto negli accordi del 27 marzo e dell'11 aprile in materia di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti Alcoa ed è stato convenuto che saranno assicurate adeguate forme di tutela anche per i lavoratori dell'indotto. Se ne discuterà nel dettaglio prima della riunione del tavolo Alcoa prevista per il 5 settembre, in un apposito incontro in sede tecnica tra Governo e Regione.
Per quanto riguarda invece la miniera del Carbosulcis, Antonio Tajani, vicepresidente della commissione Ue, ha dichiarato ieri che "si può tentare un progetto di riconversione per lo stoccaggio e la riduzione delle emissioni di CO2”. Tajani ricorda inoltre la disponibilità di fondi comunitari per il taglio di anidride carbonica, tra cui un prossimo bando da circa 800 milioni di euro, al quale l'Italia potrà partecipare. "In linea di principio - ha aggiunto Tajani - il progetto di riconversione della miniera di Carbosulcis è in sintonia con la strategia Europa 2020 per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, si dimostra soddisfatto dell'incontro con Tajani, e afferma: "Si è verificata la compatibilità delle nostre scelte con la politica comunitaria. Il sostegno politico di Tajani al progetto di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica è molto importante e ci auguriamo che possa essere accolto dal governo”.
Quella dei minatori sardi è dunque una vittoria a metà, ed è verosimile che i dipendenti Alcoa proseguiranno con scioperi e proteste, almeno fino alla prossima settimana quando Regione e Governo delibereranno sulle forme di tutela dei lavoratori.
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