A padre Giancarlo Bossi «veniva spontaneo» amare «i piccoli, i poveri, i diseredati», che sapeva «avvicinare e comprendere con facilità», perché «anche lui si considerava piccolo e povero di fronte al Signore».
Radio Vaticana - Queste parole di ricordo scritte da padre Fernando Milani, missionario del Pime nelle Filippine, ieri hanno raccolto i sentimenti di tutti i fedeli - riporta il quotidiano Avvenire - che si sono riuniti a Castelletto di Abbiategrasso (Milano) per dare l'ultimo saluto al religioso del Pontificio Istituto Missioni Estere morto domenica notte in una clinica milanese all'età di 62 anni. I funerali del missionario, che nel 2007 per 40 giorni fu prigioniero di guerriglieri dissidenti nelle Filippine, sono stati presieduti dal vicario generale del Pime, padre Livio Maggi, e hanno visto la partecipazione di una cinquantina di sacerdoti assieme a centinaia di fedeli che hanno affollato lo spazio esterno della chiesa dove è stato celebrato il rito. «La vicenda drammatica del rapimento ha fatto conoscere al mondo intero la figura di padre Giancarlo — ricorda l'arcivescovo di Milano, il cardinale Scola, in un messaggio che è stato letto ai funerali —. Quello che era noto da sempre ai suoi familiari, ai suoi confratelli, ai suoi compaesani e ai suoi amici è stato offerto a tutti come testimonianza di un uomo di fede, forte e lieto, generoso e libero, missionario del Vangelo e operatore instancabile di prossimità servizievole». Anche nella malattia, prosegue il porporato, padre Bossi «è stato testimone di un cuore grande e di un desiderio di Dio e di preghiera». Un ritratto tracciato anche da padre Giancarlo Politi, che ha tenuto I'omelia. Al termine sono stati letti anche un toccante ricordo della nipote Eleonora e il testo di padre Milani, pubblicato sul blog del Pime Filippine: «La sua voce forte e dal tono basso — ricorda il religioso che è stato fra i primi compagni di Bossi nelle Filippine —, la sua risata disarmante, le sue battute in dialetto milanese e la sua capacità di ascoltare e confortare non scompariranno dalla mia vita». «Grazie per la tua capacità di stupirti delle cose più semplici — è stato il saluto della nipote a padre Bossi —; grazie per la tua capacità di ascoltare; grazie per esserti innamorato della povertà e per essere sempre così innamorato della vita». (M.L.)
Radio Vaticana - Queste parole di ricordo scritte da padre Fernando Milani, missionario del Pime nelle Filippine, ieri hanno raccolto i sentimenti di tutti i fedeli - riporta il quotidiano Avvenire - che si sono riuniti a Castelletto di Abbiategrasso (Milano) per dare l'ultimo saluto al religioso del Pontificio Istituto Missioni Estere morto domenica notte in una clinica milanese all'età di 62 anni. I funerali del missionario, che nel 2007 per 40 giorni fu prigioniero di guerriglieri dissidenti nelle Filippine, sono stati presieduti dal vicario generale del Pime, padre Livio Maggi, e hanno visto la partecipazione di una cinquantina di sacerdoti assieme a centinaia di fedeli che hanno affollato lo spazio esterno della chiesa dove è stato celebrato il rito. «La vicenda drammatica del rapimento ha fatto conoscere al mondo intero la figura di padre Giancarlo — ricorda l'arcivescovo di Milano, il cardinale Scola, in un messaggio che è stato letto ai funerali —. Quello che era noto da sempre ai suoi familiari, ai suoi confratelli, ai suoi compaesani e ai suoi amici è stato offerto a tutti come testimonianza di un uomo di fede, forte e lieto, generoso e libero, missionario del Vangelo e operatore instancabile di prossimità servizievole». Anche nella malattia, prosegue il porporato, padre Bossi «è stato testimone di un cuore grande e di un desiderio di Dio e di preghiera». Un ritratto tracciato anche da padre Giancarlo Politi, che ha tenuto I'omelia. Al termine sono stati letti anche un toccante ricordo della nipote Eleonora e il testo di padre Milani, pubblicato sul blog del Pime Filippine: «La sua voce forte e dal tono basso — ricorda il religioso che è stato fra i primi compagni di Bossi nelle Filippine —, la sua risata disarmante, le sue battute in dialetto milanese e la sua capacità di ascoltare e confortare non scompariranno dalla mia vita». «Grazie per la tua capacità di stupirti delle cose più semplici — è stato il saluto della nipote a padre Bossi —; grazie per la tua capacità di ascoltare; grazie per esserti innamorato della povertà e per essere sempre così innamorato della vita». (M.L.)
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