giovedì, agosto 09, 2012
In Siria, il presidente Assad ha nominato nuovo premier, Wael Nader al-Halqi, ex ministro della Salute

Radio Vaticana - Un incarico che giunge mentre il Paese è soffocato dalla violenza, che vede il suo epicentro ad Aleppo. Qui sarebbero decine i morti e migliaia di persone starebbero fuggendo verso la vicina Turchia. Proprio al confine tra i due Paesi continua a salire la tensione, a causa di una cruenta battaglia che vede da giorni contrapporsi i militari turchi ed i combattenti curdi del Pkk. E’ di oggi la notizia dell’uccisione di un militare turco a Smirne, sul Mar Egeo. Un episodio che fa temere il diffondersi della violenza in tutto il Paese anatolico.

E’ Wael Nader al-Halqi il nuovo premier siriano. La sua nomina, annunciata in grande stile dai media del regime, giunge dopo le dimissioni di tre giorni fa di Riad Hijab. Assad lo ha scelto in un momento particolarmente delicato, in cui si "gioca le ultime carte" tra defezioni di massa e operazioni militari su larga scala. Secondo le ultime notizie avrebbero abbandonato il presidente il suo capo-cerimoniale, 26 alti ufficiali della sicurezza e dell'apparato militare, due membri del governo; altrettanti parlamentari, cinque diplomatici e un numero imprecisato di soldati. Tutti parlano di mattanza nei confronti del popolo siriano. Come quella che sta avvenendo ad Aleppo, seconda città del Paese e cuore economico della Siria moderna. Una battaglia cruenta, quella di Aleppo, con centinaia di morti e decine di migliaia di persone in fuga dalla violenza, dirette verso il confine turco, non distante, ma altrettanto infiammato: proprio qui la tensione resta altissima, a causa della presenza - denunciata dal governo di Ankara - di almeno 4mila miliziani curdi del Pkk, il partito dei lavoratori. Dal 23 luglio sono in corso pesanti operazioni militari in territorio turco, al confine con Iraq e Siria, con almeno 140 morti; una guerra nella guerra, di cui pochi parlano, ma che tira in ballo la questione dell’indipendenza curda. Ad Alberto Rosselli, esperto di questioni curde, abbiamo chiesto se la guerra civile in Siria può, di fatto, scatenare una ''Primavera curda'':

R. - Direi che è probabile, in quanto l’elemento curdo presente in Siria ha a cuore sia la propria autodeterminazione all’interno dello Stato siriano sia quella dei suoi compatrioti in Turchia. Ricordiamo che il problema curdo, è un problema che riguarda non solo un Paese, ma riguarda sia la Siria che la Turchia, l’Iraq e l’Iran dove il popolo turco è praticamente frazionato.

D. - Stando ad alcuni analisti, il Pkk avrebbe stretto una vera e propria alleanza in chiave anti turca con il potere siriano. C’è il rischio concreto che Damasco ed Ankara, proprio sulla questione curda, possano arrivare ad un confronto militare diretto?

R. - Il pericolo c’è. D’altra parte, il Pkk ha varato, a partire dal 1978, una politica molto dura nei confronti del governo turco. Ricordiamo una cosa importante: il Pkk non è il solo partito che rappresenta la “minoranza relativa curda” in Medio Oriente; abbiamo anche il Pdk che è il partito democratico del Kurdistan, e l'Upk che è l’Unione patriottica del Kurdistan. Partiti che non si sono mai trovati d’accordo completamente con quella che è la politica un po’ più aggressiva e rigida del Pkk.

D. - In Iraq, i curdi sono riusciti, in un certo modo, ad essere riconosciuti; tanto è vero che il Nord - ricco di petrolio - è governato dal curdo Barzani. Lo stesso può avvenire anche in Siria, quale che sia l’esito della guerra?

R. - Diciamo che la situazione del Kurdistan iracheno è differente dalla situazione siriana. Diciamo anche che l’Upk, che è stato fondato nel giugno del 1975 da Talabani, mirava più che altro ad una pacificazione - in qualche modo -, ad un riconoscimento dei propri diritti all’interno dello Stato iracheno, contro l’oltranzismo nazionalista baathista. Ora, la situazione politica irachena è differente dalla situazione politica siriana, soprattutto alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi, la destabilizzazione di Assad... Quindi direi che è possibile, però sono due realtà differenti.

D. - Diciamo però che, in questo momento, i siriani stanno "utilizzando" i curdi per andare contro la Turchia, che sta svolgendo un ruolo molto importante in questa crisi ..

R. - Questo sicuramente. I curdi sono "adoperati" un po’ come “la testa di maglio” dai siriani. D’altra parte, ricordiamoci che è una storia vecchia, perché nel contesto della guerra iracheno-iraniana, sia gli iraniani che gli iracheni hanno adoperato le componenti curde dei rispettivi Paesi come armi, contro l’avversario diretto: gli iraniani appoggiavano i curdi iracheni e viceversa. Quindi, non è una novità. Diciamo che è la realtà. I curdi sono stati "adoperati" più di una volta e l’atteggiamento - oserei dire - oltranzista del Pkk, non ha fatto del bene al popolo curdo, ma questa naturalmente è una mia opinione, in quanto ha irrigidito moltissimo i rapporti, mettendo in difficoltà la componente moderata curda, nel dialogo che hanno cercato di instaurare - come si è verificato anche in Siria in quest’ultimo anno - con il governo locale.

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