Un attentato terroristico ha colpito fedeli cristiani innocenti nel quartiere di Jaramana, sobborgo di Damasco
Radio Vaticana - Ieri, alle 2 del pomeriggio, una bomba posta su un’automobile è stata fatta esplodere al passaggio di una folla di fedeli, famiglie, anziani, donne e bambini, che stavano dirigendosi al cimitero per seppellire due giovani. I due erano morti il giorno prima, 27 agosto, anch’essi vittime di un ordigno artigianale. Mentre la folla, celebrati i funerali, stava accompagnando le salme alla sepoltura, un taxi è esploso causando 12 morti (secondo altre fonti 27), fra i quali 5 bambini, e facendo oltre 50 feriti gravi. A Jaramana vivono circa 600mila persone, quasi tutti delle minoranze religiose: vi sono 250mila cristiani (assiri, armeni, caldei, melkiti, ortodossi e di altre confessioni), oltre a drusi e a circa 120mila profughi iracheni, fuggiti in Sira negli anni scorsi. Come riferiscono fonti dell'agenzia Fides a Damasco, i cristiani nei sobborghi di Jaramana (Sudovest di Damasco) e Zamalka (Sudest della città) sono sotto pressione di gruppi armati jiahdisti e sono terrorizzati. Oggi a Zamalka un famiglia di cristiani armeni è stata ritrovata massacrata e tutti i membri della famiglia orribilmente decapitati. L’esecuzione fa pensare all’opera di radicali islamici salafiti. Tali atti, che colpiscono innocenti, hanno generato sdegno e sconcerto nella comunità cristiana. Un leader della comunità cattolica latina di Damasco, che chiede l’anonimato, dichiara a Fides: “Si tratta di un atti terroristici: non sappiamo chi vi sia dietro, certo sono gruppi che vogliono distruggere la Siria. Bande armate di jihadisti hanno iniziato a seminare terrore. Il punto è che anche in Occidente i cristiani vengono spesso dipinti come amici del regime o collaboratori della repressione, ma non è così. I cristiani stanno con la popolazione siriana e vogliono solo la pace. Ma questa propaganda dà ai gruppi terroristi, infiltrati fra i ribelli, un pretesto per attaccarci”.
Radio Vaticana - Ieri, alle 2 del pomeriggio, una bomba posta su un’automobile è stata fatta esplodere al passaggio di una folla di fedeli, famiglie, anziani, donne e bambini, che stavano dirigendosi al cimitero per seppellire due giovani. I due erano morti il giorno prima, 27 agosto, anch’essi vittime di un ordigno artigianale. Mentre la folla, celebrati i funerali, stava accompagnando le salme alla sepoltura, un taxi è esploso causando 12 morti (secondo altre fonti 27), fra i quali 5 bambini, e facendo oltre 50 feriti gravi. A Jaramana vivono circa 600mila persone, quasi tutti delle minoranze religiose: vi sono 250mila cristiani (assiri, armeni, caldei, melkiti, ortodossi e di altre confessioni), oltre a drusi e a circa 120mila profughi iracheni, fuggiti in Sira negli anni scorsi. Come riferiscono fonti dell'agenzia Fides a Damasco, i cristiani nei sobborghi di Jaramana (Sudovest di Damasco) e Zamalka (Sudest della città) sono sotto pressione di gruppi armati jiahdisti e sono terrorizzati. Oggi a Zamalka un famiglia di cristiani armeni è stata ritrovata massacrata e tutti i membri della famiglia orribilmente decapitati. L’esecuzione fa pensare all’opera di radicali islamici salafiti. Tali atti, che colpiscono innocenti, hanno generato sdegno e sconcerto nella comunità cristiana. Un leader della comunità cattolica latina di Damasco, che chiede l’anonimato, dichiara a Fides: “Si tratta di un atti terroristici: non sappiamo chi vi sia dietro, certo sono gruppi che vogliono distruggere la Siria. Bande armate di jihadisti hanno iniziato a seminare terrore. Il punto è che anche in Occidente i cristiani vengono spesso dipinti come amici del regime o collaboratori della repressione, ma non è così. I cristiani stanno con la popolazione siriana e vogliono solo la pace. Ma questa propaganda dà ai gruppi terroristi, infiltrati fra i ribelli, un pretesto per attaccarci”.
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