L'attuale Parlamento sembra rappresentare poco la volontà del Paese. Un cittadino si chiede chi sia legittimato veramente a varare le riforme di cui il Paese ha bisogno.
Città Nuova - Ormai, i commentatori politici sono d’accordo nel dire che, alla fine, se ci sarà una riforma della legge elettorale, questa sarà concordata all’ultimo momento tra i partiti, per andare alle elezioni con un sistema elettorale a loro conveniente. La domanda che mi pongo come cittadino è la seguente: questo Parlamento, la cui maggioranza è costituita da deputati, peraltro nominati dai partiti, è legittimato a fare una riforma elettorale, se tale maggioranza non corrisponde più realmente al sentire e al volere della stragrande maggioranza dei cittadini?
È chiaro, infatti, che intendo parlare di legittimazione democratica reale e non formale. Formalmente l’attuale maggioranza parlamentare è stata eletta dal popolo quattro anni fa, ma gli analisti sono concordi nel dire e nel dimostrare che quel consenso elettorale non esiste più, e che la massima parte dei cittadini chiede e aspetta un radicale cambiamento politico. Da qui, la mia domanda. Né, mi sembra, vale osservare che, comunque, i cittadini sarebbero liberi di votare o non votare o di scegliere questo o quel partito. Alla fine, si sa, prevarrà la logica della competizione politica, artatamente enfatizzata, e della propaganda, per cui verranno elette ancora quelle forze politiche e quegli uomini che i partiti, mediante la riforma da loro approntata, indurranno ad eleggere.
Voglio dire che mi sembra che proprio nell’attuale momento in cui si deve varare un nuovo sistema di voto, sia necessario approntare un sistema che consenta la più genuina espressione della volontà popolare. A me sembra che i cittadini si aspettino un sistema elettorale che consenta loro di scegliere tra alcuni chiari programmi di governo e gli uomini che devono attuarli, e mentre gli attuali partiti della maggioranza stanno studiando la legge più conveniente per permettere la loro rielezione, gli studiosi da tempo stanno indicando nei collegi uninominali il sistema più adatto.
Si può stabilire che il candidato che supera una certa percentuale di voti (il 35 per cento?) è immediatamente eletto e il seggio attribuito, mentre per i restanti collegi della circoscrizione si applica il metodo proporzionale per l’attribuzione dei seggi... Un sistema, questo, che premia il partito e il candidato che raccolgono un consenso significativo, e laddove ciò non si verifichi, si attribuiscono i seggi col metodo proporzionale, rispettando la volontà degli elettori.
di Paolo Tosca
Città Nuova - Ormai, i commentatori politici sono d’accordo nel dire che, alla fine, se ci sarà una riforma della legge elettorale, questa sarà concordata all’ultimo momento tra i partiti, per andare alle elezioni con un sistema elettorale a loro conveniente. La domanda che mi pongo come cittadino è la seguente: questo Parlamento, la cui maggioranza è costituita da deputati, peraltro nominati dai partiti, è legittimato a fare una riforma elettorale, se tale maggioranza non corrisponde più realmente al sentire e al volere della stragrande maggioranza dei cittadini?
È chiaro, infatti, che intendo parlare di legittimazione democratica reale e non formale. Formalmente l’attuale maggioranza parlamentare è stata eletta dal popolo quattro anni fa, ma gli analisti sono concordi nel dire e nel dimostrare che quel consenso elettorale non esiste più, e che la massima parte dei cittadini chiede e aspetta un radicale cambiamento politico. Da qui, la mia domanda. Né, mi sembra, vale osservare che, comunque, i cittadini sarebbero liberi di votare o non votare o di scegliere questo o quel partito. Alla fine, si sa, prevarrà la logica della competizione politica, artatamente enfatizzata, e della propaganda, per cui verranno elette ancora quelle forze politiche e quegli uomini che i partiti, mediante la riforma da loro approntata, indurranno ad eleggere.
Voglio dire che mi sembra che proprio nell’attuale momento in cui si deve varare un nuovo sistema di voto, sia necessario approntare un sistema che consenta la più genuina espressione della volontà popolare. A me sembra che i cittadini si aspettino un sistema elettorale che consenta loro di scegliere tra alcuni chiari programmi di governo e gli uomini che devono attuarli, e mentre gli attuali partiti della maggioranza stanno studiando la legge più conveniente per permettere la loro rielezione, gli studiosi da tempo stanno indicando nei collegi uninominali il sistema più adatto.
Si può stabilire che il candidato che supera una certa percentuale di voti (il 35 per cento?) è immediatamente eletto e il seggio attribuito, mentre per i restanti collegi della circoscrizione si applica il metodo proporzionale per l’attribuzione dei seggi... Un sistema, questo, che premia il partito e il candidato che raccolgono un consenso significativo, e laddove ciò non si verifichi, si attribuiscono i seggi col metodo proporzionale, rispettando la volontà degli elettori.
di Paolo Tosca
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