giovedì, agosto 16, 2012
Dopo la morte c'è la vita eterna. Non è possibile un discorso basato sul nulla perché sarebbe assurdo

di Alberto Giannino

Ieri, festa di Maria, Papa Benedetto XVI si è recato alle 8.00 alla Parrocchia di Castel Gandolfo dove, dinanzi a tremila persone, ha ricordato il dogma di Maria Assunta in cielo. Poi ha fatto un breve intervento in cui ha parlato della morte. E ha detto, fra le altre cose: “Dopo la morte c'è la vita eterna”. La festa dell'Assunzione di Maria ci ricorda che "in Dio c'è spazio per l'uomo, che Dio è la casa per l'uomo. Ma dobbiamo chiederci: nell'uomo c'è spazio per Dio?".

"Apriamoci, facciamo spazio a Dio - ha esortato Papa Ratzinger - Aprendoci non perdiamo niente, al contrario Dio può essere la nostra forza, per illuminare il mondo con la sua presenza". Per Benedetto XVI "sicuro è che solo la presenza di Dio ci dà speranza. Dio ci aspetta, non andiamo nel vuoto, non finiamo nel nulla". "Andando all'altro mondo - ha assicurato - troviamo la bontà della Madre, troviamo i nostri, troviamo l'Amore eterno. Dio ci aspetta: questa è la nostra grande gioia e la grande speranza che nasce proprio da questa festa: Maria non è andata su una galassia sconosciuta, partecipa della presenza di Dio, è vicinissima a noi, ha un cuore così grande, è vicina a tutti noi". "Dio - ha poi ripetuto papa Benedetto XVI parlando a braccio - è vicino, Maria è vicinissima, ha un cuore largo. Maria è la gioia della nostra vita, la consolazione e la speranza per il nostro pellegrinaggio terreno". Per questo l'Assunzione, ha aggiunto nel successivo discorso all'Angelus, "è una realtà che tocca anche noi, perché ci indica in modo luminoso il nostro destino, quello dell'umanità e della storia. In Maria, infatti contempliamo quella realtà di gloria a cui è chiamato ciascuno di noi e tutta la Chiesa".

Commentando le letture, ieri il Papa ha ricordato in particolare le parole di San Paolo "l'ultimo nemico ad essere sconfitto sarà la morte", per spiegare che il dogma proclamato da Pio XII nel 1950 riguardo a Maria assunta in Cielo con il corpo e' la prima attuazione di tale promessa. "Un atto - ha scandito - di lode e di esaltazione della Vergine Santa. A gloria del Figlio, la glorificazione della Madre". "Il Vangelo - ha osservato ancora il Papa teologo - ci dice che la glorificazione di Maria era già presente al tempo di San Luca, dunque nelle comunità cristiane di tutte le generazione. E il Magnificat è l'inno di fede e di amore che sgorga dal cuore della Vergine. Richiama questa presenza di Dio nella storia: Maria è l'arca santa che porta in sé la salvezza". "Ella - ha poi rilevato nel breve discorso prima dell'Angelus - si colloca tra i poveri e gli umili, che non fanno affidamento sulle proprie forze, ma che si fidano di Dio, che fanno spazio alla sua azione capace di operare cose grandi proprio nella debolezza. Se l'Assunzione ci apre al futuro luminoso che ci aspetta, ci invita anche con forza ad affidarci di più a Dio, a seguire la sua Parola, a ricercare e compiere la sua volontà ogni giorno: è questa la via che ci rende beati nel nostro pellegrinaggio terreno e ci apre le porte del Cielo". "Chiediamo a Maria - ha quindi concluso il Papa - di rafforzare la nostra fede: ci aiuti a vivere bene il tempo della speranza cristiana, ad avere il coraggio e la forza della fede e dell'amore".

Il mio vecchio parroco di Sant'Andrea apostolo in Milano, l'attuale cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna, ha scritto diversi libri di teologia in cui ha affrontato la questione escatologica. E cercheremo di illustrarla brevemente. Dice Biffi: “L'uomo è su questa terra per un progetto divino o per un puro caso. Nella prima ipotesi Dio ha voluto che nascesse, studiasse, lavorasse, si sposasse, si dedicasse agli altri e alla fine della sua vita andasse incontro a Dio oppure scegliesse il nulla. La seconda ipotesi è quella del caso: alle spalle dell'uomo non ci sarebbe alcun progetto divino ma solo una casualità”. Naturalmente Biffi opta per la prima ipotesi e quindi dice che noi siamo destinati verso il nulla o verso la visione beatifica di Dio. E precisa: “Se uno è convinto di andare verso il nulla, significa che fin da ora la sua vita è intessuta del nulla. Cioè se l'approdo dell'esistenza è il nulla, anche la sostanza dell'esistenza è il nulla, e questa è un'assurdità. Che qualcosa – conclude il card. Biffi - debba venire dal nulla solo per tornare nel nulla è una contraddizione”. Biffi ha sempre detto che “l'alternativa a queste cose è l'assurdo. E poiché ho studiato la geometria euclidea, le dimostrazioni per assurdo vogliono dire che è vero il contrario. Allora non può essere che l'uomo sia solo un cumulo di sofferenze, gioie, affanni, impegni per poi essere vanificato nel nulla. Questo non può essere.” (Linee di escatologia cristiana)

Nessuno è mai venuto indietro dopo la sua morte. Solo Gesù lo ha fatto, gli altri parlano a titolo personale o a vanvera. Se solo Gesù è ritornato dall'aldilà noi dobbiamo stare alle sue parole. Dopo la nostra morte c'è Cristo, quando riapriamo gli occhi c'è Lui. Cristo è l'archetipo e il modello dato all'umanità, e, a seconda dalla vicinanza o lontananza a Cristo, l'uomo partecipa alla vita eterna. Perché Lui – conclude Biffi- è la misura di tutto.

Concludiamo citando il carmelitano scalzo San Giovanni della Croce, che parlando della “notte oscura” afferma: “Noi saremo giudicati su due cose: l'amore verso Dio e l'amore verso gli uomini”.

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