L’Unione europea ha deciso di sospendere la maggior parte delle sanzioni contro lo Zimbabwe, ma solo che nel Paese si sarà tenuto un referendum costituzionale credibile per preparare alle elezioni democratiche del prossimo anno. Referendum che è stata definito dai ministri degli Esteri dell’Ue come un”importante pietra miliare” verso la democrazia.
E-il mensile - Più di cento sono i personaggi che trarrebbero beneficio dall’eliminazione delle sanzioni imposte nel 2002. Queste rimarrebbero, però, per il presidente Robert Mugabe, ha riferito il ministro degli Esteri britannico, William Hague. Le misure restrittive contro lo Zimbabwe sono state istituite per rispondere alle continue violazioni dei diritti umani e alla violenza politica che si manifesta soprattutto nel periodo delle elezioni (quanto è accaduto nel 2008, durante lo scontro tra Mugabe e il suo rivale, Morgan Tsvangirai, è un forte esempio delle violenze che si perpetrano nel Paese nei periodi elettorali). Gli alleati di Mugabe tornano a ribadire, intanto, che sanzioni imposte dall’Unione Europea devono essere rimosse immediatamente e in maniera incondizionata perché hanno un impatto negativo sull’economia dello Zimbabwe. Zanu-PF, il partito di Robert Mugabe, ha bollato infatti come una “sciocchezza” la proposta dell’Unione europea di sospendere una parte delle sanzioni solo se il Paese organizzerà il referendum. ”E’ una sciocchezza! Perché parlano di una revoca delle sanzioni legata allo svolgimento e al risultato di un referendum? Non crediamo che questo sia il modo giusto di procedere. Noi affermiamo che tutte le sanzioni devono essere eliminate”, ha dichiarato Rugare Gumbo, portavoce del partito.
Per la verità, già nello scorso febbraio, l’Ue aveva revocato una parte delle sanzioni contro alcuni alti funzionari dello Zimbabwe. Un modo, quello, di apprezzare i “significativi progressi” che stava facendo il Paese nella lotta contro la crisi economica.
Secondo Andrew Harding, corrispondente della Bbc per l’Africa, la nuova Costituzione dovrebbe rendere molto più difficile per i sostenitori del Presidente Mugabe riuscire ad arrivare alle prossime elezioni. Questa, almeno, è la speranza. La preoccupazione che gli alleati di Mugabe possano riuscire comunque a deragliare il processo democratico che a fatica si sta insinuando nel Paese, però, è ancora forte.
E-il mensile - Più di cento sono i personaggi che trarrebbero beneficio dall’eliminazione delle sanzioni imposte nel 2002. Queste rimarrebbero, però, per il presidente Robert Mugabe, ha riferito il ministro degli Esteri britannico, William Hague. Le misure restrittive contro lo Zimbabwe sono state istituite per rispondere alle continue violazioni dei diritti umani e alla violenza politica che si manifesta soprattutto nel periodo delle elezioni (quanto è accaduto nel 2008, durante lo scontro tra Mugabe e il suo rivale, Morgan Tsvangirai, è un forte esempio delle violenze che si perpetrano nel Paese nei periodi elettorali). Gli alleati di Mugabe tornano a ribadire, intanto, che sanzioni imposte dall’Unione Europea devono essere rimosse immediatamente e in maniera incondizionata perché hanno un impatto negativo sull’economia dello Zimbabwe. Zanu-PF, il partito di Robert Mugabe, ha bollato infatti come una “sciocchezza” la proposta dell’Unione europea di sospendere una parte delle sanzioni solo se il Paese organizzerà il referendum. ”E’ una sciocchezza! Perché parlano di una revoca delle sanzioni legata allo svolgimento e al risultato di un referendum? Non crediamo che questo sia il modo giusto di procedere. Noi affermiamo che tutte le sanzioni devono essere eliminate”, ha dichiarato Rugare Gumbo, portavoce del partito.
Per la verità, già nello scorso febbraio, l’Ue aveva revocato una parte delle sanzioni contro alcuni alti funzionari dello Zimbabwe. Un modo, quello, di apprezzare i “significativi progressi” che stava facendo il Paese nella lotta contro la crisi economica.
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