Una breve sessione del parlamento si è tenuta oggi al Cairo sotto la presidenza di Saad El Katatni.
Misna - Nonostante una sentenza della Corte Costituzionale a giugno abbia dichiarato illegittima l’attuale Assemblea, Katatni ha sostenuto che il decreto del presidente Mohammed Morsy – che domenica scorsa ha reinsediato i deputati – è a tutti gli effetti valido. Nella sessione di oggi, comunque, è stato stabilito di presentare il caso alla Corte d’appello e di aspettare il verdetto di quest’ultima prima di ulteriori iniziative e convocazioni. I lavori di oggi sono stati boicottati dai rappresentanti del Partito socialdemocratico, del Tagammu, del Wafd e dei Liberi Egiziani.
Katatny ha inoltre sostenuto che ai sensi dell’articolo 40 della Dichiarazione costituzionale, in vigore nel paese dal marzo 2011, è la Corte di Cassazione che dovrebbe avere giurisdizione sulla validità o meno del mandato dei singoli parlamentari.
Al di là delle ultime vicende, quanto sta avvenendo in Egitto, secondo osservatori locali sentiti dalla MISNA che preferiscono mantenere l’anonimato, è la prima fase di scontro tra l’esercito e il vecchio potere da una parte, e i Fratelli musulmani dall’altra. “La Fratellanza ha conquistato la maggioranza in parlamento e la presidenza – dicono le fonti della MISNA – ma i generali stanno cercando di mettere all’angolo Morsy, privandolo di effettivi poteri e giocando sul fattore tempo. In Egitto ci sono aspettative messianiche, la popolazione si aspetta risultati entro tre mesi soprattutto in campo economico e Morsy lo sa bene. Per questo motivo sta cercando di tirarsi fuori dall’angolo e l’unico modo è arrivare allo scontro con i militari”.
Uno scontro non necessariamente violento, continuano le fonti, in cui la speranza di Morsy è che l’esercito commetta un errore così da mettersi fuori gioco: “Per riuscirci la Fratellanza sta giocando la carta del populismo, sta seguendo le vie della giustizia e varando alcune iniziative ad effetto come il controllo dei biglietti della metropolitana al Cairo voluto per far vedere di essere in grado di garantire sicurezza e giustizia”.
Intanto, lontano da questo scontro sta cercando di crescere e trarre forza un’alternativa politica: “Sono coloro che la rivoluzione a Tahrir l’hanno fatta per primi – dicono le fonti della MISNA – ancor prima che i Fratelli musulmani la cavalcassero. Forze progressiste, giovani delusi, cristiani e musulmani: ma è tutto ancora in embrione e molto dipenderà da cosa accadrà in questi mesi”.
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