Si riuniranno oggi in Lussemburgo i ministri degli Esteri dell’Unione Europea convocati per discutere degli ultimi sviluppi nel conflitto siriano che nel fine settimana, con l’abbattimento di un caccia turco, sembra aver segnato un ulteriore passo avanti verso il baratro.
Misna - Domani, martedì, anche i responsabili Nato si riuniranno per analizzare le circostanze relative all’abbattimento venerdì sera del Phantom F-4 dell’aviazione turca da parte della contraerea siriana. Secondo la Turchia il velivolo era in missione di ricognizione e inoffensivo e ha violato i cieli siriani solo per un tempo limitato. I piloti non avrebbero ricevuto alcun avvertimento dalle forze siriane prima che venisse aperto il fuoco. Una versione che contrasta con quella resa nota da Damasco, secondo cui l’aereo stava volando basso e a velocità sostenuta quando è entrato nei cieli siriani: i responsabili si sarebbero accorti che si trattava di un caccia turco solo dopo averlo abbattuto. Squadre dei due paesi sono al lavoro, dopo aver tratto in salvo i piloti, per recuperare quel che resta del velivolo, che sarebbe a una profondità di 1300 metri in fondo al mare, ma che non è ancora stato ritrovato.
All’incidente, che già da solo rischia di allontanare ogni ipotesi di soluzione pacifica del conflitto, si aggiungono le accuse di Damasco secondo cui nei giorni scorsi attraverso il confine con l’ex alleato divenuto il più ostile tra gli oppositori del regime di Bashar al Assad, si sarebbero infiltrate “centinaia di terroristi armati”.
È in questo clima di crescente tensione, che il presidente siriano ha annunciato, sabato, un rimpasto di governo che introduce 20 nuovi ministri nell’esecutivo, tra cui alcuni esponenti dell’opposizione moderata, mantenendo saldi al loro posto i dicasteri chiave di Difesa (Dawood Rajaha), Interni (Mohammed Ibrahim al-Shaar) e Affari Esteri (Walid al-Moallem). Un ennesimo tentativo – secondo gli osservatori – per cercare di rabbonire la comunità internazionale e l’opposizione interna, che chiede a gran voce l’uscita di scena del presidente.
Gli sviluppi del fine settimana giungono dopo che il mediatore Onu Kofi Annan aveva auspicato il coinvolgimento dell’Iran nella prossima riunione in programma a Ginevra e invitato la comunità internazionale ad aumentare le pressioni su entrambe le parti in conflitto. Nel corso di una conferenza stampa nella città svizzera, Annan aveva detto che lo scopo della riunione – che potrebbe tenersi il 30 giugno – è quello di discutere di eventuali misure per concretizzare le proposte fatte e nominalmente accettate dalle parti e arrivare così a una soluzione che consenta alla Siria di fermarsi sull’orlo del baratro.
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All’incidente, che già da solo rischia di allontanare ogni ipotesi di soluzione pacifica del conflitto, si aggiungono le accuse di Damasco secondo cui nei giorni scorsi attraverso il confine con l’ex alleato divenuto il più ostile tra gli oppositori del regime di Bashar al Assad, si sarebbero infiltrate “centinaia di terroristi armati”.
È in questo clima di crescente tensione, che il presidente siriano ha annunciato, sabato, un rimpasto di governo che introduce 20 nuovi ministri nell’esecutivo, tra cui alcuni esponenti dell’opposizione moderata, mantenendo saldi al loro posto i dicasteri chiave di Difesa (Dawood Rajaha), Interni (Mohammed Ibrahim al-Shaar) e Affari Esteri (Walid al-Moallem). Un ennesimo tentativo – secondo gli osservatori – per cercare di rabbonire la comunità internazionale e l’opposizione interna, che chiede a gran voce l’uscita di scena del presidente.
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