lunedì, giugno 11, 2012
La Commissione elettorale libica, dopo rinvii e ripensamenti, ha fissato finalmente la data per le elezioni dell’Assemblea Costituente, previste in un primo momento per il 19 giugno

di Mariangela Laviano

Le elezioni in Libia si terranno il prossimo 7 luglio o comunque prima del 21 dello stesso mese, data in cui avrà inizio il mese di Ramadan: è questa la decisione della Commissione elettorale libica in merito al voto “libero” dopo 40 anni di dispotismo e repressione che hanno caratterizzato il regime di Muammar Gheddafi. Secondo il presidente della Commissione elettorale, Nouri al-Abbar, il rinvio delle elezioni programmate dal Consiglio Nazionale di Transizione per il 19 giugno scaturisce da motivi di natura tecnica: i numerosi appelli di chi non ha presentato la propria candidatura nei tempi stabiliti, il ricorso di chi è stato scartato perché ritenuto non idoneo dalla stessa Commissione e un maggiore allungamento del periodo di registrazione degli elettori nelle liste elettorali.

Finora il numero di votanti registrati per esprimere la propria preferenza è di circa 2,7 milioni, cioè quasi l’80% degli aventi diritto (che sono circa 3,4 milioni) su un totale di 6 milioni di abitanti. La possibilità di voto, invece, per i libici all’estero è molto scarsa: secondo il presidente della Commissione, i libici all’estero non sono mai stati registrati nelle ambasciate e, in molti casi, i loro figli non hanno mai avuto documenti libici poiché ritenuti oppositori di Gheddafi.

Il popolo libico sarà chiamato a scegliere 200 deputati i quali, a loro volta, nomineranno un comitato che redigerà la Costituzione. In totale, i canditati che aspirano ad uno dei 200 seggi per l’Assemblea Costituente sono 4000, tra indipendenti e iscritti nelle liste dei partiti. C’è chi prevede già di un buon risultato dei partiti islamici e in particolare dei Fratelli musulmani. Di sicuro però sarà difficile andare a votare con un clima così difficile in una Libia tutt’altro che pacifica, in cui purtroppo si respira ancora un clima di scontri tribali e sussulti separatisti.

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