lunedì, maggio 07, 2012
La violenza torna a sconvolgere l’Egitto prima dell’inizio delle elezioni presidenziali

di Mariangela Laviano

E’ da quattro giorni che il Cairo è testimone, per l’ennesima volta, delle scene di violenza che avevano già caratterizzato le giornate di manifestazione dell’anno scorso. La novità, rispetto all’anno precedente, è il luogo: non più piazza Tahrir e le arterie stradali che a essa conducono ma piazza Abbasiya, nei pressi del ministero della Difesa. Ad essere vittime della violenza sono stati una trentina di sostenitori dell’ex candidato salafita Hazem Abu Ismail, escluso dalla corsa presidenziale perché sua madre aveva doppia cittadinanza, egiziana e statunitense. La legge egiziana consente infatti soltanto a coloro che hanno entrambi i genitori egiziani di diventare presidente. Insieme a questi manifestanti vi erano anche tanti attivisti che erano scesi in strada per chiedere ai militari, ancora una volta, di uscire di scena e per invocare libere elezioni presidenziali.

La violenza era già scoppiata il fine settimana scorso, quando almeno quattro persone avevano perso la vita. I media egiziani parlano di scontri tra opposte fazioni, ma testimoni oculari sostengono che protagonisti delle violenze più efferate siano i soliti baltaghia. Baltaghia è il nome dato dalla popolazione all'esercito nascosto del regime: si tratta di un vero e proprio gruppo di criminali, teppisti dei quartieri poveri, piccoli rivenditori di droga ma anche malviventi, capi banda, trafficanti internazionali, il cui compito è quello di tenere la società sotto la morsa della paura. Sono loro che informano la polizia politica di ogni movimento sospetto e che certamente, senza pensarci, hanno sparato contro i manifestanti accampati davanti al ministero della Difesa.

La tensione torna alta, proprio in vista delle elezioni che si svolgeranno il prossimo 23 maggio, e la campagna elettorale entra nel vivo. I salafiti, orfani del loro candidato, sosterranno Abdul Fotouh. I sufi, i mistici dell’Islam, sono indecisi tra il sostenere il popolarissimo Amr Moussa oppure Ahmed Shafiq, ultimo premier del regime di Mubarak. Il già citato Abdul Fotouh e Mohammed Mursi, l’uomo della Fratellanza Musulmana, hanno invece deciso di interrompere la campagna elettorale come segno di solidarietà per le vittime della violenza di questi giorni.

Al di là degli opposti schieramenti sembra comune un convincimento per cui gli scontri di questi giorni rappresentino un chiaro tentativo di ostacolare il passaggio di poteri dalla giunta militare al governo politico previsto dopo le elezioni. Non ci resta che attendere e sperare che le prossime elezioni siano un segno tangibile di un nuovo Egitto, in sha’a Allah!

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa