La nave "East castle" (nella foto), un mercantile da 8.000 tonnellate, lungo 133 metri e battente bandiera panamense, ha sversato da una falla apertasi nel suo scafo 10 - 15 tonnellate di carburante nel mar Grande di Taranto, 8 della quali sarebbero state recuperate. Secondo l' l'Agenzia regionale per l'ambiente della Puglia (Arpa) la chiazza di idrocarburi si estende su 800 m2.
GreenReport - Il responsabile nazionale mare di Legambiente, Sebastiano Venneri, commenta così il nuovo incidente nei mari italiani: «Lo sversamento di carburante in mare è uno dei principali problemi ambientali dei nostri mari e l'incidente di oggi a Taranto non è che l'ennesima conferma che sul trasporto marittimo sia di merci che di persone è necessario un controllo constante e puntuale. Solo un'attenta operazione di presidio del territorio mare e di attento controllo e monitoraggio dello stato di salute delle acque può garantire la sicurezza e consentire un intervento tempestivo in caso di sversamento. In questo senso l'Italia rischia molto perché è uno dei paesi del Mediterraneo più esposti a questo pericolo e il servizio di prevenzione e pronto intervento in caso di sversamento garantito dal Ministero dell'Ambiente già per il prossimo anno non ha la copertura sufficiente al proseguimento della sua attività».
Secondo quanto ha detto Giorgio Assennato, direttore dell'Arpa, per completare le operazioni di bonifica ci vorranno alcuni giorni: «Tutte le procedure di contenimento sono state attivate. La situazione è tenuta sotto osservazione dai tecnici dell'Arpa».
Il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che è stato candidato a sindaco di Taranto da un cartello di associazioni ambientaliste, ha detto che si tratta di «Un incidente gravissimo che pone con urgenza la necessità di liberare il Golfo dal petrolio e finanziare un piano straordinario per la riconversione della città che, ormai, è un'emergenza nazionale. Questo non è il primo sversamento di idrocarburi in mare. Lo scorso 19 gennaio una chiazza di idrocarburi molto estesa è stata trovata sempre nel Mar Grande nei pressi di Punta Rondinella. Tra l'altro, questi ripetuti incidenti evidenziano un allarme sicurezza enorme visto che, con l'ampliamento già approvato del Progetto "Tempa Rossa" dell'Eni, si avrà un raddoppio del traffico delle petroliere che passeranno dalle attuali 30 a 140.
Quella che sta avvenendo a Taranto è una continua aggressione all'economia locale, già fortissimamente danneggiata dalla diossina e dall'inquinamento del Polo siderurgico e della raffineria, e in particolare alla mitilicoltura. E' francamente inaccettabile che anche il governo Monti dopo quello Berlusconi, nel decreto Semplificazioni, abbia commesso un'ulteriore ingiustizia consentendo alle compagnie petrolifere di trivellare non a 12 miglia dalla costa come avviene in tutta Italia ma a 5 miglia dalla costa».
GreenReport - Il responsabile nazionale mare di Legambiente, Sebastiano Venneri, commenta così il nuovo incidente nei mari italiani: «Lo sversamento di carburante in mare è uno dei principali problemi ambientali dei nostri mari e l'incidente di oggi a Taranto non è che l'ennesima conferma che sul trasporto marittimo sia di merci che di persone è necessario un controllo constante e puntuale. Solo un'attenta operazione di presidio del territorio mare e di attento controllo e monitoraggio dello stato di salute delle acque può garantire la sicurezza e consentire un intervento tempestivo in caso di sversamento. In questo senso l'Italia rischia molto perché è uno dei paesi del Mediterraneo più esposti a questo pericolo e il servizio di prevenzione e pronto intervento in caso di sversamento garantito dal Ministero dell'Ambiente già per il prossimo anno non ha la copertura sufficiente al proseguimento della sua attività».Secondo quanto ha detto Giorgio Assennato, direttore dell'Arpa, per completare le operazioni di bonifica ci vorranno alcuni giorni: «Tutte le procedure di contenimento sono state attivate. La situazione è tenuta sotto osservazione dai tecnici dell'Arpa».
Il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che è stato candidato a sindaco di Taranto da un cartello di associazioni ambientaliste, ha detto che si tratta di «Un incidente gravissimo che pone con urgenza la necessità di liberare il Golfo dal petrolio e finanziare un piano straordinario per la riconversione della città che, ormai, è un'emergenza nazionale. Questo non è il primo sversamento di idrocarburi in mare. Lo scorso 19 gennaio una chiazza di idrocarburi molto estesa è stata trovata sempre nel Mar Grande nei pressi di Punta Rondinella. Tra l'altro, questi ripetuti incidenti evidenziano un allarme sicurezza enorme visto che, con l'ampliamento già approvato del Progetto "Tempa Rossa" dell'Eni, si avrà un raddoppio del traffico delle petroliere che passeranno dalle attuali 30 a 140.
Quella che sta avvenendo a Taranto è una continua aggressione all'economia locale, già fortissimamente danneggiata dalla diossina e dall'inquinamento del Polo siderurgico e della raffineria, e in particolare alla mitilicoltura. E' francamente inaccettabile che anche il governo Monti dopo quello Berlusconi, nel decreto Semplificazioni, abbia commesso un'ulteriore ingiustizia consentendo alle compagnie petrolifere di trivellare non a 12 miglia dalla costa come avviene in tutta Italia ma a 5 miglia dalla costa».
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