«Parità di diritti a tutti i cittadini, di qualunque credo religioso. Garanzia della libertà religiosa. Aiuti economici alle Ong e non ai governi, troppo spesso corrotti». Sono le tre urgenze del Medio Oriente presentate da padre Samir Khalil Samir, gesuita esperto di Islam, al presidente del Consiglio europeo ed allo staff del presidente della Commissione europea.
ACS - Al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre da Beirut, dove insegna presso la Facoltà di Teologia dell'Università Saint Joseph, il religioso egiziano riferisce dei recenti colloqui con Hermann van Rompuy e con i collaboratori di José Barroso, sui necessari interventi dell’Ue in Medio Oriente. «L’Europa – ha detto - deve avere il coraggio di boicottare gli Stati che violano i diritti umani, primo fra tutti l’Arabia Saudita». Il 30 marzo padre Samir ha preso parte al seminario «Libertà religiosa: diritto fondamentale in un mondo che cambia velocemente», promosso a Bruxelles dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e dalla Conferenza delle Chiese europee (Kek). Al termine della mattinata di lavori il gesuita è stato convocato da Van Rompuy assieme al vescovo di Karachi, monsignor Joseph Coutts, e a Paul Bhatti, Consigliere speciale del Primo Ministro pachistano per l’Armonia e le minoranze religiose.
ACS - Al telefono con Aiuto alla Chiesa che Soffre da Beirut, dove insegna presso la Facoltà di Teologia dell'Università Saint Joseph, il religioso egiziano riferisce dei recenti colloqui con Hermann van Rompuy e con i collaboratori di José Barroso, sui necessari interventi dell’Ue in Medio Oriente. «L’Europa – ha detto - deve avere il coraggio di boicottare gli Stati che violano i diritti umani, primo fra tutti l’Arabia Saudita». Il 30 marzo padre Samir ha preso parte al seminario «Libertà religiosa: diritto fondamentale in un mondo che cambia velocemente», promosso a Bruxelles dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e dalla Conferenza delle Chiese europee (Kek). Al termine della mattinata di lavori il gesuita è stato convocato da Van Rompuy assieme al vescovo di Karachi, monsignor Joseph Coutts, e a Paul Bhatti, Consigliere speciale del Primo Ministro pachistano per l’Armonia e le minoranze religiose.«Il presidente si è mostrato molto disponibile ed interessato – riferisce ad ACS-Italia – e si è intrattenuto un’ora invece dei 30 minuti previsti». Monsignor Coutts e Paul Bhatti hanno descritto al presidente la difficile condizione dei cristiani in Pakistan invocando la protezione della comunità internazionale e ponendo l’accento sulla legge anti-blasfemia, l’analfabetismo e la povertà. Padre Samir ha invece presentato la situazione mediorientale - in particolare quella egiziana – chiedendo prima al Consiglio e poi alla Commissione europea una maggiore tutela dei diritti umani e uguaglianza giuridica per i fedeli di tutte le religioni.
Per preservare la presenza cristiana in Medio Oriente è necessario innanzitutto rafforzare il concetto – «ovvio in Europa ma non nel mondo islamico» - di cittadinanza. «Aiutateci – ha detto padre Samir allo statista belga - a rimanere in una società liberale aperta a tutti i cittadini, senza distinzioni tra musulmani e non musulmani». Il cristianesimo è elemento di dinamismo ed ha introdotto la modernità nel mondo arabo. L’esodo dei cristiani rappresenta una grave perdita perfino per i Paesi occidentali: «Difendere la nostra comunità significa difendere una società più aperta, anche all’Europa e a tutto l’Occidente».
L’Ue dovrebbe mobilitarsi anche per garantire il rispetto della libertà religiosa che è «il fondamento di ogni libertà». Padre Samir ha insistito sulla pericolosità della legge coranica, che non distingue tra regole morali e codice penale. In Egitto ad esempio è previsto il carcere per gli omosessuali. «Alcuni comportamenti possono essere considerati moralmente deprecabili – spiega – ma non dovrebbero comportare sanzioni penali».
Infine il religioso ha invitato i vertici europei ad affidare gli aiuti economici alle associazioni e alle Ong. «In Paesi come Tunisia, Siria, Egitto, Libia, la corruzione è molto diffusa all’interno dei governi». Da privilegiare sono gli organismi che difendono i diritti umani, che operano nel campo dell’istruzione - «l’Islamismo cresce lì dove c’è meno istruzione» - e che mirano ad un maggiore ruolo della donna nella società, «perché ciò significa dare spazio ad un approccio più umano e pacifico».
Ma più di tutto l’Europa deve avere il coraggio di boicottare gli Stati che violano i diritti umani, come l’Arabia Saudita. «L’Europa è troppo codarda e ai nostri occhi l’Occidente non ha più credibilità. Un Paese che si preoccupa di rafforzare il benessere delle classi abbienti senza intervenire per risollevare le condizioni economiche dei poveri non deve essere aiutato».
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