Fabio Tognetti, Centro nazionale per le energie rinnovabili di Legambiente
. Giulio Meneghello, su Qualenergia, ha ipotizzato che, dietro al mesto fallimento della bioraria, ci sia in realtà lo scontro tra i produttori di energia da fonte fossile e il crescente peso che il fotovoltaico ha sul mix energetico nazionale. Infatti, il forte sviluppo del fotovoltaico, che oggi supera abbondantemente i 13 GW complessivi, grazie agli oltre 400.000 impianti installati, ha fatto sì che nelle ore di massima insolazione venga riversata nella rete elettrica nazionale una grande quantità di energia elettrica prodotta a "basso costo" (il fotovoltaico, per funzionare, non ha bisogno di alcun combustibile e ha costi di manutenzione esigui). L'effetto di questa produzione è che il costo dell'energia elettrica nelle ore del mattino e del primo pomeriggio sia stato calmierato dalla produzione fotovoltaica, che in quelle ore, appunto, è massima (traducendosi, tra l'altro, in una riduzione delle bollette che Irex ha stimato pari a 400 milioni di euro). Di contro, il costo dell'energia all'ingrosso nelle ore serali è stranamente aumentato in modo considerevole, passando dai circa 80 €/MWh del 1° trimestre 2011, ai circa 120 €/MWh del 1° trimestre 2012 (dati AEEG). Quindi un aumento del 50%, che ha fatto nascere il sospetto che i produttori di energia da fonte fossile, per far fronte ai mancati guadagni durante le ore diurne, abbiano appositamente "gonfiato" i prezzi serali. Lo strano andamento dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica ha indotto l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ad annunciare, nel corso di un'audizione presso la 10^ Commissione industria, commercio, turismo del Senato della Repubblica, che svilupperà opportune analisi finalizzate a valutarne l'evoluzione. Vedremo se alla base di queste strane variazioni ci siano problemi tecnici legati all'armonizzazione della produzione elettrica da fonti rinnovabili nel mix energetico nazionale oppure ci sia un cartello di produttori da fonti tradizionali intenzionati a non vedersi erodere quote significative di mercato e di profitti. Nel frattempo il settimanale Il Salvagente ha stimato che le tariffe monorarie in regime di libero mercato sono ormai decisamente più convenienti di quelle biorarie in Servizio di maggior tutela (facendo risparmiare ad una famiglia che consuma 3.500 kWh annuali, fino a 100 € all'anno). Sembra proprio che la tariffa bioraria abbia fallito nel suo obiettivo.
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