“Pieno sostegno” alla missione di mediazione dell’inviato Onu e della Lega Araba Kofi Annan, finalizzata a porre fine a un anno di violenze in Siria: è il fulcro attorno al quale ruota la dichiarazione approvata oggi in sede di Consiglio di Sicurezza dell’Onu in cui si intima al governo di Damasco e all’opposizione di collaborare “in buona fede” per promuovere una reale transizione democratica.
Misna - La risoluzione, non vincolante, chiede alle due parti di applicare “totalmente e immediatamente” il piano in sei punti stilato da Annan, che prevede la sospensione di ogni forma di violenza armata, un ritiro delle forze armate dai centri abitati, garanzie per la distribuzione di aiuti umanitari e la scarcerazione di persone detenute in maniera “arbitraria”. Il testo formulato dall’ex Segretario generale dell’Onu chiede inoltre la libertà di associazione e di manifestazione pacifica per i cittadini siriani, la libertà di movimento per i giornalisti e l’avvio di un processo politico che aspiri a realizzare le aspirazioni legittime della popolazione. La dichiarazione, approvata per consenso dai 15 membri dell’organismo, è il risultato di un fitto e ostinato negoziato che ha avuto per protagonisti paesi occidentali da un lato, Russia e Cina dall’altro. Questi ultimi due, in particolare, avevano opposto il veto a due bozze di risoluzione, nell’ottobre e febbraio scorsi, contenenti formale condanna al regime di Damasco per la repressione messa in atto nel paese.
Intanto, dalla Siria giungono notizie non confermate di nuovi scontri nei sobborghi di Homs e Hamache che avrebbero provocato danni alla cittadella medievale di Qalaat al Madiq, risalente al XIII secolo. Fonti dell’opposizione riferiscono inoltre di bombardamenti ad Harasta e Irbin, alla periferia di Damasco.
Misna - La risoluzione, non vincolante, chiede alle due parti di applicare “totalmente e immediatamente” il piano in sei punti stilato da Annan, che prevede la sospensione di ogni forma di violenza armata, un ritiro delle forze armate dai centri abitati, garanzie per la distribuzione di aiuti umanitari e la scarcerazione di persone detenute in maniera “arbitraria”. Il testo formulato dall’ex Segretario generale dell’Onu chiede inoltre la libertà di associazione e di manifestazione pacifica per i cittadini siriani, la libertà di movimento per i giornalisti e l’avvio di un processo politico che aspiri a realizzare le aspirazioni legittime della popolazione. La dichiarazione, approvata per consenso dai 15 membri dell’organismo, è il risultato di un fitto e ostinato negoziato che ha avuto per protagonisti paesi occidentali da un lato, Russia e Cina dall’altro. Questi ultimi due, in particolare, avevano opposto il veto a due bozze di risoluzione, nell’ottobre e febbraio scorsi, contenenti formale condanna al regime di Damasco per la repressione messa in atto nel paese.Intanto, dalla Siria giungono notizie non confermate di nuovi scontri nei sobborghi di Homs e Hamache che avrebbero provocato danni alla cittadella medievale di Qalaat al Madiq, risalente al XIII secolo. Fonti dell’opposizione riferiscono inoltre di bombardamenti ad Harasta e Irbin, alla periferia di Damasco.
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