Dal 20 marzo cambiano le regole sulle liti condominiali:
i consigli del Centro studi nazionale di diritto condominiale e immobiliare
i consigli del Centro studi nazionale di diritto condominiale e immobiliare
Il presidente di Cescond Guerriero: «Favorevoli alla mediazione, ma non dimentichiamo l’arbitrato che è l’alternativa più economica e veloce per far pace tra vicini»
di Silvio Fo
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Rumori, odori molesti, uso degli spazi comuni: tra vicini i pretesti per litigare non mancano di certo, tanto che, secondo i dati 2011 di Cescond, oltre un quinto delle cause civili pendenti in Italia riguardano il condominio. Dal 20 marzo questo scenario dovrebbe cambiare. Entra infatti in vigore il decreto Milleproroghe che prevede la mediazione anche per le liti condominiali: prima di andare in Tribunale, sarà quindi obbligatorio effettuare un tentativo di conciliazione davanti a un esperto abilitato.
«Le vie legali non sempre risolvono i problemi, anzi: se la gente valutasse bene tempi, costi e possibilità di successo, difficilmente deciderebbe di imbarcarsi in un procedimento giudiziale - afferma Rocco Guerriero, presidente del Centro Studi Nazionale di diritto condominiale e immobiliare (Cescond) - L’obbligatorietà della mediazione è una novità importante alla quale siamo favorevoli, ma non bisogna dimenticare che da anni esiste un altro rimedio stragiudiziale che consente di risolvere le questioni in tempi ancora più brevi, con costi certi e senza ricorrere a un giudice: l’arbitrato».
Lo scopo di Cescond è prevenire le liti con consulenze e seminari gratuiti organizzati in tutta Italia attraverso i quali si diffondono i principi di base del diritto condominiale a proprietari e inquilini. Evitare le diatribe, tuttavia, non è sempre possibile e quindi l’associazione ha istituito una camera arbitrale che si occupa solo di liti di condominio e locazione. «Purtroppo molti credono che l’unica strada per ottenere giustizia sia quella di ricorrere in Tribunale, trascurando metodi alternativi, più rapidi e meno dispendiosi - sostiene il presidente Guerriero - La legislazione italiana ha previsto l’istituto dell’arbitrato, che consente di risolvere una controversia in via definitiva, con l’emissione di un lodo che è equiparabile a una sentenza. Gli avvocati, a cui ci si rivolge in caso di controversia, difficilmente avvisano di questa possibilità. I motivi sono semplici: una causa in Tribunale si trascina per anni e le parcelle lievitano continuamente. Si sa sempre quando si inizia, ma mai quando si finisce. L’arbitrato, al contrario, ha tempi e costi certi, tanto che è utilizzato da società e banche, in particolare quando ci sono grandi interessi economici, basti pensare al Lodo Mondadori o alla vicenda Calcioscommesse. Paradossalmente, è poco conosciuto dal grande pubblico che tuttavia ogni giorno, da anni, assiste a una forma di arbitrato televisivo, ossia il programma Forum».
In materia condominiale, l’arbitrato può sostituire e integrare la mediazione: «Nel caso in cui le parti non giungano a un accordo nella fase di mediazione, si rischia che dopo mesi passati a tentare la pace si debba ricominciare dalla strada “tradizionale” del tribunale – spiega il presidente di Cescond - Con l’arbitrato invece si può saltare la mediazione e si arriva subito a una soluzione». Cescond è l’unico ente in Italia specializzato nella materia immobiliare e condominiale che, attraverso uno staff di validi professionisti competenti in materia, svolge arbitrato.
Cos’è l’Arbitrato? L’Arbitrato è un procedimento disciplinato dal Codice di Procedura Civile, alternativo alla Giustizia Ordinaria, al termine del quale un soggetto non togato incaricato dai litiganti decide la controversia con l’emanazione di un Lodo equiparato ad una Sentenza. I vantaggi sono numerosi: la rapidità (da un minimo di 60 ad un massimo di 240 giorni); i costi ridotti ma soprattutto chiari e concordati fin dall’inizio del procedimento; specializzazione degli arbitri, che non sono giudici generici ma vengono scelti dalle parti tra esperti del settore con la certezza di essere giudicati da profondi conoscitori della materia del contendere; la riservatezza, in quanto la questione non diventa pubblica; l’emissione di un lodo arbitrale che ha la stessa efficacia di una sentenza emessa in Tribunale.
di Silvio Fo
iniRumori, odori molesti, uso degli spazi comuni: tra vicini i pretesti per litigare non mancano di certo, tanto che, secondo i dati 2011 di Cescond, oltre un quinto delle cause civili pendenti in Italia riguardano il condominio. Dal 20 marzo questo scenario dovrebbe cambiare. Entra infatti in vigore il decreto Milleproroghe che prevede la mediazione anche per le liti condominiali: prima di andare in Tribunale, sarà quindi obbligatorio effettuare un tentativo di conciliazione davanti a un esperto abilitato.
«Le vie legali non sempre risolvono i problemi, anzi: se la gente valutasse bene tempi, costi e possibilità di successo, difficilmente deciderebbe di imbarcarsi in un procedimento giudiziale - afferma Rocco Guerriero, presidente del Centro Studi Nazionale di diritto condominiale e immobiliare (Cescond) - L’obbligatorietà della mediazione è una novità importante alla quale siamo favorevoli, ma non bisogna dimenticare che da anni esiste un altro rimedio stragiudiziale che consente di risolvere le questioni in tempi ancora più brevi, con costi certi e senza ricorrere a un giudice: l’arbitrato».
Lo scopo di Cescond è prevenire le liti con consulenze e seminari gratuiti organizzati in tutta Italia attraverso i quali si diffondono i principi di base del diritto condominiale a proprietari e inquilini. Evitare le diatribe, tuttavia, non è sempre possibile e quindi l’associazione ha istituito una camera arbitrale che si occupa solo di liti di condominio e locazione. «Purtroppo molti credono che l’unica strada per ottenere giustizia sia quella di ricorrere in Tribunale, trascurando metodi alternativi, più rapidi e meno dispendiosi - sostiene il presidente Guerriero - La legislazione italiana ha previsto l’istituto dell’arbitrato, che consente di risolvere una controversia in via definitiva, con l’emissione di un lodo che è equiparabile a una sentenza. Gli avvocati, a cui ci si rivolge in caso di controversia, difficilmente avvisano di questa possibilità. I motivi sono semplici: una causa in Tribunale si trascina per anni e le parcelle lievitano continuamente. Si sa sempre quando si inizia, ma mai quando si finisce. L’arbitrato, al contrario, ha tempi e costi certi, tanto che è utilizzato da società e banche, in particolare quando ci sono grandi interessi economici, basti pensare al Lodo Mondadori o alla vicenda Calcioscommesse. Paradossalmente, è poco conosciuto dal grande pubblico che tuttavia ogni giorno, da anni, assiste a una forma di arbitrato televisivo, ossia il programma Forum».
In materia condominiale, l’arbitrato può sostituire e integrare la mediazione: «Nel caso in cui le parti non giungano a un accordo nella fase di mediazione, si rischia che dopo mesi passati a tentare la pace si debba ricominciare dalla strada “tradizionale” del tribunale – spiega il presidente di Cescond - Con l’arbitrato invece si può saltare la mediazione e si arriva subito a una soluzione». Cescond è l’unico ente in Italia specializzato nella materia immobiliare e condominiale che, attraverso uno staff di validi professionisti competenti in materia, svolge arbitrato.
Cos’è l’Arbitrato? L’Arbitrato è un procedimento disciplinato dal Codice di Procedura Civile, alternativo alla Giustizia Ordinaria, al termine del quale un soggetto non togato incaricato dai litiganti decide la controversia con l’emanazione di un Lodo equiparato ad una Sentenza. I vantaggi sono numerosi: la rapidità (da un minimo di 60 ad un massimo di 240 giorni); i costi ridotti ma soprattutto chiari e concordati fin dall’inizio del procedimento; specializzazione degli arbitri, che non sono giudici generici ma vengono scelti dalle parti tra esperti del settore con la certezza di essere giudicati da profondi conoscitori della materia del contendere; la riservatezza, in quanto la questione non diventa pubblica; l’emissione di un lodo arbitrale che ha la stessa efficacia di una sentenza emessa in Tribunale.
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