A due giorni da una serie di esplosioni in un deposito di armi, che hanno danneggiato interi quartieri di Brazzaville, la capitale congolese deve far fronte a una vera e propria emergenza umanitaria.
R. Congo (Misna) - Fonti sanitarie locali hanno riferito che nel principale ospedale sono state ricoverati 278 feriti e che 80 di loro, gravemente ustionati o con fratture, sono stati operati nelle ultime 24 ore. Secondo i bilanci ufficiali almeno 146 persone sono rimaste uccise e altre 1500 ferite nell’incidente al deposito di Mpila, a nord della città, finora attribuito a un corto circuito. Tra le vittime ci sarebbero almeno sei cittadini cinesi che lavoravano nel settore edile.
“Qui mancano medicinali, materiale ortopedico e di chirurgia” ha detto all’emittente ‘Radio France Internationale’ (Rfi) un dottore del Centro universitario ospedaliero di Brazzaville mentre il governo ha invitato i congolesi a dare il sangue. Dalla vicina Kinshasa, sull’altra riva del fiume Congo, le autorità della Repubblica democratica del Congo hanno inviato 20 medici specializzati e materiale sanitario in “segno di solidarietà con i nostri fratelli e vicini” ha detto il portavoce del governo, Lambert Mende. Simili aiuti potrebbero arrivare anche dal Marocco, dalla Francia e dagli Stati Uniti. Sul terreno sono già operative alcune organizzazioni internazionali tra cui la Croce Rossa, Medici senza frontiere (Msf) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) incaricati del trasporto dei feriti verso gli ospedali e dell’assistenza umanitaria.
In queste ore altrettanto difficile è la situazione degli sfollati, stimati in almeno 3000, accolti in centri improvvisati collocati in diverse zone della capitale. “Servono coperte, tende e cibo per quelle persone che hanno perso tutto nell’incendio” ha chiesto Christian César N’dinga, presidente della Croce Rossa a Brazzaville.
L’aspetto più problematico dell’intera vicenda, tutta da chiarire, è la mancanza di sicurezza in interi quartieri della capitale congolese, dove vivono più di 1,3 milioni di abitanti. Incerte e contraddittorie le notizie diffuse nelle ultime ore. Fonti di agenzia internazionale e fonti locali vicine all’opposizione hanno riferito che alcuni focolai di incendio delle esplosioni di domenica che non sarebbero ancora del tutto spenti mettono a rischio un altro deposito sotterraneo, collocato a soli 100 metri di distanza. “C’è un rischio di propagazione a un altro deposito che contiene anche armi pesanti” si legge sul sito d’informazione ‘Mwinda.org’. Un rischio formalmente negato dal governo del presidente Denis Sassou Nguesso. “La situazione è sotto controllo. Anche se rimane qualche fiamma, a questo punto non ci sono più rischi per la popolazione. Non c’è un altro deposito di armi nella stessa zona. La sicurezza è assicurata” ha detto il ministro degli Interni, Raymond Mboulou. Dichiarazioni dai toni ‘rassicuranti’ non riescono a fermare critiche e polemiche per la presenza di depositi di armi in quartieri densamente popolati che da tempo dovevano essere spostati fuori città.
[VV]
R. Congo (Misna) - Fonti sanitarie locali hanno riferito che nel principale ospedale sono state ricoverati 278 feriti e che 80 di loro, gravemente ustionati o con fratture, sono stati operati nelle ultime 24 ore. Secondo i bilanci ufficiali almeno 146 persone sono rimaste uccise e altre 1500 ferite nell’incidente al deposito di Mpila, a nord della città, finora attribuito a un corto circuito. Tra le vittime ci sarebbero almeno sei cittadini cinesi che lavoravano nel settore edile.“Qui mancano medicinali, materiale ortopedico e di chirurgia” ha detto all’emittente ‘Radio France Internationale’ (Rfi) un dottore del Centro universitario ospedaliero di Brazzaville mentre il governo ha invitato i congolesi a dare il sangue. Dalla vicina Kinshasa, sull’altra riva del fiume Congo, le autorità della Repubblica democratica del Congo hanno inviato 20 medici specializzati e materiale sanitario in “segno di solidarietà con i nostri fratelli e vicini” ha detto il portavoce del governo, Lambert Mende. Simili aiuti potrebbero arrivare anche dal Marocco, dalla Francia e dagli Stati Uniti. Sul terreno sono già operative alcune organizzazioni internazionali tra cui la Croce Rossa, Medici senza frontiere (Msf) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) incaricati del trasporto dei feriti verso gli ospedali e dell’assistenza umanitaria.
In queste ore altrettanto difficile è la situazione degli sfollati, stimati in almeno 3000, accolti in centri improvvisati collocati in diverse zone della capitale. “Servono coperte, tende e cibo per quelle persone che hanno perso tutto nell’incendio” ha chiesto Christian César N’dinga, presidente della Croce Rossa a Brazzaville.
L’aspetto più problematico dell’intera vicenda, tutta da chiarire, è la mancanza di sicurezza in interi quartieri della capitale congolese, dove vivono più di 1,3 milioni di abitanti. Incerte e contraddittorie le notizie diffuse nelle ultime ore. Fonti di agenzia internazionale e fonti locali vicine all’opposizione hanno riferito che alcuni focolai di incendio delle esplosioni di domenica che non sarebbero ancora del tutto spenti mettono a rischio un altro deposito sotterraneo, collocato a soli 100 metri di distanza. “C’è un rischio di propagazione a un altro deposito che contiene anche armi pesanti” si legge sul sito d’informazione ‘Mwinda.org’. Un rischio formalmente negato dal governo del presidente Denis Sassou Nguesso. “La situazione è sotto controllo. Anche se rimane qualche fiamma, a questo punto non ci sono più rischi per la popolazione. Non c’è un altro deposito di armi nella stessa zona. La sicurezza è assicurata” ha detto il ministro degli Interni, Raymond Mboulou. Dichiarazioni dai toni ‘rassicuranti’ non riescono a fermare critiche e polemiche per la presenza di depositi di armi in quartieri densamente popolati che da tempo dovevano essere spostati fuori città.
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