mercoledì, febbraio 15, 2012
Aiab: «Iniziativa autoreferenziale che non rispetta la volontà dei cittadini».

GreenReport - La Commissione Europea ha approvato, per 10 anni, l'importazione e la trasformazione di quattro tipi di soia geneticamente modificata: A5547-127 della Bayer, 356043 della Pioneer, 40-3-2 e Mon 87701 di Monsanto. Si tratta dell''ennesima decisione presa in autonomia dalla Commissione, nonostante gli Stati membri non avessero espresso una posizione a maggioranza qualificata sulle quattro autorizzazioni.

Secondo Alessandro Triantafyllidis, presidente nazionale dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica (Aiab), «L'autorizzazione di 4 varietà di soia Ogm per l'importazione e la trasformazione a fini alimentari e per produrre mangimi da parte della Commissione Europea è l'ennesima iniziativa autoreferenziale di questa istituzione, che si assume la responsabilità di autorizzare nuove varietà transgeniche anche di fronte all'assenza di supporto da parte degli Stati membri e alla vasta contrarietà dei cittadini europei, testimoniata e riconfermata ad ogni rilevazione di Eurobarometro. La mancata approvazione delle varietà GM di soia da parte degli Stati membri riuniti nel Comitato permanente per la catena alimentare e la salute animale, aveva già dimostrato la situazione di impasse politica e diffusa contrarietà dei governi nazionali al transgenico, spinti dall'opinione pubblica interna. Nonostante le recenti decisioni di Basf e Monsanto di abbandonare l'operatività in Europa, questi colossi del biotech continuano a inondare il continente dei loro cattivi prodotti. Tutto questo avviene con quella che appare sempre di più una complicità della Commissione Europea e dell'Efsa, che da la propria approvazione sui nuovi Ogm ad ogni singola notifica che riceve dall'industria biotech».

Anche per Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, «L'autorizzazione dell'Europa a quattro nuove varietà di soia Ogm è uno scacco matto alla sicurezza alimentare. Gran parte della soia che importiamo finisce nella catena alimentare attraverso i mangimi per gli animali d'allevamento. Questa discutibile scelta trascura, quindi, il principio di precauzione a discapito della sostenibilità ambientale, della sicurezza dei consumatori e dell'agroalimentare di qualità alimentando, solo le lobby del biotech».

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