La perizia: “Si tratta di dolo”. Una conferenza stampa illustra i risultati di una analisi sul rogo
LiberaInformazione - La procura di Palermo ha deciso di aprire un’inchiesta – curata dal sostituto procuratore Ennio Petrigni – per incendio doloso a carico di ignoti, circa l’episodio riguardante l’incendio che nella notte tra l’8 e il 9 dicembre si è verificato nei locali della pizzeria (situata a cinque km dal centro abitato di Cinisi) di proprietà di Giovanni Impastato, fratello del giornalista ucciso dalla mafia la notte del 9 maggio 1978. È lo stesso Impastato a rafforzare la tesi dell’incendio appiccato intenzionalmente, spiegando che «le sedie e i tavoli del locale sono stati accatastati nel punto di innesco per alimentare le fiamme, così come l’allineamento nei pressi del rogo di tre bombole vuote, allo scopo di provocare una vera e propria esplosione che avrebbe distrutto il locale o quanto meno avrebbe potuto provocare danni irreparabili».
Negli ultimi quattro mesi, si sono verificati altri due incendi, che hanno interessato l’uno le zone attigue alla pizzeria e l’altro un furgone appartenuto a Salvatore Rugnetta (arrestato a novembre perché considerato contiguo all’ambiente mafioso e coinvolto in un traffico di stupefacenti) e parcheggiato nei pressi della pizzeria. Vicende che sono state rese note nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri, 29 dicembre, al Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo. In quest’occasione l’ingegnere Francesco Agrò ha comunicato l’esito della perizia, dalla quale si evince che “nella notte tra l’8 e il dicembre ignoti hanno raggiunto il magazzino esterno dell’esercizio commerciale del signor Impastato (…), entrando senza forzare i mezzi di chiusura. Gli ignoti hanno appiccato il fuoco al gruppo di attrezzature temporaneamente inutilizzate, poste nel secondo vano (…) e al secondo gruppo di sacchetti di rifiuti posto nel pianerottolo del corridoio (…); all’una del 9 dicembre il metronotte di servizio ha notato l’incendio e ha lanciato l’allarme”.
La procura di Palermo ha già provveduto a porre sotto sequestro i locali interessati dal rogo. L’eredità criminale di don Tano Badalamenti, a Cinisi e non solo, è dunque quanto mai concreta e in fermento.
LiberaInformazione - La procura di Palermo ha deciso di aprire un’inchiesta – curata dal sostituto procuratore Ennio Petrigni – per incendio doloso a carico di ignoti, circa l’episodio riguardante l’incendio che nella notte tra l’8 e il 9 dicembre si è verificato nei locali della pizzeria (situata a cinque km dal centro abitato di Cinisi) di proprietà di Giovanni Impastato, fratello del giornalista ucciso dalla mafia la notte del 9 maggio 1978. È lo stesso Impastato a rafforzare la tesi dell’incendio appiccato intenzionalmente, spiegando che «le sedie e i tavoli del locale sono stati accatastati nel punto di innesco per alimentare le fiamme, così come l’allineamento nei pressi del rogo di tre bombole vuote, allo scopo di provocare una vera e propria esplosione che avrebbe distrutto il locale o quanto meno avrebbe potuto provocare danni irreparabili».Negli ultimi quattro mesi, si sono verificati altri due incendi, che hanno interessato l’uno le zone attigue alla pizzeria e l’altro un furgone appartenuto a Salvatore Rugnetta (arrestato a novembre perché considerato contiguo all’ambiente mafioso e coinvolto in un traffico di stupefacenti) e parcheggiato nei pressi della pizzeria. Vicende che sono state rese note nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri, 29 dicembre, al Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo. In quest’occasione l’ingegnere Francesco Agrò ha comunicato l’esito della perizia, dalla quale si evince che “nella notte tra l’8 e il dicembre ignoti hanno raggiunto il magazzino esterno dell’esercizio commerciale del signor Impastato (…), entrando senza forzare i mezzi di chiusura. Gli ignoti hanno appiccato il fuoco al gruppo di attrezzature temporaneamente inutilizzate, poste nel secondo vano (…) e al secondo gruppo di sacchetti di rifiuti posto nel pianerottolo del corridoio (…); all’una del 9 dicembre il metronotte di servizio ha notato l’incendio e ha lanciato l’allarme”.
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