La polizia interviene per salvare una dodicenne dalle violenze dei genitori
di Claudia Zichi
Gli agenti del comune di Rapallo hanno prelevato a scuola la ragazzina, che era solita presentarsi in pigiama e pantofole. Fa i capricci, non vuole venire a scuola e non si lascia vestire'' era la giustificazione fornita dalla madre alla polizia. Gli agenti invece l'hanno trovata vestita e nel suo zaino gli avanzi del pranzo erano infilati in un sacco di nailon, senza un piatto, senza le posate. La madre è stata arrestata insieme al padre con l'accusa di sequestro di persona e riduzione in schiavitù. La ragazzina era infatti costretta a fare da schiava ai genitori: botte e insulti erano il suo pane quotidiano, oltre alla fatica delle faccende domestiche e all'umiliazione di mangiare gli avanzi di cibo in una ciotola. Il padre albanese e la madre ecuadoriana hanno altri due figli maschi più piccoli, ma solo lei, e da anni, era al centro di una vita da incubo. La denuncia al tribunale di Chiavari è scattata dopo una segnalazione anonima al Telefono Azzurro, e l'indagine ha portato alla luce particolari terrificanti: una bambina scioccata dalle ripetute violenze al punto da riuscire a pronunciare soltanto poche parole, o meglio una sola, ''mande'', che nello spagnolo gergale significa ''comandi''. La ragazzina era stata abituata a rispondere in questo modo ai genitori, come hanno potuto costatare gli agenti del nucleo investigativo di Chiavari.
Nella casa della maltrattata non è stato trovato un letto in cui potesse dormire, ma una specie di cuccia. Per lei nessun piatto, né tantomeno le posate, ma solo una ciotola buttata in un angolo della casa, dove i genitori la costringevano a mangiare i loro avanzi. Quando qualcosa andava storto, la piccola veniva chiusa sul balcone e costretta a restare lì per ore con addosso soltanto il pigiama o la biancheria intima. Non si conoscono al momento le ragioni di questo odio, rivolto nei confronti della ragazzina soprattutto dalla madre, la quale, sembra, trattava invece come principi i due figli maschi.
Ora la piccola è affidata ai servizi sociali e i genitori sono chiusi in carcere. Vista la gravità delle accuse, l'inchiesta, coordinata finora dalla procura di Chiavari, sarà trasferita alla Corte d'Assise di Genova. Intanto il vicequestore Di Sarlo, che ha condotto le indagini, ha lanciato un appello: ''Chiunque abbia anche soltanto il sospetto che un minore venga maltrattato, si rivolga subito alla polizia".
di Claudia ZichiGli agenti del comune di Rapallo hanno prelevato a scuola la ragazzina, che era solita presentarsi in pigiama e pantofole. Fa i capricci, non vuole venire a scuola e non si lascia vestire'' era la giustificazione fornita dalla madre alla polizia. Gli agenti invece l'hanno trovata vestita e nel suo zaino gli avanzi del pranzo erano infilati in un sacco di nailon, senza un piatto, senza le posate. La madre è stata arrestata insieme al padre con l'accusa di sequestro di persona e riduzione in schiavitù. La ragazzina era infatti costretta a fare da schiava ai genitori: botte e insulti erano il suo pane quotidiano, oltre alla fatica delle faccende domestiche e all'umiliazione di mangiare gli avanzi di cibo in una ciotola. Il padre albanese e la madre ecuadoriana hanno altri due figli maschi più piccoli, ma solo lei, e da anni, era al centro di una vita da incubo. La denuncia al tribunale di Chiavari è scattata dopo una segnalazione anonima al Telefono Azzurro, e l'indagine ha portato alla luce particolari terrificanti: una bambina scioccata dalle ripetute violenze al punto da riuscire a pronunciare soltanto poche parole, o meglio una sola, ''mande'', che nello spagnolo gergale significa ''comandi''. La ragazzina era stata abituata a rispondere in questo modo ai genitori, come hanno potuto costatare gli agenti del nucleo investigativo di Chiavari.
Nella casa della maltrattata non è stato trovato un letto in cui potesse dormire, ma una specie di cuccia. Per lei nessun piatto, né tantomeno le posate, ma solo una ciotola buttata in un angolo della casa, dove i genitori la costringevano a mangiare i loro avanzi. Quando qualcosa andava storto, la piccola veniva chiusa sul balcone e costretta a restare lì per ore con addosso soltanto il pigiama o la biancheria intima. Non si conoscono al momento le ragioni di questo odio, rivolto nei confronti della ragazzina soprattutto dalla madre, la quale, sembra, trattava invece come principi i due figli maschi.
Ora la piccola è affidata ai servizi sociali e i genitori sono chiusi in carcere. Vista la gravità delle accuse, l'inchiesta, coordinata finora dalla procura di Chiavari, sarà trasferita alla Corte d'Assise di Genova. Intanto il vicequestore Di Sarlo, che ha condotto le indagini, ha lanciato un appello: ''Chiunque abbia anche soltanto il sospetto che un minore venga maltrattato, si rivolga subito alla polizia".
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In questa storia triste spicca l'assoluto contesto d'indifferenza in cui si è svolta. La famiglia patologica va adeguatamente seguita e curate e, se si giunge al reato come sembra evidente in questo caso, punita dalla legge. Ma i tanti rapallini e chi nella scuola frequentata dalla bambina, chi li giudicherà per il loro gravissimo peccato di omissione? Questo caso offre lo spunto per comprendere che la società in cui viviamo e di Rapallo in particolare è umanamente, moralmente, culturalmente degradata.
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