“Una crisi senza precedenti” dichiara il Presidente Napolitano. Insicurezza, destabilizzazione e precarietà regnano sovrane nell’economia e nella politica del nostro Paese. Come uscirne?
L’Italia sta attraversando un periodo difficile: in economia lo spread continua ad alzarsi a livelli critici, oltrepassando i 570 punti base; in politica il governo non ha più la maggioranza e le divisioni così accentuate all’interno del Parlamento non aiutano il risanamento del debito pubblico, anzi rallentano ancor di più l’attuazione delle riforme che l’UE ha chiesto incessantemente al nostro Paese.
Ma cosa comporta l’innalzamento dello spread e la mancanza di una guida con una maggioranza al Parlamento? Lo spread significa letteralmente “scarto” ed è il differenziale di rendimento tra un’obbligazione e un’altra meno rischiosa, detta “di riferimento”. Lo spread determina gli interessi che si pagheranno sul debito pubblico, e indica il rischio percepito di chi emette l'obbligazione. In poche parole quindi l’innalzamento dello spread italiano, ormai oltre i 570 punti base, comporta maggiori rischi per chi acquista i nostri titoli e maggiori tassi di interessi sul debito pubblico dello Stato.
Ecco perché imprenditori e banchieri invitano ad investire in Italia. E’ il caso di Giuliano Melani, responsabile leasing di una grande banca italiana, che martedì scorso ha lanciato la sua proposta in un inserto del “Corriere della Sera”: «Facciamo uno sforzo, compriamo il nostro debito. Chi più ne ha più ne metta. Rechiamoci in banca, mandiamo a ruba i nostri titoli di Stato. Compriamoli al tasso di rendimento più basso possibile. Compriamoli anche a tasso zero». L’appello di Melani è stato accolto da molti gruppi finanziari; anche Corrado Passera, il Ceo di Intesa San Paolo, ha dichiarato: "Noi non cambiamo la nostra politica: continueremo a investire gran parte della nostra liquidità in titoli di Stato italiani che non riteniamo a rischio. Non ci sarà nessun cambiamento di politica da parte nostra".
La situazione politica italiana, d’altro canto, non aiuta, anzi. Il Pdl non ha più la maggioranza in Parlamento e Berlusconi promette le dimissioni dopo l’approvazione delle leggi di stabilità. Allora chi aiuterà l’Italia a risalire la china? Governo tecnico o elezioni? La tensione è alta: c’è molta preoccupazione sul dopo-Berlusconi. Napolitano non ha perso tempo e, in seguito all’innalzamento dello spread a livelli record e alla caduta dei titoli in borsa, ha dato un segnale forte con la nomina di senatore a vita a Mario Monti, professore di “Economia politica” all’Università Bocconi di Milano. Monti appare al momento il “favorito” per guidare un governo tecnico, ma non è il solo candidato: si è parlato di Giuliano Amato, che ha già guidato il governo transitorio nel ’92-‘93, e di Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di Silvio Berlusconi.
In questa situazione si avverte sempre più forte la necessità di un uomo con la testa sulle spalle che prenda decisioni per il nostro bene, per il bene dell’Italia. E Mario Monti, apprezzato anche all’estero (particolare non secondario in questo momento) sembra proprio essere l’uomo giusto.
L’Italia sta attraversando un periodo difficile: in economia lo spread continua ad alzarsi a livelli critici, oltrepassando i 570 punti base; in politica il governo non ha più la maggioranza e le divisioni così accentuate all’interno del Parlamento non aiutano il risanamento del debito pubblico, anzi rallentano ancor di più l’attuazione delle riforme che l’UE ha chiesto incessantemente al nostro Paese.
Ma cosa comporta l’innalzamento dello spread e la mancanza di una guida con una maggioranza al Parlamento? Lo spread significa letteralmente “scarto” ed è il differenziale di rendimento tra un’obbligazione e un’altra meno rischiosa, detta “di riferimento”. Lo spread determina gli interessi che si pagheranno sul debito pubblico, e indica il rischio percepito di chi emette l'obbligazione. In poche parole quindi l’innalzamento dello spread italiano, ormai oltre i 570 punti base, comporta maggiori rischi per chi acquista i nostri titoli e maggiori tassi di interessi sul debito pubblico dello Stato.
Ecco perché imprenditori e banchieri invitano ad investire in Italia. E’ il caso di Giuliano Melani, responsabile leasing di una grande banca italiana, che martedì scorso ha lanciato la sua proposta in un inserto del “Corriere della Sera”: «Facciamo uno sforzo, compriamo il nostro debito. Chi più ne ha più ne metta. Rechiamoci in banca, mandiamo a ruba i nostri titoli di Stato. Compriamoli al tasso di rendimento più basso possibile. Compriamoli anche a tasso zero». L’appello di Melani è stato accolto da molti gruppi finanziari; anche Corrado Passera, il Ceo di Intesa San Paolo, ha dichiarato: "Noi non cambiamo la nostra politica: continueremo a investire gran parte della nostra liquidità in titoli di Stato italiani che non riteniamo a rischio. Non ci sarà nessun cambiamento di politica da parte nostra".
La situazione politica italiana, d’altro canto, non aiuta, anzi. Il Pdl non ha più la maggioranza in Parlamento e Berlusconi promette le dimissioni dopo l’approvazione delle leggi di stabilità. Allora chi aiuterà l’Italia a risalire la china? Governo tecnico o elezioni? La tensione è alta: c’è molta preoccupazione sul dopo-Berlusconi. Napolitano non ha perso tempo e, in seguito all’innalzamento dello spread a livelli record e alla caduta dei titoli in borsa, ha dato un segnale forte con la nomina di senatore a vita a Mario Monti, professore di “Economia politica” all’Università Bocconi di Milano. Monti appare al momento il “favorito” per guidare un governo tecnico, ma non è il solo candidato: si è parlato di Giuliano Amato, che ha già guidato il governo transitorio nel ’92-‘93, e di Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di Silvio Berlusconi.
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