Lettera aperta dell'associazione Greenaccord al Presidente del Consiglio: due suggerimenti per investire risorse contro il rischio idrogeologico e attuare politiche per la mitigazione dei cambiamenti climatici, priorità nazionali che possono portare il Paese a coniugare lavoro e sviluppo sostenibile.
Greenaccord – Investimenti per la messa in sicurezza del territorio (definita “grande opera diffusa”) e politiche per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Questo il senso del messaggio che l’Associazione culturale di ispirazione cristiana Greenaccord ha inviato al neopresidente del Consiglio, Mario Monti. Una lettera che vuole portare i migliori auguri per il delicato lavoro che il premier e i ministri sono chiamati a svolgere in un così breve lasso di tempo e con stringenti impegni internazionali. E un’occasione per ribadire quegli interventi promossi, da anni, sia dai giornalisti che aderiscono alla rete Greenaccord sia dai vertici scientifici e direttivi dell’Associazione. Interventi che potrebbero davvero coniugare crescita economica e riduzione dell’impatto umano sull’ambiente, come l’agenda di governo ha subito evidenziato; si legge infatti nel messaggio: “Dalle prime dichiarazioni emerse sulla stampa, si evince che il Suo governo si muoverà su due direttrici: sviluppo sostenibile e lavoro. Tale intento trova oltremodo favorevole la nostra associazione”.
Da qui la condivisione della priorità sugli interventi per risolvere le situazioni a maggiore rischio idrogeologico, e non solo per produrre nuovi posti di lavoro. Si legge infatti ancora nel messaggio a Monti: “La proposta nasce in primis dal dovere morale verso i tanti morti che negli ultimi anni hanno accompagnato gli eventi catastrofici e dalla necessità di optare per la prevenzione piuttosto che per la ricostruzione, anche per risparmiare risorse – la ricostruzione costa mediamente tre volte di più – da destinare ad altre necessità”.
Sulla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e i possibili interventi per centrare l’obiettivo ‘20-20-20’ deciso in ambito comunitario, la soluzione passa anche attraverso l'uscita da crisi industriali come quella di Fincantieri: “Riteniamo - si legge infine nella lettera - sia giunto il momento di normalizzare il sistema di trasporti italiano delle merci, che contribuisce a un terzo delle emissioni di gas serra e che si compie per il 65% su strada, l’11% su ferrovie, lo 0,5% per via aerea, il 4,5% in oleodotti e solo per il 19% via mare. Rilanciare il trasporto marittimo, rifinanziando Fincantieri per la costruzione di navi porta container e attrezzando per l’intermodalità i grandi porti sotto-utilizzati del Meridione, porterebbe benefici economici e occupazionali”.
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