lunedì, novembre 07, 2011
Mattinata di voci e smentite, con lo spread a fare l'altalena: e con un pizzico di malizia un finiano invoca lo sguardo della Consob

PeaceReporter - Non mi dimetto. Anzi, voglio vedere in faccia i miei traditori. Silvio Berlusconi aspetta domani: si vota il rendiconto e subito dopo il presidente del Consiglio metterà la fiducia sulla lettera presentata all'Unione europea e (dettata dalla) Banca centrale europea. L'altalena dello spread, la differenza fra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi è il vero indicatore politico del periodo.

In mattinata record a 491, poi con la notizia delle dimissioni a breve (fonte nientemeno che Giuliano Ferrara e Libero) calo da 484 a 470, poi la smentita, rimbalzo in alto e poi il riassestamento a 470. Appuntamento rimandato a domani.

Nel frattempo alla Cnbc un esperto mondiale targato Goldman Sachs affermava che le borse sono pronte a festeggiare l'uscita di scena di Berlusconi, mentre il Cavaliere era asserragliato ad Arcore con il fedele Confalonieri e la famiglia. Niente di commovente, sul piatto gli interessi e le aziende di famiglia: come faranno ad attutire il colpo che si profila?

Al telefono con Libero. "Non capisco come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento", dice il presidente del Consiglio. Aldo Di Biagio, finiano di ferro, suggerisce una notizia difficile da verificare: "Diffondere la notizia delle imminenti dimissioni di Berlusconi salvo poi assistere alla smentita del premier stesso - dice - rappresenta una evidente turbativa dei mercati. Sarebbe opportuno che la Consob valutasse tali comportamenti, al fine di fugare ogni dubbio (e noi ce lo auguriamo) su eventuali illeciti riconducibili alle categorie dell'aggiotaggio e dell'abuso di informazioni privilegiate. Non si scherza sui risparmi degli italiani".

Ritorna Giuliano Ferrara, particolarmente vivace in queste ore. "La via d'uscita c'è - scrive sul sito del Foglio -. Invece di prolungare l'agonia, Berlusconi si presenta alle Camere, chiede la fiducia per varare la legge di stabilità e il maxiemendamento, annuncia che si dimetterà un minuto dopo e che chiede le elezioni a gennaio. Di questo si discute".

Da Casini, Udc, una parziale smentita al veto che sembrava avvolgere il nome di Gianni Letta, come presidente incaricato per il post Berlusconi. Una soluzione che, secondo voci - non verificabili - di Borsa potrebbe configurarsi come una possibilità, specie se fosse vero che il vice presidente e ministro delle Finanze si chiamasse Mario Monti.

Quel tandem, si dice, potrebbe essere digeribile per Berlusconi, che pare più interessato ai destini delle sue proprietà, in una consueta commistione fra i destini di un rappresentante istituzionale e le milionarie faccende domestiche.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa