A Novosibirsk l'inaugurazione di un nuovo centro diocesano
Acs (Italia) - Novosibirsk ha finalmente il suo Centro diocesano. Dopo un anno e mezzo di lavori e sette di progettazione, l’8 novembre il vescovo Joseph Werth ha inaugurato la struttura adiacente alla Cattedrale della Trasfigurazione. Alla presentazione del Centro hanno partecipato il nunzio apostolico, monsignor Ivan Jurkovitch, i vescovi cattolici di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, Saratov, monsignor Clemens Pickel, e Irkutsk, monsignor Cyryl Klimowicz. «La struttura è un regalo per l’intera città e non solo per la comunità cattolica» ha affermato il nunzio apostolico.
Il Centro diocesano, di circa 2.200 metri quadrati, risponde all’improrogabile necessità di nuovi spazi per una comunità in rapido sviluppo. La cattedrale di Novosibirsk, costruita appena 10 anni fa, ed i locali adiacenti, erano ormai incapaci di soddisfare le crescenti esigenze pastorali. I 3,8 milioni di euro necessari alla costruzione superavano però abbondantemente le disponibilità della diocesi siberiana che ha dovuto raccogliere numerose donazioni private, fino a coprire i due terzi dell’importo. Aiuto alla Chiesa che Soffre è stato il principale finanziatore del progetto, con un contributo di 500mila euro. «Senza di voi non ce l’avremmo mai fatta» ha scritto Monsignor Werth in un messaggio di ringraziamento all’Opera di diritto pontificio.
Durante l’inaugurazione il vescovo della diocesi intitolata alla «Trasfigurazione di Cristo» – che è anche il presidente della Conferenza episcopale russa – ha presentato il nuovo Centro come un luogo di comunione e cura pastorale. «Per i fedeli è importante sentire la presenza della Chiesa, soprattutto qui in Siberia». Il bisogno religioso della comunità cattolica dispersa in due milioni di chilometri quadrati nella gelida regione russa, è forte. Dei 25 milioni di persone che abitano la diocesi, diverse centinaia di migliaia sono cattolici, e oltre 10mila assistono alla Santa Messa quando ne hanno la possibilità. Spesso però, non vi sono chiese nelle vicinanze e perfino ricevere l’Eucaristia sembra un sogno irrealizzabile. Come per Rosa la quale per sessant’anni non ha mai incontrato un sacerdote: «Il desiderio di ricevere il corpo di Cristo – racconta ad ACS monsignor Werth – era per lei così grande che durante le festività intingeva un pezzettino di pane nel vino e lo mangiava dicendo “Fate questo in memoria di me”. E purtroppo, qui in Siberia, quello di Rosa non è un caso isolato».
Il vescovo di Novosibirsk è convinto del contributo che il Centro darà al dialogo interreligioso tra cattolici e ortodossi. I nuovi spazi – tra cui una grande sala conferenze, la biblioteca e la sede della Caritas – permetteranno di organizzare incontri culturali e sociali; e dagli studi dell’emittente cattolica «Radio Cana», il messaggio della Chiesa giungerà fin nelle più sperdute lande siberiane.
Il complesso porta il nome del vescovo Alexander Chira, detenuto per diversi anni nei campi di prigionia del regime sovietico. Monsignor Chira è considerato un martire per la grande testimonianza di resistenza alla persecuzione che ancora oggi infonde coraggio ai cattolici russi. Incurante delle conseguenze, nel 1945 aveva accettato la nomina a vescovo e poco tempo dopo venne arrestato e internato. Nel 1957 fu deportato in Kazakistan, dove visse per vent’anni accanto ai fedeli, tra cui molti cattolici russo-tedeschi. Morì nel 1983 a Karaganda, la città natale di monsignor Werth.
«Nonostante le persecuzioni e le privazioni che noi cristiani soffriamo in tutto il mondo – ha detto il vescovo della diocesi della Trasfigurazione di Novosibirsk – vale sempre la pena credere. La bellezza della nostra fede ci ripaga di tutto».
Acs (Italia) - Novosibirsk ha finalmente il suo Centro diocesano. Dopo un anno e mezzo di lavori e sette di progettazione, l’8 novembre il vescovo Joseph Werth ha inaugurato la struttura adiacente alla Cattedrale della Trasfigurazione. Alla presentazione del Centro hanno partecipato il nunzio apostolico, monsignor Ivan Jurkovitch, i vescovi cattolici di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, Saratov, monsignor Clemens Pickel, e Irkutsk, monsignor Cyryl Klimowicz. «La struttura è un regalo per l’intera città e non solo per la comunità cattolica» ha affermato il nunzio apostolico.Il Centro diocesano, di circa 2.200 metri quadrati, risponde all’improrogabile necessità di nuovi spazi per una comunità in rapido sviluppo. La cattedrale di Novosibirsk, costruita appena 10 anni fa, ed i locali adiacenti, erano ormai incapaci di soddisfare le crescenti esigenze pastorali. I 3,8 milioni di euro necessari alla costruzione superavano però abbondantemente le disponibilità della diocesi siberiana che ha dovuto raccogliere numerose donazioni private, fino a coprire i due terzi dell’importo. Aiuto alla Chiesa che Soffre è stato il principale finanziatore del progetto, con un contributo di 500mila euro. «Senza di voi non ce l’avremmo mai fatta» ha scritto Monsignor Werth in un messaggio di ringraziamento all’Opera di diritto pontificio.
Durante l’inaugurazione il vescovo della diocesi intitolata alla «Trasfigurazione di Cristo» – che è anche il presidente della Conferenza episcopale russa – ha presentato il nuovo Centro come un luogo di comunione e cura pastorale. «Per i fedeli è importante sentire la presenza della Chiesa, soprattutto qui in Siberia». Il bisogno religioso della comunità cattolica dispersa in due milioni di chilometri quadrati nella gelida regione russa, è forte. Dei 25 milioni di persone che abitano la diocesi, diverse centinaia di migliaia sono cattolici, e oltre 10mila assistono alla Santa Messa quando ne hanno la possibilità. Spesso però, non vi sono chiese nelle vicinanze e perfino ricevere l’Eucaristia sembra un sogno irrealizzabile. Come per Rosa la quale per sessant’anni non ha mai incontrato un sacerdote: «Il desiderio di ricevere il corpo di Cristo – racconta ad ACS monsignor Werth – era per lei così grande che durante le festività intingeva un pezzettino di pane nel vino e lo mangiava dicendo “Fate questo in memoria di me”. E purtroppo, qui in Siberia, quello di Rosa non è un caso isolato».
Il vescovo di Novosibirsk è convinto del contributo che il Centro darà al dialogo interreligioso tra cattolici e ortodossi. I nuovi spazi – tra cui una grande sala conferenze, la biblioteca e la sede della Caritas – permetteranno di organizzare incontri culturali e sociali; e dagli studi dell’emittente cattolica «Radio Cana», il messaggio della Chiesa giungerà fin nelle più sperdute lande siberiane.
Il complesso porta il nome del vescovo Alexander Chira, detenuto per diversi anni nei campi di prigionia del regime sovietico. Monsignor Chira è considerato un martire per la grande testimonianza di resistenza alla persecuzione che ancora oggi infonde coraggio ai cattolici russi. Incurante delle conseguenze, nel 1945 aveva accettato la nomina a vescovo e poco tempo dopo venne arrestato e internato. Nel 1957 fu deportato in Kazakistan, dove visse per vent’anni accanto ai fedeli, tra cui molti cattolici russo-tedeschi. Morì nel 1983 a Karaganda, la città natale di monsignor Werth.
«Nonostante le persecuzioni e le privazioni che noi cristiani soffriamo in tutto il mondo – ha detto il vescovo della diocesi della Trasfigurazione di Novosibirsk – vale sempre la pena credere. La bellezza della nostra fede ci ripaga di tutto».
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