Uno dei piaceri psicologici della vita è il mangiare, ma le maggiori conoscenze alimentano l’ansia e la paura dei batteri e dei virus…
di Gennaro Iasevoli, psicologo
Senza dubbio andare al ristorante è una delle più belle esperienze per l’essere umano, poiché consente di socializzare, di informarsi e di prendere iniziative, significa degustare qualche pietanza in compagnia e stare veramente bene… decidendo magari di continuare a star bene facendo a meno di verdure crude, formaggi freschi, salsicce non stagionate, crema pasticciera semicruda. Non guasta infatti essere golosi e allo stesso tempo colti, intelligenti e selettivi, anche se non si è medici, biologi o infettivologi; altrimenti, presi dalla voglia di risparmiare o di provare qualche esperienza gustativa nuova, si può tornare talmente malconci da dover ricorrere alle cure mediche, proprio perché insieme con i sapori e gli aromi potrebbe essere servito un impasto di virus e batteri camuffato in un fiume di olio e grassi tossici di scarso prezzo. La mia professoressa di microbiologia diceva che i molluschi, anche se cotti, presentano all’interno il materiale genetico di molti virus uccisi dal calore che comunque crea danni perché entra nel nostro organismo col cibo e va ad attivare i pochi virus vivi già eventualmente presenti, che magari aspettano il giusto nutrimento genetico per scatenare l’infezione.
Tutte le verdure mangiate crude (senza recitare le preghiere per la propria anima e per il proprio corpo), dopo il lavaggio veloce conservano ancora sulla loro superficie coperta dalle gocce d’acqua i batteri ed i virus lasciati in campagna dai coleotteri, dalle lumache, dagli uccelli, dai roditori o dalle mucche. Lattuga, sedano, prezzemolo, basilico, finocchi, rughetta, pomodori, radicchio, cetrioli, ravanelli conservano in superficie molti batteri e virus e mangiati crudi, anche se in piccole dosi o ad ornamento delle pietanze, sono capaci di infettare. Il corpo potrebbe diventare un contenitore di escherichia coli, helicobacter pylori, salmonella, tifo e paratifo.
Anche i formaggi freschi fatti con latte di pecora, capra, mucca, bufala (ove non ancora caseizzati o non induriti per salatura ed invecchiamento) e le salsicce fresche di carne (ancora piene di grasso suino con uova di tenia recenti) possono servire sicuramente a dare man forte alle infezioni batteriche, anzi a donare le uova di tenia e di elminti, che si terranno compagnia nell’intestino e nel sangue di chi ne sarà portatore. I batteri ed i virus incistidati in alcune pietanze semicrude cercano in poco tempo di colonizzare l’organismo di chi le mangia, cambiando l’esistenza del malcapitato per brevi o lunghi periodi, probabilmente con disturbi ciclici all’apparato digerente, all’apparato cardiocircolatorio ed al sistema nervoso.
Per completare il quadro del pranzo temerario, un buon dolce alla crema o un gelato artigianale possono donare piacere al palato, e con la crema pasticciera, generalmente cotta a soli 40 gradi, trasmetteranno molti bacilli di salmonella (discesi dalla buccia delle uova di pollo durante la lavorazione nei laboratori).
In passato vi sono stati anche parecchi episodi di intossicazioni dopo il consumo di cibi mal conservati, ma almeno su questo aspetto si sono fatti notevoli passi.
Forse, senza inutili allarmismi, bisogna soppesare i rischi con un attimo di riflessione ed un poco di buona volontà per soddisfare abbondantemente il palato e lo stomaco, evitando di introdurre nel proprio corpo batteri, virus ed uova di nematodi. Di converso va il richiamo a tutti quelli che manipolano od offrono i cibi al fine di invitarli a rispettare maggiormente le regole d’igiene più elementari, invece di limitarsi a strombazzare soltanto la grandezza dei sapori. Soltanto in questo modo diminuiranno le ansie di chi si accinge a pranzare per la prima volta presso un nuovo ristorante.
di Gennaro Iasevoli, psicologoSenza dubbio andare al ristorante è una delle più belle esperienze per l’essere umano, poiché consente di socializzare, di informarsi e di prendere iniziative, significa degustare qualche pietanza in compagnia e stare veramente bene… decidendo magari di continuare a star bene facendo a meno di verdure crude, formaggi freschi, salsicce non stagionate, crema pasticciera semicruda. Non guasta infatti essere golosi e allo stesso tempo colti, intelligenti e selettivi, anche se non si è medici, biologi o infettivologi; altrimenti, presi dalla voglia di risparmiare o di provare qualche esperienza gustativa nuova, si può tornare talmente malconci da dover ricorrere alle cure mediche, proprio perché insieme con i sapori e gli aromi potrebbe essere servito un impasto di virus e batteri camuffato in un fiume di olio e grassi tossici di scarso prezzo. La mia professoressa di microbiologia diceva che i molluschi, anche se cotti, presentano all’interno il materiale genetico di molti virus uccisi dal calore che comunque crea danni perché entra nel nostro organismo col cibo e va ad attivare i pochi virus vivi già eventualmente presenti, che magari aspettano il giusto nutrimento genetico per scatenare l’infezione.
Tutte le verdure mangiate crude (senza recitare le preghiere per la propria anima e per il proprio corpo), dopo il lavaggio veloce conservano ancora sulla loro superficie coperta dalle gocce d’acqua i batteri ed i virus lasciati in campagna dai coleotteri, dalle lumache, dagli uccelli, dai roditori o dalle mucche. Lattuga, sedano, prezzemolo, basilico, finocchi, rughetta, pomodori, radicchio, cetrioli, ravanelli conservano in superficie molti batteri e virus e mangiati crudi, anche se in piccole dosi o ad ornamento delle pietanze, sono capaci di infettare. Il corpo potrebbe diventare un contenitore di escherichia coli, helicobacter pylori, salmonella, tifo e paratifo.
Anche i formaggi freschi fatti con latte di pecora, capra, mucca, bufala (ove non ancora caseizzati o non induriti per salatura ed invecchiamento) e le salsicce fresche di carne (ancora piene di grasso suino con uova di tenia recenti) possono servire sicuramente a dare man forte alle infezioni batteriche, anzi a donare le uova di tenia e di elminti, che si terranno compagnia nell’intestino e nel sangue di chi ne sarà portatore. I batteri ed i virus incistidati in alcune pietanze semicrude cercano in poco tempo di colonizzare l’organismo di chi le mangia, cambiando l’esistenza del malcapitato per brevi o lunghi periodi, probabilmente con disturbi ciclici all’apparato digerente, all’apparato cardiocircolatorio ed al sistema nervoso.
Per completare il quadro del pranzo temerario, un buon dolce alla crema o un gelato artigianale possono donare piacere al palato, e con la crema pasticciera, generalmente cotta a soli 40 gradi, trasmetteranno molti bacilli di salmonella (discesi dalla buccia delle uova di pollo durante la lavorazione nei laboratori).
In passato vi sono stati anche parecchi episodi di intossicazioni dopo il consumo di cibi mal conservati, ma almeno su questo aspetto si sono fatti notevoli passi.
Forse, senza inutili allarmismi, bisogna soppesare i rischi con un attimo di riflessione ed un poco di buona volontà per soddisfare abbondantemente il palato e lo stomaco, evitando di introdurre nel proprio corpo batteri, virus ed uova di nematodi. Di converso va il richiamo a tutti quelli che manipolano od offrono i cibi al fine di invitarli a rispettare maggiormente le regole d’igiene più elementari, invece di limitarsi a strombazzare soltanto la grandezza dei sapori. Soltanto in questo modo diminuiranno le ansie di chi si accinge a pranzare per la prima volta presso un nuovo ristorante.
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