Nonostante sia illegale per la Costituzione, l’India è il Paese con il numero più elevato di bambini-lavoratori sotto i 14 anni. Per il card. Oswald Gracias, portavoce della Conferenza episcopale, l’educazione è l’unica arma per sconfiggere lo sfruttamento infantile. Ma scuole inadeguate, assenti o troppo care favoriscono il lavoro minorile. Il ruolo della Chiesa cattolica, con oltre il 60% delle proprie scuole (gratuite) nelle aree rurali del Paese.
Mumba
i (AsiaNews) – L’India è il Paese con tasso più elevato di lavoro minorile al mondo. Secondo il censimento del 2001, i bambini-lavoratori erano 12,7 milioni; ma ong nazionali e internazionali parlano di più di 45 milioni, nonostante il lavoro minorile sia illegale. L’art.24 della Costituzione indiana sancisce che nessun bambino sotto i 14 anni può essere impiegato in fabbriche, miniere, o qualunque lavoro pericoloso; l’art.39 impone agli Stati indiani di attuare politiche a difesa dei più piccoli. Commentando con AsiaNews questi dati, il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, afferma: “Ogni bambino ha il diritto di crescere in un ambiente sicuro e familiare e merita di avere un’infanzia libera dallo sfruttamento e dall’abuso”.
Secondo l’arcivescovo di Mumbai, l’educazione rappresenta l’unica arma per combattere la piaga del lavoro minorile. Per questo il Right to Education Act (Rce) – la legge che prevede la scuola obbligatoria e gratuita per tutti i bambini tra i 6 e i 14 anni di età – gioca “un ruolo cruciale, dato che i bambini che non possono andare a scuola sono sempre impegnati in qualche forma di lavoro”.
Da centinaia di anni “la missione educativa della Chiesa cattolica – racconta – punta a dare uguali opportunità ai figli di dalit, tribali, lavoratori migranti, braccianti… A tutti i bambini, per un domani migliore”.
Rappresentando non più del 2% della popolazione indiana, la Chiesa cattolica è responsabile per più di un quinto di tutta l’assistenza sanitaria fornita nel Paese. “Abbiamo assunto – spiega il card. Gracias – un ruolo guida nello sviluppo integrale dell’essere umano in India. Oltre il 60% delle nostre scuole si trovano nelle zone rurali, con un’attenzione speciale agli studenti poveri ed emarginati che non possono permettersi un’istruzione, e danno loro la possibilità di studiare in modo gratuito”.
“La missione sociale della Chiesa cattolica – sottolinea il porporato – prevede programmi educativi ed economici specifici per i bambini emarginati e diseredati”. La povertà infatti, anche se citata come causa principale del lavoro minorile, non è l’unico fattore determinante: “Scuole inadeguate o del tutto assenti, insieme a spese economiche alte, impediscono ai bambini di fare qualcosa di diverso dal lavorare”.
Mumba
i (AsiaNews) – L’India è il Paese con tasso più elevato di lavoro minorile al mondo. Secondo il censimento del 2001, i bambini-lavoratori erano 12,7 milioni; ma ong nazionali e internazionali parlano di più di 45 milioni, nonostante il lavoro minorile sia illegale. L’art.24 della Costituzione indiana sancisce che nessun bambino sotto i 14 anni può essere impiegato in fabbriche, miniere, o qualunque lavoro pericoloso; l’art.39 impone agli Stati indiani di attuare politiche a difesa dei più piccoli. Commentando con AsiaNews questi dati, il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, afferma: “Ogni bambino ha il diritto di crescere in un ambiente sicuro e familiare e merita di avere un’infanzia libera dallo sfruttamento e dall’abuso”.Secondo l’arcivescovo di Mumbai, l’educazione rappresenta l’unica arma per combattere la piaga del lavoro minorile. Per questo il Right to Education Act (Rce) – la legge che prevede la scuola obbligatoria e gratuita per tutti i bambini tra i 6 e i 14 anni di età – gioca “un ruolo cruciale, dato che i bambini che non possono andare a scuola sono sempre impegnati in qualche forma di lavoro”.
Da centinaia di anni “la missione educativa della Chiesa cattolica – racconta – punta a dare uguali opportunità ai figli di dalit, tribali, lavoratori migranti, braccianti… A tutti i bambini, per un domani migliore”.
Rappresentando non più del 2% della popolazione indiana, la Chiesa cattolica è responsabile per più di un quinto di tutta l’assistenza sanitaria fornita nel Paese. “Abbiamo assunto – spiega il card. Gracias – un ruolo guida nello sviluppo integrale dell’essere umano in India. Oltre il 60% delle nostre scuole si trovano nelle zone rurali, con un’attenzione speciale agli studenti poveri ed emarginati che non possono permettersi un’istruzione, e danno loro la possibilità di studiare in modo gratuito”.
“La missione sociale della Chiesa cattolica – sottolinea il porporato – prevede programmi educativi ed economici specifici per i bambini emarginati e diseredati”. La povertà infatti, anche se citata come causa principale del lavoro minorile, non è l’unico fattore determinante: “Scuole inadeguate o del tutto assenti, insieme a spese economiche alte, impediscono ai bambini di fare qualcosa di diverso dal lavorare”.
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