I pm di Caltanissetta depositano un memoriale sulle indagini svolte
Liberainformazione - I magistrati del pool di Caltanissetta che si occupano di indagare sulle stragi del 1992 sarebbero pronti a richiedere la revisione del processo per l'attentato subito dal giudice Paolo Borsellino e dai componenti della sua scorta. Il gruppo d'indagine, coordinato dal procuratore Sergio Lari, ha depositato presso gli uffici della procura generale nissena retta da Roberto Scarpinato una memoria di oltre mille pagine che riscrive, per intero, la storia della strage di via D'Amelio. Nessuna responsabilità, infatti, avrebbero avuto in quei fatti i sette condannati. Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Natale Gambino e Gaetano Scotto, sarebbero stati solo vittime della ricostruzione, non veritiera, fornita, all'epoca, dal collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino.
La svolta sarebbe giunta dalle confessioni, messe a verbale, di Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina. Stando ai magistrati che, per diversi anni, hanno cercato di fare chiarezza su quei tragici fatti, sarebbero stati tre alti funzionari dello Stato italiano a suggerire una verità “alternativa”. La procura di Caltanissetta, infatti, richiederà il rinvio a giudizio per Vincenzo Ricciardi, questore a Bergamo, Salvatore La Barbera, alto responsabile della Criminalpol, e Mario Bo, in servizio presso la squadra mobile di Trieste. Dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sarebbero stati questi funzionari ad imporre le confessioni a Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Salvatore Candura. Dietro le rivelazioni fornite dai tre ci sarebbero state minacce e percosse.
Anche Sergio Lari, procuratore capo a Caltanissetta, ha confermato la trasmissione della maxi memoria alla procura generale. Si potrebbe, dunque, aprire un nuovo spaccato intorno alle stragi che insanguinarono la Sicilia all'inizio degli anni '90.
Liberainformazione - I magistrati del pool di Caltanissetta che si occupano di indagare sulle stragi del 1992 sarebbero pronti a richiedere la revisione del processo per l'attentato subito dal giudice Paolo Borsellino e dai componenti della sua scorta. Il gruppo d'indagine, coordinato dal procuratore Sergio Lari, ha depositato presso gli uffici della procura generale nissena retta da Roberto Scarpinato una memoria di oltre mille pagine che riscrive, per intero, la storia della strage di via D'Amelio. Nessuna responsabilità, infatti, avrebbero avuto in quei fatti i sette condannati. Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Natale Gambino e Gaetano Scotto, sarebbero stati solo vittime della ricostruzione, non veritiera, fornita, all'epoca, dal collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino.La svolta sarebbe giunta dalle confessioni, messe a verbale, di Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina. Stando ai magistrati che, per diversi anni, hanno cercato di fare chiarezza su quei tragici fatti, sarebbero stati tre alti funzionari dello Stato italiano a suggerire una verità “alternativa”. La procura di Caltanissetta, infatti, richiederà il rinvio a giudizio per Vincenzo Ricciardi, questore a Bergamo, Salvatore La Barbera, alto responsabile della Criminalpol, e Mario Bo, in servizio presso la squadra mobile di Trieste. Dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sarebbero stati questi funzionari ad imporre le confessioni a Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Salvatore Candura. Dietro le rivelazioni fornite dai tre ci sarebbero state minacce e percosse.
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