La protesta dei nomadi: «Noi non vogliamo vivere così, noi vogliamo campi attrezzati e vivibili». L'Unicef dichiara: “Proteggere la loro esistenza e i loro diritti [...] è un dovere di tutti e che tocca le coscienze di ognuno”.
di Benedetta Biasci
Ieri pomeriggio alle 15 e 45 è morto George, il bambino rom che, mentre stava inseguendo una pallina colorata, è incappato in un filo scoperto del frigorifero che gli è stato fatale. La tragedia è avvenuta nel campo nomadi di Tor de' Cenci, un “campo tollerato”, anche se uno dei più contestati della capitale. George non viveva lì, ma in un campo autorizzato di Roma: era stato accompagnato dai suoi genitori nella “casa-roulotte” della nonna perché stavano sistemando la loro abitazione. Ma quel filo elettrico gli è stato fatale. Inutili i soccorsi e il ricovero all'ospedale Sant'Eugenio.
Il piccolo George avrebbe compiuto un anno il 31 agosto. C’è dolore e rabbia per una morte così triste: i genitori piangono la morte del loro angioletto e chiedono di non effettuare l'autopsia su George per evitare un'ulteriore violazione al piccolo corpo del loro unico figlio.
Intanto scatta la polemica sulle condizioni di vita e di sicurezza dei campi nomadi. Perché consentire a uomini, donne e bambini di vivere in condizioni così degradate? Tor de' Cenci è il “campo delle baracche” dove quotidianamente vi è anche un'attività fiorente di spaccio di eroina e cocaina. Il Comune non vi effettua nessun controllo sociale o socio-sanitario e la pulizia all'interno del campo è stata affidata proprio a una cooperativa di rom. Nel frattempo i rom fuori dall'ospedale si fanno sentire: “Viviamo peggio delle bestie”, “Una fine così orribile si sarebbe potuta evitare”, “Non ho altra scelta su dove vivere”.
Il vicesindaco e assessore alle Politiche sociali di Roma, Sveva Belviso, si mostra addolorata per l'accaduto: “Ciò che fa più male è il fatto che mentre il campo River, dove il bimbo abitava con la sua famiglia, è autorizzato, quello a Tor de' Cenci è solo tollerato, ovvero aperto finché non saranno disponibili campi a norma, soluzione preferibile rispetto agli accampamenti abusivi. Il piano nomadi prevede infatti la chiusura di tutti i campi tollerati e Tor de' Cenci sarà il primo ad essere trasferito a fine anno al campo della Barbuto nel decimo municipio sull'Appia in direzione Ciampino”.
Non poteva mancare l'appello dell'Unicef, che in questi casi non può di certo rimanere a guardare: “Chiediamo al Comune di Roma e alla Provincia, insieme alle altre autorità competenti, di implementare tutti gli strumenti necessari per effettuare immediatamente un monitoraggio permanente della situazione dei diritti di tutti i bambini e gli adolescenti rom presenti sul territorio romano, che abbia lo scopo di comprendere la condizione di vita in cui essi si trovano dal punto di vista sanitario, sociale, educativo”. E aggiunge: “I nomadi, i bambini nomadi, sono cittadini di Roma e in quanto tali meritano garanzie e politiche di inclusione sociale al pari dei loro coetanei, non solo sgomberi, pregiudizi e attacchi ingiustificati”.
di Benedetta Biasci
Ieri pomeriggio alle 15 e 45 è morto George, il bambino rom che, mentre stava inseguendo una pallina colorata, è incappato in un filo scoperto del frigorifero che gli è stato fatale. La tragedia è avvenuta nel campo nomadi di Tor de' Cenci, un “campo tollerato”, anche se uno dei più contestati della capitale. George non viveva lì, ma in un campo autorizzato di Roma: era stato accompagnato dai suoi genitori nella “casa-roulotte” della nonna perché stavano sistemando la loro abitazione. Ma quel filo elettrico gli è stato fatale. Inutili i soccorsi e il ricovero all'ospedale Sant'Eugenio.
Il piccolo George avrebbe compiuto un anno il 31 agosto. C’è dolore e rabbia per una morte così triste: i genitori piangono la morte del loro angioletto e chiedono di non effettuare l'autopsia su George per evitare un'ulteriore violazione al piccolo corpo del loro unico figlio.
Intanto scatta la polemica sulle condizioni di vita e di sicurezza dei campi nomadi. Perché consentire a uomini, donne e bambini di vivere in condizioni così degradate? Tor de' Cenci è il “campo delle baracche” dove quotidianamente vi è anche un'attività fiorente di spaccio di eroina e cocaina. Il Comune non vi effettua nessun controllo sociale o socio-sanitario e la pulizia all'interno del campo è stata affidata proprio a una cooperativa di rom. Nel frattempo i rom fuori dall'ospedale si fanno sentire: “Viviamo peggio delle bestie”, “Una fine così orribile si sarebbe potuta evitare”, “Non ho altra scelta su dove vivere”.
Il vicesindaco e assessore alle Politiche sociali di Roma, Sveva Belviso, si mostra addolorata per l'accaduto: “Ciò che fa più male è il fatto che mentre il campo River, dove il bimbo abitava con la sua famiglia, è autorizzato, quello a Tor de' Cenci è solo tollerato, ovvero aperto finché non saranno disponibili campi a norma, soluzione preferibile rispetto agli accampamenti abusivi. Il piano nomadi prevede infatti la chiusura di tutti i campi tollerati e Tor de' Cenci sarà il primo ad essere trasferito a fine anno al campo della Barbuto nel decimo municipio sull'Appia in direzione Ciampino”.
Non poteva mancare l'appello dell'Unicef, che in questi casi non può di certo rimanere a guardare: “Chiediamo al Comune di Roma e alla Provincia, insieme alle altre autorità competenti, di implementare tutti gli strumenti necessari per effettuare immediatamente un monitoraggio permanente della situazione dei diritti di tutti i bambini e gli adolescenti rom presenti sul territorio romano, che abbia lo scopo di comprendere la condizione di vita in cui essi si trovano dal punto di vista sanitario, sociale, educativo”. E aggiunge: “I nomadi, i bambini nomadi, sono cittadini di Roma e in quanto tali meritano garanzie e politiche di inclusione sociale al pari dei loro coetanei, non solo sgomberi, pregiudizi e attacchi ingiustificati”.
Tweet |
Sono presenti 4 commenti
che s'ammazzassero e andassero a lavorare che è l'unica razza che non ho mai visto fare un mestiere tutti gli altri si!
Ricordiamo ai lettori che non sono ammessi commenti offensivi sul nostro quotidiano, pertanto vi invitamo ad esprimere le vostre idee in modo educato e rispettoso. I commenti presenti su questo articolo verranno cancellati.
la Redazione.
scusatemi!
La dichiarazione del vicesindaco Belviso è inquietante e non corrisponde a verità. Non è vero che il campo di Tor de Cenci è "tollerato ma non autorizzato". Non è affatto un campo abusivo, semplicemente è stato costruito dalle precedenti (e altrettanto inette) amministrazioni con tanto di container, asfalto e allacci ai servizi. C'è persino uno svincolo sulla Pontina con tanto di cartello stradale ufficiale. Quindi non ci vengano a raccontare le favole. A meno che Alemanno non definirebbe anche il Colosseo un monumento tollerato ma non autorizzato, visto che non l'ha costruito lui. All'inizio c'erano la vigilanza, i servizi sociali e un presidio sanitario. Sarebbe dovuto essere una sistemazione provvisoria. Poi la politica ha scelto di abbandonare queste persone, quasi tutti bambini e adolescenti, al loro destino. L'amministrazione attuale ha scelto invece di perseguitarli, in linea con il governo, e di non curarsi dei minori in difficoltà, perchè richiede tempo e risorse economiche. Sta di fatto che hanno sulla coscienza l'ennesimo bambino innocente morto, come i quattro fratellini carbonizzati, nell'indecente indifferenza di una città. Nè tollerata nè autorizzata.
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.