lunedì, agosto 08, 2011
La polemiche suscitate dai nuovi spot televisivi per l’abbonamento a Sky Sport e le dure critiche mosse al quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, per aver avuto l’“ardire” di pubblicare le lettere di alcuni lettori indignati con una piccola nota di commento del direttore Tarquinio, ripropongono il tema del ruolo che riveste la stampa cattolica all'interno del panorama giornalistico italiano, e dei pregiudizi “anticlericali” che in occasioni del genere sistematicamente riemergono

di Bartolo Salone

Quest’anno la campagna pubblicitaria per il rinnovo dell’abbonamento a Sky Sport ha visto la diffusione di una serie di spot con alcuni dei volti più noti del calcio e dello sport italiano che rievocano in maniera ironica e mordente alcuni dei principali miracoli che i Vangeli attribuiscono a Gesù. Così, invece della moltiplicazione dei pani, abbiamo una moltiplicazione dei canestri ad opera di Danilo Gallinari, cestista italiano che gioca in NBA, la lega professionistica americana; Castrogiovanni, rugbista azzurro, solleva da terra un uomo molto basso, il quale finalmente prorompe di gioia: “Oh, ci vedo. E’ un miracolo”; Ambrosini e Mauri sono impegnati in una pesca miracolosa di palloni; Federica Pellegrini, novella Mosè, invece di dividere le acque del Mar Rosso “unisce” quelle di una piscina; e, ciliegina sulla torta, la statua di Totti trasuda sudore in mezzo ad una folla in estasi, che grida al miracolo. Tutto questo a dimostrazione che “Solo su Sky lo sport fa miracoli”.

Tali spot hanno generato non poche polemiche, specialmente dopo che il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha pubblicato sul suo quotidiano le lettere di due lettori indignati, con una piccola nota di commento, in cui osserva con molta pacatezza e obiettività: «Non c'è acredine ed emerge, caso mai, una certa voglia di far vibrare corde sensibili nell'animo degli italiani. Ma l'esercizio è spericolato, e finisce per ferire tanti e disturbare tantissimi».

Perfino il cardinal Tonini ha sentito il bisogno di intervenire, rilasciando una intervista a Tv Sorrisi e Canzoni in cui rileva con acume: “E’ una gravissima mancanza di rispetto: associare la religione al concetto di vendita e acquisto insito in una pubblicità è contro la dignità. E se perdiamo questo rispetto, come facciamo a insegnare i giusti valori ai più giovani?” .

Eppure, ad un uso sconsiderato della religione a fini pubblicitari assistiamo ormai da tempo, ed è forse per questo che iniziative promozionali come quelle di Sky non suscitano più tanto stupore, abituati come siamo ad iniziative ben più “ardite” non solo nel campo della pubblicità, ma anche in quello del cinema e dei cartoni animati (si pensi alla fin troppo fortunata serie dei Simpson o dei Griffin), dove non si disdegna talora di farsi beffe delle religioni e specialmente di quella cattolica, prendendone di mira i simboli e ironeggiando in modo alquanto ributtante sugli stessi sacramenti.

Va detto, ad onor del vero, che negli spot Sky non troviamo nulla di tutto questo: obiettivamente non vi è l’intenzione di offendere né si cade nel blasfemo. Eppure, da parte dei produttori vi è stata forse superficialità e mancanza di tatto: non si è tenuto conto infatti che questa rappresentazione farsesca dei miracoli e della devozione popolare poteva urtare la sensibilità di alcune persone la cui fede spontanea e immediata viene ridicolizzata a fronte di una esaltazione esagerata, ai limiti dell’idolatrico, dello sport e in particolare del calcio, i cui protagonisti vengono fatti oggetto di venerazione al posto dei santi. Non c’è da meravigliarsi che potesse sorgere un moto di reazione, e il direttore di Avvenire non ha fatto altro che dar voce alla voce di queste semplici persone.

L’intervento di Marco Tarquinio, da questo punto di vista, è lodevole e in perfetto stile evangelico. Meno comprensibili sono le critiche piovute sul quotidiano Avvenire e le speculazioni mediatiche che sono state fatte sul “caso”. Molti giornali, anche on-line, nel riportare i fatti, non hanno disdegnato dall’usare titoloni polemici del tipo “I vescovi italiani scomunicano Sky” o “Il giornale dei vescovi contro i nuovi spot Sky”. Non si capisce, invero, dove stia la scomunica: forse nell’aver riportato le lettere, pur critiche, di alcuni lettori? Ma solo ad Avvenire è vietato fare quello che fanno tutti gli altri quotidiani in questo Paese, ossia tenere una rubrica e pubblicare le lettere dei lettori con i commenti e le risposte del direttore? Strano che, quando sono i laici e le loro testate ad esprimere considerazioni e giudizi sui più svariati temi d’attualità, si tratta sempre di espressioni di pensiero libero e critico, mentre quando lo fanno i cattolici e i loro giornali si debba parlare sempre di crociate o scomuniche o anatemi. Avremo anche noi cattolici il diritto di dire la nostra oppure questo è un privilegio che spetta solo ad alcuni sedicenti “spiriti liberi”?

Per alcuni articoli (i curiosi possono fare una piccola ricerca su Google per rintracciare i vari contributi scritti in argomento) i nuovi spot Sky non dovrebbero urtare neppure i cattolici “più integralisti”, come a dire che Avvenire e i suoi lettori sono più integralisti degli integralisti! Altri riportano le esternazioni del cardinal Tonini sulla vicenda nel seguente modo: “Era da tempo che non assistevamo alle sparate (sic!) del cardinal Tonini”, peraltro dopo aver definito lo stesso, con linguaggio alquanto allusivo (diciamo pure diffamatorio?), un personaggio “controverso”, lasciando intendere chissà che cosa sulla persona dell’alto prelato.

L’impressione che si ricava da siffatte spericolate operazioni mediatiche è che si voglia delegittimare in partenza l’interlocutore cattolico, presentandolo in una veste sospetta, in modo tale da evitare il confronto sui contenuti. Questo è quello a cui ci hanno abituato in diversi casi tanti moderni figli dei lumi, quelli che, prendendo a modello Voltaire, proclamano di essere disposti a dare la loro vita per consentire a tutti, quindi anche a noi attempati cattolici e clericali, di esprimere le nostre opinioni… Non vi chiediamo così tanto, cari amici, ma almeno un po’ di rispetto come persone: siamo cittadini come voialtri, capaci di riflettere in modo maturo e critico su quanto accade attorno a noi. E’ ora che cominciate a farvene una ragione invece che sciorinare, come da tradizione, la solita tiritera anticlericale… Se poi vi è impossibile nutrire rispetto per chi non la pensa come voi, almeno evitate di alimentare sospetti e pregiudizi!

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