Il Pakistan è oggi il terzo paese al mondo per il rischio di violenza contro le donne. Segue infatti il confinante Afghanistan e la Repubblica democratica del Congo.
Agenzia Misna - I dati diffusi dalla ‘Thomson Reuters Foundation’ collimano sostanzialmente con quelli della Commissione per i diritti umani del Pakistan che segnala come nel 2010 siano state 800 le donne vittime di “omicidi d’onore” e 2900 quelle violentate, una media di otto al giorno in un paese dove il fenomeno tende perlopiù a restare nascosto, per paura, pudore e spesso per impossibilità ad avere giustizia da parte delle vittime o dei loro familiari.
I mass media pachistani riportano un numero crescente di delitti di questa categoria, il 20% in più nei primi sei mesi dell’anno rispetto al 2010. Come conferma in una intervista pubblicata sul quotidiano ‘Dawn’, Farzana Bari, direttrice del Centro per gli studi di genere all’Università Qaid-e-Azam di Islamabad, la società patriarcale che prevale ancora nel paese, soprattutto nelle aree rurali, giustifica la discriminazione contro la donna. Una mentalità diffusa che interessa anche la polizia e il sistema giudiziario, che spesso non sanzionano uccisioni o violenze sessuali giustificate come “punizione” per mancanze della donna o a tutela dell’onore dei maschi della famiglia, al cui interno spesso si compiono questi delitti.
Agenzia Misna - I dati diffusi dalla ‘Thomson Reuters Foundation’ collimano sostanzialmente con quelli della Commissione per i diritti umani del Pakistan che segnala come nel 2010 siano state 800 le donne vittime di “omicidi d’onore” e 2900 quelle violentate, una media di otto al giorno in un paese dove il fenomeno tende perlopiù a restare nascosto, per paura, pudore e spesso per impossibilità ad avere giustizia da parte delle vittime o dei loro familiari.
I mass media pachistani riportano un numero crescente di delitti di questa categoria, il 20% in più nei primi sei mesi dell’anno rispetto al 2010. Come conferma in una intervista pubblicata sul quotidiano ‘Dawn’, Farzana Bari, direttrice del Centro per gli studi di genere all’Università Qaid-e-Azam di Islamabad, la società patriarcale che prevale ancora nel paese, soprattutto nelle aree rurali, giustifica la discriminazione contro la donna. Una mentalità diffusa che interessa anche la polizia e il sistema giudiziario, che spesso non sanzionano uccisioni o violenze sessuali giustificate come “punizione” per mancanze della donna o a tutela dell’onore dei maschi della famiglia, al cui interno spesso si compiono questi delitti.
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