Grandi novità per il mercato del tonno in scatola nel Regno Unito: l'azienda produttrice di tonno Mareblu, Marine World Brand (MWB), ha annunciato che, entro il 2016, utilizzerà tonno pescato in maniera sostenibile nel 100% dei suoi prodotti ma - e qui sta il trucco - solo in quelli venduti con il marchio John West sul mercato britannico.
GreenPeace - E in Italia? Nessuna novità. Nelle scatolette Mareblu continueremo a trovare tonno pescato con metodi di pesca che minacciano l'intero ecosistema marino. MWB, produttore di conserve ittiche leader in tutta Europa, si è impegnato a utilizzare per i prodotti britannici solo tonno pescato con amo e lenza o con reti a circuizione senza l'uso di sistemi di aggregazione per pesci (FAD). Mentre per le scatolette italiane si continuerà alla vecchia maniera, utilizzando i FAD.
I FAD non solo causano la cattura di esemplari giovani di tonno obeso, specie minacciata di estinzione, o tonno pinna gialla, mettendo ancora più in crisi i loro stock, ma uccidono accidentalmente molti altri animali, tra cui specie a rischio di squali e tartarughe. E' stato calcolato che utilizzando i FAD per ogni 9 chilogrammi di tonni catturati si pesca un chilogrammo di altri animali "indesiderati" o bycatch. Eliminando il loro uso queste catture verrebbero ridotte fino ad un 90%!
È chiaro che il passo fatto da MWB sul mercato inglese è importante ma non basta. Forse considera Mareblu un prodotto di seconda categoria e noi italiani consumatori di serie B? Se vuole essere davvero credibile, l'azienda deve adottare adesso la stessa politica sostenibile in tutta la sua produzione.
Quando a gennaio 2010 Greenpeace ha lanciato in Italia la classifica Rompiscatole, il tonno Mareblu si è posizionato tra i primi in classifica con una politica di acquisto che prevedeva alcuni principi di sostenibilità, tra cui un serio impegno a combattere la pesca illegale. Passi importanti, che l'avevano distinto rispetto ad altri marchi ma che hanno lasciato l'azienda con un giudizio complessivo comunque insufficiente.
Speravamo che Mareblu continuasse a essere tra le aziende più impegnate in Italia e stesse lavorando per ottenere prodotti 100% sostenibili. Invece, a distanza di un anno e mezzo, la situazione non è cambiata.
Eppure il mercato sembra essersi mosso e in fretta. Grazie a una campagna serrata di Greenpeace contro la pesca insostenibile, negli ultimi mesi tutti i più grandi marchi di tonno in scatola inglesi - John West è solo l'ultimo - si sono impegnati a utilizzare metodi di pesca sostenibili al 100% e appoggiare la creazione di riserve marine nel Pacifico.
Anche in Italia, la nostra campagna ha iniziato a dare i suoi frutti: lo scorso maggio, uno dei più grandi marchi del nostro mercato, Riomare, si è impegnata ad avere entro il 2013 il 45% del proprio tonno pescato senza l'utilizzo di FADs. Questo dimostra che cambiare è possibile, sopratutto quando sono i consumatori a chiederlo.
L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha recentemente annunciato che ben cinque delle otto specie di tonno sono ormai a rischio di estinzione. Chiediamo a Mareblu di smetterla con i doppi standard! I consumatori italiani, come quelli inglesi, non vogliono essere complici di questa distruzione.
GreenPeace - E in Italia? Nessuna novità. Nelle scatolette Mareblu continueremo a trovare tonno pescato con metodi di pesca che minacciano l'intero ecosistema marino. MWB, produttore di conserve ittiche leader in tutta Europa, si è impegnato a utilizzare per i prodotti britannici solo tonno pescato con amo e lenza o con reti a circuizione senza l'uso di sistemi di aggregazione per pesci (FAD). Mentre per le scatolette italiane si continuerà alla vecchia maniera, utilizzando i FAD.
I FAD non solo causano la cattura di esemplari giovani di tonno obeso, specie minacciata di estinzione, o tonno pinna gialla, mettendo ancora più in crisi i loro stock, ma uccidono accidentalmente molti altri animali, tra cui specie a rischio di squali e tartarughe. E' stato calcolato che utilizzando i FAD per ogni 9 chilogrammi di tonni catturati si pesca un chilogrammo di altri animali "indesiderati" o bycatch. Eliminando il loro uso queste catture verrebbero ridotte fino ad un 90%!
È chiaro che il passo fatto da MWB sul mercato inglese è importante ma non basta. Forse considera Mareblu un prodotto di seconda categoria e noi italiani consumatori di serie B? Se vuole essere davvero credibile, l'azienda deve adottare adesso la stessa politica sostenibile in tutta la sua produzione.
Quando a gennaio 2010 Greenpeace ha lanciato in Italia la classifica Rompiscatole, il tonno Mareblu si è posizionato tra i primi in classifica con una politica di acquisto che prevedeva alcuni principi di sostenibilità, tra cui un serio impegno a combattere la pesca illegale. Passi importanti, che l'avevano distinto rispetto ad altri marchi ma che hanno lasciato l'azienda con un giudizio complessivo comunque insufficiente.
Speravamo che Mareblu continuasse a essere tra le aziende più impegnate in Italia e stesse lavorando per ottenere prodotti 100% sostenibili. Invece, a distanza di un anno e mezzo, la situazione non è cambiata.
Eppure il mercato sembra essersi mosso e in fretta. Grazie a una campagna serrata di Greenpeace contro la pesca insostenibile, negli ultimi mesi tutti i più grandi marchi di tonno in scatola inglesi - John West è solo l'ultimo - si sono impegnati a utilizzare metodi di pesca sostenibili al 100% e appoggiare la creazione di riserve marine nel Pacifico.
Anche in Italia, la nostra campagna ha iniziato a dare i suoi frutti: lo scorso maggio, uno dei più grandi marchi del nostro mercato, Riomare, si è impegnata ad avere entro il 2013 il 45% del proprio tonno pescato senza l'utilizzo di FADs. Questo dimostra che cambiare è possibile, sopratutto quando sono i consumatori a chiederlo.
L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha recentemente annunciato che ben cinque delle otto specie di tonno sono ormai a rischio di estinzione. Chiediamo a Mareblu di smetterla con i doppi standard! I consumatori italiani, come quelli inglesi, non vogliono essere complici di questa distruzione.
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