giovedì, agosto 11, 2011
Analizziamo il ruolo svolto da internet e dai social network nella cosiddetta “primavera araba”, quei moti rivoluzionari cioè che sono dilagati nel Nord Africa e nel Medio Oriente a partire dal dicembre 2010 e che sono tuttora in corso: la Rete è stata un tassello fondamentale senza il quale i popoli egiziani e tunisini non avrebbero potuto liberarsi dei rispettivi dittatori

di Chiara Bartoli

Quando quotidianamente accendiamo il nostro pc e ci colleghiamo a siti quali Facebook o Twitter, probabilmente ci limitiamo a chattare con i nostri amici, a “postare” foto che ci ritraggono al mare sotto un sole cocente o in montagna a goderci un po' di fresco. I popoli del Nord Africa e del Medio Oriente hanno invece saputo utilizzare internet per scopi diversi, forse più “nobili”, forse semplicemente più ovvi: hanno organizzato proteste, hanno alzato la loro voce e hanno gridato, tramite la rete, “Libertà”. Libertà di pensiero, libertà di esprimere le proprie opinioni, libertà di votare in condizioni democratiche, senza brogli e senza trucchi. Libertà di usare i mezzi di comunicazione senza influenze da parte del governo. Ed è per questo che si sono affidati ad internet, ai social network in particolare: i mezzi di comunicazione nazionali si trovavano e alcuni purtroppo si trovano tuttora in mano a dittatori decennali, e non rimaneva altro da fare che sfruttare le infinite possibilità di internet, un mezzo non facilmente manipolabile e assolutamente impossibile da monopolizzare.

Tutto inizia il 17 dicembre 2010 in Tunisia, con il disperato gesto di un giovane venditore ambulante, Mohamed Bouaxizi, che dà fuoco in segno di protesta dopo che la polizia gli aveva confiscato i suoi beni senza alcuna spiegazione. Questo evento innesca una serie di proteste in tutta la Tunisia che portano, il 14 gennaio 2011, alla fuga del dittatore Ben Ali dopo 23 anni di potere. Le proteste si diffondono in altri paesi, quali Marocco, Algeria, Libia, Siria, ma portano a cambiamenti radicali sono Egitto e nella stessa Tunisia. Ad oggi sono ancora in corso le manifestazioni di protesta in Siria, con relative, sanguinose, repressioni, mentre in Libia è in atto una sorta di “guerra di liberazione” condotta dall'Onu contro Gheddafi.

Ma qual è stato il vero ruolo svolto da internet ? Per alcuni la “rete di reti” ha svolto un ruolo cruciale nell'organizzare le proteste. In Egitto per esempio, in seguito alla morte di un ventottenne picchiato dalla polizia, Khaled Said, una pagina Facebook invitata il popolo egiziano ad unirsi alla protesta: oltre 80.000 persone hanno sottoscritto quella pagina di Facebook. E nonostante il governo di Mubarak si sforzasse di oscurare cellulari e internet, le proteste non si placarono. Come afferma Augusto Valeriani, insegnante di “Mass Media e Politica Internazionale” all'Università di Bologna, “i blogger hanno fatto da connettori di queste rivoluzioni, diventandone la leadership organizzativa, una nuova élite politica che viene dalla cultura della rete, l'elemento cruciale delle rivolte degli ultimi mesi”.

Per altri invece, come il professore Philip Seib, direttore di un prestigioso centro di ricerca dell'Università della California, “i social media vi hanno avuto un ruolo, ma non un ruolo determinante. Lo strumento prevalente resta la televisione. In parte ciò è dovuto al fatto che i social media non sono così diffusi in quelle regioni come lo sono nei paesi più sviluppati. Prendiamo facebook: è utilizzato solo da circa il 5% della popolazione. La penetrazione di internet nella regione è intorno al 20%: è rilevante ma dal canto suo la televisione raggiunge l'80% della popolazione, soprattutto nelle grandi città. E quindi è stata la televisione lo strumento prevalente, a volte riutilizzando materiale reperito sui siti dei social media".

Il professore Robert McNab della Scuola Navale della California pensa invece che i social media siano stati utili, “ma quanto al modo in cui la gente ha condiviso video e informazioni in Egitto, Tunisia e Libia, ciò è avvenuto più attraverso sms che twitter; noi conosciamo twitter, quindi gli diamo molto credito, ma gran parte della comunicazione non è così evidente e la penetrazione di internet in medio oriente vede le più alte percentuali negli Emirati Arabi Uniti, Israele e Bahrein”.

A prescindere quindi dalle varie interpretazioni, indubbiamente internet è stato veicolo democratico che ha aiutato popolazioni oppresse a risollevarsi e a cacciare i propri dittatori, diffondendo poi in Europa e negli Stati Uniti le immagini delle atrocità commesse dai governi locali nel tentativo di mettere a tacere i rivoluzionari. Certo, i problemi sociali, culturali ed economici dei vari paesi non sono di certo scomparsi in un “click”, ma non possiamo negare i notevoli successi democratici raggiunti dalle popolazioni del mondo arabo in seguito alle proteste, e purtroppo ai bagni di sangue, che le hanno viste coinvolte.

È presente 1 commento

Unknown ha detto...

Sicuramente internet stato il mezzo grazie al quale la nostra sensibilità occidentale è stata smossa.Bel articolo
Grazie
Renata

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa