venerdì, agosto 12, 2011
Detenzioni arbitrarie, omicidi, occultamento di cadaveri, appropriazione indebita pre reclutamento di mercenari, violenze sessuali: sono solo alcuni dei capi di imputazione formulati contro 62 soldati fedeli all’ex presidente Laurent Gbagbo per crimini commessi durante la luna crisi post-elettorale seguita alla contestazione dei risultati delle elezioni del novembre scorso
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Agenzia Misna - La giustizia militare ha disposto il carcere per 40 degli incriminati: tra questi anche il generale Brunot Dogbo Blé, ex comandante della Guardia Repubblicana, e tre ufficiali accusati di aver sparato obici sul quartiere di Abobo, ad Abidjan, ‘roccaforte’ delle forze del successore di Gbagbo, Alassane Ouattara. Risulta al momento latitante il comandante Jean-Noël Abéhi, capo delle truppe corazzate della base di Agban, ad Abidjan, mentre resta in libertà il colonnello Boniface Konan, recentemente rientrato dal suo esilio in Ghana.

Tra gli episodi più cruenti del conflitto, si ricordano il bombardamento di un mercato, il 17 marzo, che aveva provocato, secondo fonti Onu, almeno una trentina di vittime; il 3 marzo sette donne che partecipavano a una manifestazione erano stato uccide dalle forze di Gbagbo sollevando una condanna internazionale.

Oltre ai militari, anche 37 personalità politiche vicine a Gbagbo sono state incriminate.
Ma, secondo l’Onu, con l’arrivo alla presidenza di Ouattara, il 21 maggio, le violenze sono proseguite. Fra l’11 luglio e il 10 agosto, la missione dei ‘caschi blu’ (Onuci) ha contato almeno 26 esecuzioni sommarie e 85 arresti arbitrari attribuiti per lo più ai militari vicini a Ouattara.

L’ex ‘numero 2’ del governo di Gbagbo, Mamadou Koulibaly, ha intanto lanciato un nuovo partito, ‘Libertà e democrazia per la Repubblica’ (lider), che conta di partecipare alle legislative attese per la fine dell’anno.

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