martedì, giugno 28, 2011
In esclusiva per La Perfetta Letizia, le fiabe di Silvio Foini

Clippy aveva cominciato a volare da poco tempo e non era ancor ben sicuro delle propri aluccie. Sapeva solo che doveva alzarle e abbassarle il più velocemente possibile per trovare sostentamento nell’aria invisibile intorno a lui. Quanto poi il raggiungere una determinata meta, si era rivelato per ora un bel problema. La sua mamma aveva cercato di impartirgli tutte le istruzioni: “Se vuoi andare a sinistra devi abbassare le piume della coda a destra e viceversa per dirigerti a sinistra quelle della parte destra”. Clippy continuava a provarci ma i successi erano ancora limitati. Appollaiato su una asticella di metallo dell’antenna della televisione posta sul tetto sotto una cui tegola era nato dall’uovo, poteva osservare i grandi svolazzare a piacimento per ogni dove e compiere atterraggi perfetti. Non come i suoi che lo portavano a ruzzolare qualche metro più in là. I suoi due fratellini erano già diventati più esperti di lui nel volo e a volte si burlavano della sua goffaggine.
In quel bel mattino di primavera se ne stava solo soletto sull’antenna della tv e cercava di capire bene come si doveva fare per volare correttamente. Ad un certo punto avvertì il palo dell’antenna subire un piccolo scossone. Voltò il capino e con sua grande sorpresa vide che quasi accanto a lui si era posato un altro uccellino ma... non era un passero! Non ne aveva mai veduto uno simile da che era nato. “Ciao! - cinguettò il nuovo venuto con una bellissima voce - Posso stare qui vicino a te per un pochino? Si gode la vista di tutta la piazza…”. Clippy rispose affermativamente mentre osservava l’elegante livrea del nuovo venuto. Nere, quasi blu le piume superiori e candide quanto la neve quelle del petto. La coda poi: un vero spettacolo di eleganza!
“Chi sei?”, domandò il passerotto incuriosito. “Io sono Lella la rondinella. Una rondine. Non ne hai mai visto una?”. “Una cosa?”, ribatté il passerotto che non aveva mai nemmeno udito quella parola. “Una rondine, diamine! – rispose sorpresa Lella la rondinella – Non ci siete mica solo voi passeri ad avere le ali! Non sai quanti altri volano nel cielo?”.
Poi intuì che il passerotto doveva essere un novello, uno venuto al mondo solo da qualche mese. “Scusa, quanti mesi hai?”, gli domandò con voce assai gentile. “Mi pare aver sentito dire dalla mamma che ne ho solo quattro e quindi sono ancora piccolino”. “La tua mamma ha ragione. Anch’io quando ne avevo quattro ero piccolina, sai? Adesso ne ho nove e sono grande. Passerà il tempo e lo sarai anche tu. Le stagioni camminano veloci e con loro il tempo passa. Come ti chiami piccolo passero?”. “Mi chiamo Clippy e sono contento di conoscerti. Da dove vieni? Abiti qui o in un altro tetto?”. “No. Sono arrivata tre giorni fa da lontano. Abbiamo volato per giorni e giorni sul mare per venire qui al nostro nido. O meglio, al nido che avevano costruito qui i miei genitori due anni fa. Vedi Clippy, quando qui in questo paese viene a fare freddo noi ce ne torniamo in un posto dove fa caldo poiché non potremo vivere al freddo. Tu invece che sei nato qui sei abituato e sei preparato al freddo dell’inverno.
Poi Lella la rondinella dovette spiegare al piccolo Clippy cosa fosse il mare e tante altre cose che non sapeva. Lui l’ascoltava affascinato e non avrebbe mai voluto che quelle belle storie finissero, ma la rondine ad un certop punto disse: “Adesso devo andare a mangiare qualche moscerino perché parla parla mi è venuto appetito. Vieni con me a fare uno spuntino?”. Clippy si trovò in grande imbarazzo: “Lella, io non sono capace di volare... cioè, di volare bene. Non mi riesce bene il decollo e peggio l’atterraggio”. Lella lo guardò sgranando gli occhi incredula: “Come fai a mangiare? Aspetti che i moscerini o qualche buona zanzara ti cadano nel becco?”. “No, mi porta il cibo ancora la mamma... ma quando si ricorda! Vedi, anch’io adesso ho tanta fame ma se provo a volare poi non so dove riuscirò a posarmi. Qui dove sto ora ci sono arrivato per caso”. Lella scoppiò a ridere: “Va be’, va be’, ora farò un giro e ti porterò qualcosa. Sempre che la tua mamma non abbia poi da ridire!”. “Non dirà nulla - rispose Clippy affamato pregustando qualche succulento insetto - Vai Lella. Ti aspetto qui”.
La rondine si staccò dal proprio appoggio con un’eleganza tale che al povero passerotto scappò un “ohhhh” di assoluta meraviglia. Nessuno dei suoi parenti, nemmeno di quelli più anziani ed esperti, volava così! La vide volteggiare leggera e magnifica nel cielo e compiere acrobazie mozzafiato mentre lanciava il suo garrulo grido. Meraviglioso!
Poco dopo Lella tornò con una elegante manovra accanto a lui recando nel becco un magnifico e grasso moscone. Clippy non si fece pregare e se lo mangiò d’un sol boccone. “Buono! – esclamò battendo le aluccie e rischiando di cadere sulle tegole sottostanti - Me ne porteresti un altro, amica rondine?”. “Certamente piccolino. Vado e torno!”. Poco dopo Lella servì becco a becco al passerotto affamato un gustosissimo zanzarone.
“Siamo a posto ora?”, chiese a Clippy, che assentì col capino. “Bene – seguitò la rondine con voce seria – Ora hai bisogno davvero che qualcuno ti insegni a percorrere le infinite vie del cielo. Non lo sai che esso ti appartiene? Devi solo vincere la paura!”. Clippy si stava sentendo male udendo quelle parole: “Ma io... tergiversò - …io sono ancora piccolo!”. “Non direi! Il tuo becco è bello grande! Adesso guarda come faccio io e poi fallo anche tu. Su che imparerai presto. Ci vuole modo e maniera in ogni cosa”.
Lella, ben aggrappata con le zampine all’asticelle metallica dell’antenna sul tetto, prese ad agitare le ali con velocità. Le zampine non mollarono la presa e Clippy sentì il vortice potente che quelle ali producevano: impressionante! Imitò l’amica a si accorse che lo stesso turbinio nell’aria era in grado di crearlo a sua volta e si sentì sicuro.
Poi Lella lo guardò: “Ora lascio andare l’appoggio e... fallo anche tu!”, ordinò perentoriamente. Lui ubbidì e si trovarono entrambi a parecchi metri d’altezza sopra il tetto. “E adesso?”, gridò il passerotto spaventatissimo. “Adesso vola, no? Cerca di venirmi dietro e fai quel che farò io. Vedrai che non sarà difficile. Sei un uccello anche tu. Non sei mica un gatto! A proposito – s’interruppe – stai molto attento ai gatti. Se possono ci mangiano!”. “Cosa sono i gatti Lella?”. Lei rise: “Adesso vola poi te lo spiegherò”.
Con qualche difficoltà ma con una tal maestra Clippy quel giorno imparò a volare e non avrebbe smesso più. Ormai, osservando attentamente i giochi di voli serali delle rondini, poteva capitare di vedere un passero volare con loro. Non con la stessa maestria ma poco ci mancava. Lella la rondinella e Clippy il passerotto divennero inseparabili. Non si vedeva l’uno senza vedere l’altra.
Poi il sole diventò meno caldo, prese a soffiare un vento freddo che scendeva dalle montagne e addensava nubi nere e foriere della pioggia. Tutte le sorelle di Lella la rondinella si diedero appuntamento sui fili della corrente apprestandosi a partire per le regioni calde. Clippy era accanto alla sua Lella quando il capo dello stormo delle rondini gli si avvicinò: “Tu non puoi venire insieme a noi. Non sei una rodine e moriresti cadendo nel mare. Non puoi volare con noi. Non ne hai la possibilità. E non ammetto repliche da parte tua. Lella tornerà qui a primavera e starete ancora insieme! Torna al tuo nido e passaci l’inverno”. Ma Lella guardò negli occhi il passero e prese una decisione che disse essere irrevocabile: “Io non partirò con voi sorelle. Rimarrò qui accanto a Clippy. Questo è il mio volere. Buon viaggio a tutte”. “Tu morirai di certo, incosciente. Quando scenderà la neve dove andrai a ripararti? I nostri nidi geleranno e tu con loro”, insistette il capo della rondini, ma Lella aveva deciso e rimase. Con il suo Clippy vide le sorelle partire ma non fu triste. Lei aveva fatto la scelta giusta. Venne l’inverno col suo gelo, la tormenta, la neve e due uccellini stettero stretti stretti nel nido di Clippy sotto il tetto per scaldarsi ma...
Alcuni giorni prima di Natale Lella morì per il freddo pungente e Clippy a sua volta si lasciò morire di fame. Non avrebbe avuto senso per lui vivere senza la sua adorata rondinella! La notte di Natale Gesù rinnovò il miracolo della Sua nascita e si accorse dei due poveri uccellini che avevano riempito il cielo della loro gioia e ora giacevano morti: pensò che non fosse giusto e soffiò il Suo alito sui due corpicini. Clippy e Lella la rondinella ripresero allora felici le vie del cielo e da allora cantano al mondo le Sue lodi.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Questa favola mi ricorda come imparai ad andare in bici da bambino. Quando decisi di togliere le rotelle, avevo paura a camminare da solo, per cui chiedevo ad au ragazzo più grande di sostenermi da dietro. Un bel giorno, convinto di essere sostenuto da dietro, presi a pedalare, ma, voltandomi, vidi che nessuno mi teneva. Avevo imparato a pedalare da solo!
Rlflettendo su quest'episodio a distanza di decenni, mi rendo conto che l'errore di molti genitori oggi è di non lasciare che i bambini imparino da sè le cose. Per paura che cadano, i genitori non consentano ai bambini di mettersi in gioco. E il risultato è che questi bambini non diventano mai autonomi e indipendenti se non a tarda, tardissima età (molti poi non lo diventano mai).

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