domenica, giugno 26, 2011
Carlo Mafera ci parla del libro di Tito Paolo Zecca edito dalle Paoline

La vita di questa celebre santa viene descritta compiutamente nel libro del sacerdote passionista Tito Paolo Zecca, che è uno specialista nelle agiografie e nelle spiritualità dei grandi santi della sua congregazione. Il tema che mi piace affrontare in questa storia della vita di Santa Gemma Galgani è la riscoperta del dono grande che abbiamo noi laici del sacerdozio comune. Tale dono è contenuto nel battesimo: in questo sacramento infatti veniamo investiti da Gesù Cristo dei ruoli straordinari di Re, Profeti e Sacerdoti. Gemma Galgani rappresenta questo concetto magnificamente perché nella sua vita piena di tribolazioni ha avuto anche quella di non poter diventare monaca, ma nonostante ciò ha potuto esprimere ugualmente, e anzi in modo ancor più sublime, la sua santità. È il grande tema che la Chiesa ha espresso più volte in questi ultimi decenni, a partire dal Concilio Vaticano II: l’universale chiamata alla santità. Certamente quella di Santa Gemma Galgani è una chiamata particolare, come quella di tutti i grandi santi passionisti che ricevono e partecipano nel loro corpo delle sofferenze di Nostro Signore Gesù Cristo. Ma tutti noi siamo chiamati alla costruzione del Regno nello stato in cui ci troviamo, quello laicale, come lo fu per Santa Gemma. La sua vita può essere letta nell’ottimo libro di Tito Paolo Zecca o nel sito particolare dedicato alla santa, ma quello che è importante esprimere, come fece Gemma Galgani con grande pace e rassegnazione, è proprio la grandezza dello stato laicale. A tal proposito è significativo estrapolare quanto dice la Lumen Gentium: “In particolare con il Battesimo si è configurati a Cristo sacerdote: il popolo di Dio, infatti, è popolo sacerdotale. Afferma il n. 10 della Lumen gentium: «Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini (cfr. Ebr 5,1-5), fece del nuovo popolo “un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo” (Ap 1,6; cfr. 5,9-10). Infatti, per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati per formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamò all'ammirabile sua luce (cfr. 1 Pt 2,4-10). Tutti quindi i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cfr. At 2,42-47), offrano se stessi come vittima viva (come fece Santa Gemma Galgani), santa, gradevole a Dio (cfr. Rm 12,1), rendano dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che è in essi di una vita eterna (cfr. 1 Pt 3,15)».
E nel medesimo numero la Lumen gentium così prosegue: «Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro; infatti l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo … i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'oblazione dell'Eucaristia, ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa».
Queste ultime affermazioni – già così dense e aperte a prospettive spirituali e pastorali quanto mai esaltanti e concrete – si ritrovano esplicitate dalla Lumen gentium in numerosi altri passi, soprattutto in quelli che toccano in modo diretto ed esplicito il posto e il ruolo propri dei fedeli laici nella Chiesa: il n. 31 sull’indole secolare dei laici, intesa come un «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio», il n. 33 sull’apostolato dei laici, i nn. 34-36 che riprendono il tema del sacerdozio comune dei fedeli, collegandolo con la partecipazione alla funzione profetica di Cristo e al suo servizio regale.
Gemma Galgani, inconsapevolmente e profeticamente, ha anticipato i temi svolti dal Concilio Vaticano II: è stata una campionessa nella santità e nella eroicità laicale, offrendosi vittima, santa e grata a Dio. È stata una della prime laiche diventate sante in questo secolo, inaugurando la stagione delle santificazioni di tal genere, promosse e sostenute dal grande e compianto Papa Giovanni Paolo II, il cui successore intende continuare questa splendida tradizione.

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