La riflessione che si impone, a un mese dal sisma e dallo tsunami che hanno sconvolto il Giappone, è questa: “Occorre prendersi cura delle vittime, dei sofferenti, in ogni modo, a livello materiale e spirituale; ma, dopo il disastro nucleare, urge anche una revisione dello stile di vita”, secondo modelli più sostenibili, umani e in sintonia con il Creato.
Radio Vaticana - E’ quanto dice all’agenzia Fides padre Peter Abe Keita, responsabile della Commissione “Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato” nella Provincia dei Frati Minori a Tokyo. Dopo il terremoto, i francescani hanno immediatamente lanciato una raccolta fondi di solidarietà in Giappone e, a livello internazionale, presso tutte le comunità francescane nel mondo, per aiutare la Caritas Giappone che sta operando nelle diocesi più colpite. Nel contempo hanno aperto le loro case, ospitando i profughi nel “Franciscan Chapel Center” a Tokyo, ma anche nei conventi di Kiryuu, nella provincia di Gunma. “In molti luoghi occorre solo personale altamente specializzato, dunque le operazioni di soccorso e assistenza sono affidate alla Protezione civile e all’esercito” nota padre Abe Keita a Fides. In ogni caso due frati si sono recati nel territorio di Miyagi, colpito dallo tsunami, “per prendere visione della situazione, con la prospettiva di contribuire alla ricostruzione e alla riabilitazione delle famiglie colpite”. Sulla questione nucleare, che oggi allarma la popolazione nipponica, il francescano rimarca: “Siamo davvero scioccati dal potere della natura cha va oltre ogni immaginazione. Guardando al disastro nucleare, non posso fare a meno di pensare che deve esistere un limite all’intervento umano sulla natura, per la salvezza dell’umanità. Il livello di radioattività che si registra oggi è il più alto da sempre. Il governo dovrebbe compensare le vittime e proteggere la popolazione. Ma oggi non basta dire ‘no’ alle centrali nucleari: occorre anche rivedere profondamente il nostro stile di vita, all’insegna della moderazione e della sobrietà, ad esempio moderando l’uso dell’energia elettrica nella vita quotidiana”. I francescani auspicano modelli di sviluppo più sostenibili, umani e rispettosi della Creazione. (R.P.)
Radio Vaticana - E’ quanto dice all’agenzia Fides padre Peter Abe Keita, responsabile della Commissione “Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato” nella Provincia dei Frati Minori a Tokyo. Dopo il terremoto, i francescani hanno immediatamente lanciato una raccolta fondi di solidarietà in Giappone e, a livello internazionale, presso tutte le comunità francescane nel mondo, per aiutare la Caritas Giappone che sta operando nelle diocesi più colpite. Nel contempo hanno aperto le loro case, ospitando i profughi nel “Franciscan Chapel Center” a Tokyo, ma anche nei conventi di Kiryuu, nella provincia di Gunma. “In molti luoghi occorre solo personale altamente specializzato, dunque le operazioni di soccorso e assistenza sono affidate alla Protezione civile e all’esercito” nota padre Abe Keita a Fides. In ogni caso due frati si sono recati nel territorio di Miyagi, colpito dallo tsunami, “per prendere visione della situazione, con la prospettiva di contribuire alla ricostruzione e alla riabilitazione delle famiglie colpite”. Sulla questione nucleare, che oggi allarma la popolazione nipponica, il francescano rimarca: “Siamo davvero scioccati dal potere della natura cha va oltre ogni immaginazione. Guardando al disastro nucleare, non posso fare a meno di pensare che deve esistere un limite all’intervento umano sulla natura, per la salvezza dell’umanità. Il livello di radioattività che si registra oggi è il più alto da sempre. Il governo dovrebbe compensare le vittime e proteggere la popolazione. Ma oggi non basta dire ‘no’ alle centrali nucleari: occorre anche rivedere profondamente il nostro stile di vita, all’insegna della moderazione e della sobrietà, ad esempio moderando l’uso dell’energia elettrica nella vita quotidiana”. I francescani auspicano modelli di sviluppo più sostenibili, umani e rispettosi della Creazione. (R.P.)| Tweet |
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