Presentate le stazioni della Via Crucis in bronzo che orneranno Via della Conciliazione dal 13 al 29 aprile
Un’installazione di arte sacra contemporanea unica al mondo. E’ la Via Crucis in bronzo che dal 13 marzo al 29 aprile, verrà esposta in Via della Conciliazione a Roma.
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adio Vaticana - L’opera è stata eseguita dalla società d’arte “Domus Dei”, di proprietà della Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro, ed è stata presentata oggi nella Sala Marconi della Radio Vaticana. C’era per noi Michele Raviart. ascolta
Quarantanove statue e undici croci in bronzo alte due metri, distribuite in quattordici gruppi scultorei, uno per ogni stazione della Via Crucis. Sono questi i numeri della grande opera d’arte che a partire dal 13 marzo verrà esposta lungo Via della Conciliazione a Roma, conducendo pellegrini e visitatori attraverso il mistero della croce e della resurrezione. Si tratta di un’opera unica, la più grande del mondo nel suo genere, che ha visto l’impiego di quasi venti tonnellate di bronzo, fuse con la tecnica della cera persa. La sua realizzazione ha impiegato oltre cinque anni. Giuseppe Allamprese, uno degli artisti coinvolti ci spiega la realizzazione e lo stile dell’opera:
“Siamo in due, quindi c’è stata anche una necessità di amalgamare i due stili e di fare in maniera che fosse un lavoro omogeneo. Le statue sono state realizzate prima in creta e poi fuse, con la tecnica della cera persa, in bronzo. Lo stile è uno stile tradizionale, perché c’era l’esigenza di essere il più possibile comunicativi verso il pubblico. Rispettano il più possibile naturalmente la descrizione dei Vangeli, limitando le figure a quattro, al massimo cinque, per ogni stazione. Abbiamo cercato di dare il più possibile una certa dinamicità alla scena, anche se le scene sono - naturalmente - un po’ frutto della nostra interpretazione”.
La Via Crucis è stata commissionata dalla città di Coquimbo in Cile, dove ritornerà dopo il 29 aprile, per essere poi collocata nel parco della “Croce del Terzo Millennio”, dove si innalza una croce monumentale alta oltre ventisei metri. In quell’occasione, verrà inaugurata a Coquimbo la prima parrocchia al mondo dedicata a Giovanni Paolo II, che verrà elevato agli altari il prossimo primo maggio. Durante la sua esposizione a Roma, la Via Crucis sarà un cammino orante verso S. Pietro in tempo di Quaresima, in un luogo ricco di simbolismo e spiritualità. Mons. Domenico Segalini, vescovo di Palestrina:
“Sono importanti queste rappresentazioni monumentali, queste croci enormi che vengono collocate sulla Via della Conciliazione, vicino al luogo della passione e morte di Pietro: qui, davanti a quell’obelisco, che oggi è collocato al centro della piazza - e che San Pietro prima di morire vide sicuramente, perché era collocato nell’anfiteatro dei giochi in cui ci si divertiva con i cristiani, fino a fare della loro morte uno spettacolo - qui, la volontà di proporre la Via Crucis assume un significato unico per il contesto storico”.
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, durante la presentazione ha ricordato la sfida per Roma di ospitare, seppure temporaneamente, una nuova opera di arte sacra contemporanea, sottolineando l’importanza dei valori che la Via Crucis richiama. Questa esposizione è infatti un’occasione per ribadire il valore della Croce e del sacrificio di Cristo. Il cardinale Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.
“Benedette croci, benedetti artisti che ci presentano continuamente questo mistero della Croce. Laddove noi non comprendiamo più il senso della Croce, perdiamo il senso della vita. Dalla Croce del Signore abbiamo imparato ad amare, abbiamo imparato una cosa difficilissima, quasi impossibile: abbiamo imparato ad amare chi soffre”.(ma)
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“Siamo in due, quindi c’è stata anche una necessità di amalgamare i due stili e di fare in maniera che fosse un lavoro omogeneo. Le statue sono state realizzate prima in creta e poi fuse, con la tecnica della cera persa, in bronzo. Lo stile è uno stile tradizionale, perché c’era l’esigenza di essere il più possibile comunicativi verso il pubblico. Rispettano il più possibile naturalmente la descrizione dei Vangeli, limitando le figure a quattro, al massimo cinque, per ogni stazione. Abbiamo cercato di dare il più possibile una certa dinamicità alla scena, anche se le scene sono - naturalmente - un po’ frutto della nostra interpretazione”.
La Via Crucis è stata commissionata dalla città di Coquimbo in Cile, dove ritornerà dopo il 29 aprile, per essere poi collocata nel parco della “Croce del Terzo Millennio”, dove si innalza una croce monumentale alta oltre ventisei metri. In quell’occasione, verrà inaugurata a Coquimbo la prima parrocchia al mondo dedicata a Giovanni Paolo II, che verrà elevato agli altari il prossimo primo maggio. Durante la sua esposizione a Roma, la Via Crucis sarà un cammino orante verso S. Pietro in tempo di Quaresima, in un luogo ricco di simbolismo e spiritualità. Mons. Domenico Segalini, vescovo di Palestrina:
“Sono importanti queste rappresentazioni monumentali, queste croci enormi che vengono collocate sulla Via della Conciliazione, vicino al luogo della passione e morte di Pietro: qui, davanti a quell’obelisco, che oggi è collocato al centro della piazza - e che San Pietro prima di morire vide sicuramente, perché era collocato nell’anfiteatro dei giochi in cui ci si divertiva con i cristiani, fino a fare della loro morte uno spettacolo - qui, la volontà di proporre la Via Crucis assume un significato unico per il contesto storico”.
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, durante la presentazione ha ricordato la sfida per Roma di ospitare, seppure temporaneamente, una nuova opera di arte sacra contemporanea, sottolineando l’importanza dei valori che la Via Crucis richiama. Questa esposizione è infatti un’occasione per ribadire il valore della Croce e del sacrificio di Cristo. Il cardinale Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.
“Benedette croci, benedetti artisti che ci presentano continuamente questo mistero della Croce. Laddove noi non comprendiamo più il senso della Croce, perdiamo il senso della vita. Dalla Croce del Signore abbiamo imparato ad amare, abbiamo imparato una cosa difficilissima, quasi impossibile: abbiamo imparato ad amare chi soffre”.(ma)
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