Rehman Malik ha scritto lettere a Benedetto XVI e all’agenzia internazionale, chiedendo la condanna del gesto e provvedimenti esemplari. Il Senato approva una risoluzione in cui chiede agli Usa di colpire il predicatore evangelico. I cristiani pakistani sottolineano l’appartenenza al Paese e biasimano il “folle” gesto, causa di nuove persecuzioni.
di Jibran Khan
Islamabad (AsiaNews) – Il ministro degli Interni pakistano Rehman Malik – su indicazione del presidente Asi Ali Zardari – ha inviato una lettera a papa Benedetto XVI e al segretario generale dell’Interpol Ronald Nobel, in cui chiede di condannare il rogo del Corano e prendere provvedimenti contro l'ispiratore, il pastore americano Terry Jones. Nella vicenda è intervenuto anche il Senato a Islamabad, che ha approvato all’unanimità una risoluzione che invita gli Stati Uniti a consegnare alla giustizia il controverso predicatore. Il folle gesto del pastore Wayne Sapp, che lo scorso 20 marzo in Florida ha bruciato un Corano, sotto la supervisione del predicatore evangelico Terry Jones, ha innescato polemiche e violenze.L’iniziativa è stata più volte condannata con forza da leader cristiani pakistani e indiani, definito come “atto irrispettoso” e di “pura follia” compiuto da un cittadino Usa, che non ha nulla a che vedere con i cristiani pakistani. Tuttavia, il rogo del Corano ha scatenato la reazione dei fondamentalisti islamici che, in pochi giorni, hanno attaccato tre chiese e ucciso due persone, alimentando il clima di paura e sfiducia in seno alla comunità cristiana.
La lettera indirizzata al capo dell’Interpol, spiega Rehman Malik, chiede che la vicenda venga trattata come un caso di “crimine violento” e di prendere misure urgenti per il futuro, perché non si ripetano casi di profanazione del Corano o blasfemia. La risoluzione approvata all’unanimità dal Senato, oltre a richiedere provvedimenti urgenti contro il pastore Terry Jones, invita tutti i Paesi musulmani a manifestare la propria indignazione verso gli Stati Uniti e alle Nazioni Unite di registrare un “gesto ignobile” verso l’islam.
Il ministro degli Interni condanna anche gli attacchi alle chiese e il rogo di alcune copie della Bibbia, ad opera di fondamentalisti islamici. Malik spiega di aver dato mandato alle forze di sicurezza di indagare sulla vicenda e prendere “misure adeguate” per “salvaguardare i diritti delle minoranze, le loro proprietà e i luoghi sacri”.
Nei giorni scorsi la comunità cristiana ha più volte voluto precisare che non esistono legami fra gli Stati Uniti, il pastore Terry Jones e i cristiani pakistani, che “sono nati e appartengono solo alla madrepatria”. Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi, ha più volte ripetuto che “non dobbiamo essere equiparati agli americani”. P. Anwar Patras, sacerdote cattolico, ha aggiunto che la comunità cristiana, prima di tutto, appartiene al Pakistan: “siamo nati in questa terra e qui saremo seppelliti, non abbiamo alcun legame con il pastore Terry Jones o le sue idee malate”.
di Jibran KhanIslamabad (AsiaNews) – Il ministro degli Interni pakistano Rehman Malik – su indicazione del presidente Asi Ali Zardari – ha inviato una lettera a papa Benedetto XVI e al segretario generale dell’Interpol Ronald Nobel, in cui chiede di condannare il rogo del Corano e prendere provvedimenti contro l'ispiratore, il pastore americano Terry Jones. Nella vicenda è intervenuto anche il Senato a Islamabad, che ha approvato all’unanimità una risoluzione che invita gli Stati Uniti a consegnare alla giustizia il controverso predicatore. Il folle gesto del pastore Wayne Sapp, che lo scorso 20 marzo in Florida ha bruciato un Corano, sotto la supervisione del predicatore evangelico Terry Jones, ha innescato polemiche e violenze.L’iniziativa è stata più volte condannata con forza da leader cristiani pakistani e indiani, definito come “atto irrispettoso” e di “pura follia” compiuto da un cittadino Usa, che non ha nulla a che vedere con i cristiani pakistani. Tuttavia, il rogo del Corano ha scatenato la reazione dei fondamentalisti islamici che, in pochi giorni, hanno attaccato tre chiese e ucciso due persone, alimentando il clima di paura e sfiducia in seno alla comunità cristiana.
La lettera indirizzata al capo dell’Interpol, spiega Rehman Malik, chiede che la vicenda venga trattata come un caso di “crimine violento” e di prendere misure urgenti per il futuro, perché non si ripetano casi di profanazione del Corano o blasfemia. La risoluzione approvata all’unanimità dal Senato, oltre a richiedere provvedimenti urgenti contro il pastore Terry Jones, invita tutti i Paesi musulmani a manifestare la propria indignazione verso gli Stati Uniti e alle Nazioni Unite di registrare un “gesto ignobile” verso l’islam.
Il ministro degli Interni condanna anche gli attacchi alle chiese e il rogo di alcune copie della Bibbia, ad opera di fondamentalisti islamici. Malik spiega di aver dato mandato alle forze di sicurezza di indagare sulla vicenda e prendere “misure adeguate” per “salvaguardare i diritti delle minoranze, le loro proprietà e i luoghi sacri”.
Nei giorni scorsi la comunità cristiana ha più volte voluto precisare che non esistono legami fra gli Stati Uniti, il pastore Terry Jones e i cristiani pakistani, che “sono nati e appartengono solo alla madrepatria”. Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi, ha più volte ripetuto che “non dobbiamo essere equiparati agli americani”. P. Anwar Patras, sacerdote cattolico, ha aggiunto che la comunità cristiana, prima di tutto, appartiene al Pakistan: “siamo nati in questa terra e qui saremo seppelliti, non abbiamo alcun legame con il pastore Terry Jones o le sue idee malate”.
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