L’ala femminile della Jamaat-e-Islami (JI) ha sfilato per le vie della città, lanciando slogan contro quanti vogliono modificare la “legge nera”. I leader fondamentalisti chiedono l’espulsione dei rappresentanti vaticani per “l’ingerenza” di Benedetto XVI. Il 30 gennaio cristiani in preghiera per Asia Bibi e la pace nel Paese.
di Jibran Khan
Karachi, Pakistan (AsiaNews) – L’ala femminile del movimento islamico Jamaat-e-Islami (JI) ha manifestato per le vie di Karachi contro possibili emendamenti alla legge sulla blasfemia. La protesta si è svolta ieri in occasione della preghiera del venerdì: la folla si è radunata a Mazar-e-Quaid – il Mausoleo nazionale, meglio noto come la tomba che ospita i resti del fondatore Ali Jinnah – e ha marciato sino all’area di Numaish Chowrangi. Le giovani – provenienti da diverse scuole e istituti della città – brandivano slogan e cartelli contro quanti vogliono modificare la “legge nera”.
Rivolgendosi alla folla, Ghafoor Ahmed – membro di JI – ha confermato che “non sarà ammesso alcun tentativo di toccare la legge”; lo spirito delle studentesse pakistane, ha aggiunto, mostra che il Paese “diventerà presto una vera nazione islamica”. Il vice-presidente Ashraf Jalali, alla guida della manifestazione, ha chiarito che l’eventuale condanna di Mumtaz Qadri – l’assassino del governatore del Punjab Salman Taseer – porterà a nuove manifestazioni e proteste, perché egli è “un eroe della ummah musulmana”.
I membri del movimento fondamentalista invocano anche l’espulsione di tutti i rappresentanti vaticani in Pakistan, per quella che definiscono “ingerenza” di Benedetto XVI negli affari interni. Il 10 gennaio scorso il Papa, durante l’incontro con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, aveva rivendicato il diritto alla libertà religiosa e chiesto l’abrogazione della legge sulla blasfemia.
Il 30 gennaio i fondamentalisti islamici hanno indetto una manifestazione nazionale a sostegno della “legge nera” e hanno promesso una “lunga marcia” verso Islamabad se Asia Bibi, la 45enne cristiana condannata a morte per blasfemia e in attesa di appello, non verrà giustiziata. Sempre il 30 gennaio, invece, il vescovo di Islamabad/Rawalpini, mons. Rufin Anthony, ha proclamato una giornata di digiuno e preghiera per Asia e per la pace e l’armonia in tutto il Pakistan.
di Jibran KhanKarachi, Pakistan (AsiaNews) – L’ala femminile del movimento islamico Jamaat-e-Islami (JI) ha manifestato per le vie di Karachi contro possibili emendamenti alla legge sulla blasfemia. La protesta si è svolta ieri in occasione della preghiera del venerdì: la folla si è radunata a Mazar-e-Quaid – il Mausoleo nazionale, meglio noto come la tomba che ospita i resti del fondatore Ali Jinnah – e ha marciato sino all’area di Numaish Chowrangi. Le giovani – provenienti da diverse scuole e istituti della città – brandivano slogan e cartelli contro quanti vogliono modificare la “legge nera”.
Rivolgendosi alla folla, Ghafoor Ahmed – membro di JI – ha confermato che “non sarà ammesso alcun tentativo di toccare la legge”; lo spirito delle studentesse pakistane, ha aggiunto, mostra che il Paese “diventerà presto una vera nazione islamica”. Il vice-presidente Ashraf Jalali, alla guida della manifestazione, ha chiarito che l’eventuale condanna di Mumtaz Qadri – l’assassino del governatore del Punjab Salman Taseer – porterà a nuove manifestazioni e proteste, perché egli è “un eroe della ummah musulmana”.
I membri del movimento fondamentalista invocano anche l’espulsione di tutti i rappresentanti vaticani in Pakistan, per quella che definiscono “ingerenza” di Benedetto XVI negli affari interni. Il 10 gennaio scorso il Papa, durante l’incontro con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, aveva rivendicato il diritto alla libertà religiosa e chiesto l’abrogazione della legge sulla blasfemia.
Il 30 gennaio i fondamentalisti islamici hanno indetto una manifestazione nazionale a sostegno della “legge nera” e hanno promesso una “lunga marcia” verso Islamabad se Asia Bibi, la 45enne cristiana condannata a morte per blasfemia e in attesa di appello, non verrà giustiziata. Sempre il 30 gennaio, invece, il vescovo di Islamabad/Rawalpini, mons. Rufin Anthony, ha proclamato una giornata di digiuno e preghiera per Asia e per la pace e l’armonia in tutto il Pakistan.
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