Alla fine Ben Ali ha lasciato la Tunisia, per una destinazione in nottata ancora incerta, mentre il suo Paese ha vissuto la sua giornata più drammatica: dopo gli scontri tra polizia e manifestanti davanti al ministero dell'Interno, pacificamente ''assediato'' per ore dalla gente che chiedeva al presidente di andarsene, nell'intero Paese veniva decretato lo stato d'emergenza.
Ansa.it - Nelle stesse ore, Zine Al-Abidine Ben Ali, leader incontrastato da oltre vent'anni, partiva a bordo di un velivolo con destinazione segreta. Varie fonti l'anno creduto in viaggio verso la Francia, il Golfo persico e anche l'Italia: le strane modalita' dell'atterraggio di un aereo tunisino all'aeroporto di Cagliari hanno creato incertezza per varie ore, almeno fin quando fonti del governo italiano hanno escluso che Ben Ali fosse a bordo. In nottata l'emittente la tv saudita Al Arabiya lo stava dando in arrivo a Gedda. A Tunisi intanto il potere, come annunciato in un breve comunicato alla tv, è stato assunto da un direttorio di sei persone, con la carica di presidente ad interim affidata al primo ministro, Mohammed Ghannouchi: una decisione, ha detto Ghannouchi, dettata dalla Costituzione, vista la "temporanea impossibilità" del presidente di svolgere il proprio mandato. Resterà in carica fino alle elezioni anticipate, che dovrebbero tenersi tra sei mesi, e si e' impegnato al rispetto della Costituzione nello svolgere le funzioni presidenziali. ''Mi rivolgo a tutte le sensibilità politiche e sociali del Paese ad unirsi attorno allo spirito della patria", ha detto Ghannouchi durante il suo annuncio, che costituisce sostanzialmente l'unica informazione che appare nei notiziari della tv di Stato. Ben Ali, poco prima di fuggire, aveva destituito il governo e promesso le elezioni. Nel frattempo, la Tunisia è sotto coprifuoco e stato d'emergenza: il divieto ad uscire è scattato dalle 17 di oggi fino alle 7 del mattino di domani, vietati gli assembramenti di più di tre persone e licenza per l'esercito e la polizia di sparare su tutti "i sospetti" che si rifiutano di rispettare gli ordini intimati. Anche se ancora stasera, in pieno coprifuoco, si continuavano a sentire spari e gente in movimento anche in pieno centro con segnalazione di incendi e rapine in varie zone della citta', parzialmente al buio a causa di un taglio dell'energia elettrica da parte delle autorita'. Questo, al termine di una giornata scandita da notizie allarmanti di scontri e di morti, nella notte nelle periferie e anche in pieno giorno, nel centro di Tunisi: 13 le vittime che contavano fonti ospedaliere nella notte solo a Tunisi, 2 a Kairouan, ed era solo l'inizio di un'altra conta ancora incerta di morti. In mattinata, nonostante le 'aperture' di ieri seradi Ben Ali, migliaia di persone erano scese di nuovo in piazza a Tunisi, assediando il ministero dell'interno: ''Ben Ali vattene'', scandiva la folla. Poi ancora una volta lacrimogeni, scontri e spari. Non e' chiaro se oggi ci siano state vittime. In serata e' stato smentito che alcuni familiari di Ben Ali, tra cui il genero Sakher Materi, uno degli uomini di affari più in vista del paese, siano stati arrestati, mentre, almeno secondo informazioni del sito di Le Monde, un aereo proveniente dalla Tunisia è atterrato all'aeroporto di Le Bourget, alle porte di Parigi, con a bordo una figlia e una nipote di Ben Ali. In giornata era giunta l'apertura a un governo di unità nazionale da parte delle opposizioni. "C'è bisogno di un governo di unità nazionale contro i rischi di un bagno di sangue": aveva detto il capo del Partito democratico progressista (Pdp) Mohammed Nejib Chebbi, offrendo al regime anche una soluzione di compromesso con la collaborazione di alcuni esponenti del governo in carica. "Non c'è alternativa - aveva proseguito - nonostante Ben Ali abbia voluto mostrare di voler venire incontro alla gente. Ma la gente non ha più fiducia in lui. Per questo serve un governo di unità nazionale, per evitare un bagno di sangue. E se non basterà c'è il rischio di una situazione di tipo birmano. Il Paese è come un ambiente saturo di gas. Basta un fiammifero per farla esplodere". Poche ore prima, l'ipotesi di un governo di unità nazionale era stata definita "del tutto fattibile" ed "anche normale" dal ministro degli esteri Kamel Morjane. Ma non e' andata a finire cosi'. Sullo sfondo, un'ipotesi su cui le voci si rincorrevano da qualche giorno: quella di un possibile colpo di Stato da parte dell'esercito, ipotesi legata anche alla rimozione - mai confermata - del capo di stato maggiore capo di stato maggiore Rashid Ammar, in quanto responsabile di non aver voluto reprimere con la forza le proteste. Un'ipotesi, quella del rischio golpe, su cui rimangono ancora sospesi molti interrogativi. (continua a leggere)
Ansa.it - Nelle stesse ore, Zine Al-Abidine Ben Ali, leader incontrastato da oltre vent'anni, partiva a bordo di un velivolo con destinazione segreta. Varie fonti l'anno creduto in viaggio verso la Francia, il Golfo persico e anche l'Italia: le strane modalita' dell'atterraggio di un aereo tunisino all'aeroporto di Cagliari hanno creato incertezza per varie ore, almeno fin quando fonti del governo italiano hanno escluso che Ben Ali fosse a bordo. In nottata l'emittente la tv saudita Al Arabiya lo stava dando in arrivo a Gedda. A Tunisi intanto il potere, come annunciato in un breve comunicato alla tv, è stato assunto da un direttorio di sei persone, con la carica di presidente ad interim affidata al primo ministro, Mohammed Ghannouchi: una decisione, ha detto Ghannouchi, dettata dalla Costituzione, vista la "temporanea impossibilità" del presidente di svolgere il proprio mandato. Resterà in carica fino alle elezioni anticipate, che dovrebbero tenersi tra sei mesi, e si e' impegnato al rispetto della Costituzione nello svolgere le funzioni presidenziali. ''Mi rivolgo a tutte le sensibilità politiche e sociali del Paese ad unirsi attorno allo spirito della patria", ha detto Ghannouchi durante il suo annuncio, che costituisce sostanzialmente l'unica informazione che appare nei notiziari della tv di Stato. Ben Ali, poco prima di fuggire, aveva destituito il governo e promesso le elezioni. Nel frattempo, la Tunisia è sotto coprifuoco e stato d'emergenza: il divieto ad uscire è scattato dalle 17 di oggi fino alle 7 del mattino di domani, vietati gli assembramenti di più di tre persone e licenza per l'esercito e la polizia di sparare su tutti "i sospetti" che si rifiutano di rispettare gli ordini intimati. Anche se ancora stasera, in pieno coprifuoco, si continuavano a sentire spari e gente in movimento anche in pieno centro con segnalazione di incendi e rapine in varie zone della citta', parzialmente al buio a causa di un taglio dell'energia elettrica da parte delle autorita'. Questo, al termine di una giornata scandita da notizie allarmanti di scontri e di morti, nella notte nelle periferie e anche in pieno giorno, nel centro di Tunisi: 13 le vittime che contavano fonti ospedaliere nella notte solo a Tunisi, 2 a Kairouan, ed era solo l'inizio di un'altra conta ancora incerta di morti. In mattinata, nonostante le 'aperture' di ieri seradi Ben Ali, migliaia di persone erano scese di nuovo in piazza a Tunisi, assediando il ministero dell'interno: ''Ben Ali vattene'', scandiva la folla. Poi ancora una volta lacrimogeni, scontri e spari. Non e' chiaro se oggi ci siano state vittime. In serata e' stato smentito che alcuni familiari di Ben Ali, tra cui il genero Sakher Materi, uno degli uomini di affari più in vista del paese, siano stati arrestati, mentre, almeno secondo informazioni del sito di Le Monde, un aereo proveniente dalla Tunisia è atterrato all'aeroporto di Le Bourget, alle porte di Parigi, con a bordo una figlia e una nipote di Ben Ali. In giornata era giunta l'apertura a un governo di unità nazionale da parte delle opposizioni. "C'è bisogno di un governo di unità nazionale contro i rischi di un bagno di sangue": aveva detto il capo del Partito democratico progressista (Pdp) Mohammed Nejib Chebbi, offrendo al regime anche una soluzione di compromesso con la collaborazione di alcuni esponenti del governo in carica. "Non c'è alternativa - aveva proseguito - nonostante Ben Ali abbia voluto mostrare di voler venire incontro alla gente. Ma la gente non ha più fiducia in lui. Per questo serve un governo di unità nazionale, per evitare un bagno di sangue. E se non basterà c'è il rischio di una situazione di tipo birmano. Il Paese è come un ambiente saturo di gas. Basta un fiammifero per farla esplodere". Poche ore prima, l'ipotesi di un governo di unità nazionale era stata definita "del tutto fattibile" ed "anche normale" dal ministro degli esteri Kamel Morjane. Ma non e' andata a finire cosi'. Sullo sfondo, un'ipotesi su cui le voci si rincorrevano da qualche giorno: quella di un possibile colpo di Stato da parte dell'esercito, ipotesi legata anche alla rimozione - mai confermata - del capo di stato maggiore capo di stato maggiore Rashid Ammar, in quanto responsabile di non aver voluto reprimere con la forza le proteste. Un'ipotesi, quella del rischio golpe, su cui rimangono ancora sospesi molti interrogativi. (continua a leggere)
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