Se mi chiedessero di citare una frase rappresentativa del libro “La vita non è un parcheggio” di Roberta Vinerba, suora francescana, sceglierei il versetto di Isaia 54, 2 “Allarga lo spazio della tua tenda” e riadattandolo alla propria vita direi: “Allarga il tuo spazio interiore!”.
Il libro, edito da Edizioni Paoline, riporta come sottotitolo “Giovani in cerca di futuro”, ma non si tratta di un testo adatto solamente ai giovani. Roberta Vinerba infatti, in queste dense pagine che ci propone, ne ha per tutti, dagli adolescenti ai genitori, dai giovani alle famiglie, e tratta con stile ironico e piacevole la situazione in cui si viene a trovare la maggior parte di noi: adulti non cresciuti che cercano di avere con i figli rapporti paritari; ragazzi che non vivono lo scontro generazionale e spesso si ritrovano in situazioni di apatia; figli non più ‘piccoli’ che ancora vivono nella famiglia d’origine senza alcuna intenzione di vivere la propria vita. Per tutti c’è una richiesta pressante: scoprire e vivere la propria vocazione, sia essa religiosa, di consacrato o laica.
Dopo aver tratteggiato le varie difficoltà, anche sociali, incontrate oggi nel percorso di crescita personale, Roberta Vinerba ci presenta nei vari capitoli che si susseguono le tappe di questo percorso: dal narcisismo (ovvero il desiderio di vivere la propria felicità singolarmente senza compromettersi con l’altro) alla ricerca della agognata libertà come se fosse un’isola felice lontano da limiti e preoccupazioni. Ma, come ricorda Roberta Vinerba, la felicità non è vera se non è condivisa. Ecco, dunque, che arriviamo alla conclusione: la necessità di vivere la propria libertà con una scelta di vita irreversibile.
Inizialmente questa espressione potrebbe sembrare estrema ma non è così: “Ci sono operazioni che dicono l’avvicinarsi concreto a una meta verso la quale si è diretti. Ogni scelta che operiamo ci genera al futuro perché ci attrezza per il domani, orientando l’oggi. Nella singola scelta, però, la nostra libertà non è impegnata solamente per quella situazione, ma interpreta tutto il quadro di senso e tutte le aspettative relative al futuro. (…) In questo quadro ogni scelta avvicina al futuro perché ci rende più o meno simili al modello che, anche in forma confusa, abbiamo di noi nel domani.” E ancora precisa l’autore: “Avere un progetto di vita e perseguirlo coerentemente è già operare una sorta di signoria sul tempo che scorre, perché lo si riempie di significato e di speranza. È in tale progetto di vita e attraverso di esso che già vive realmente il sogno che sogniamo su di noi. (…) Quello che conta e che fa l’unità esistenziale e biografica è restare fedeli al sogno dell’io ideale, sapendo che in esso il Signore stesso combatte per noi e con noi perché possiamo dare una risoluzione alla nostra vita. (…) Si è sapienti se umilmente si accetta la propria fallibilità, sapendo che il Signore ha il potere di ri-orientare al bene ogni attimo della mia storia, se davvero desidero farne un capolavoro!”.
Ecco quindi che la scelta di vita irreversibile si rivela l’unico modo per definire per sempre la propria identità “è la scelta che esprime al meglio la libertà umana immergendola nella dinamica estrema della morte e risurrezione del Signore. (…) La scelta è irreversibile perché da questo inizio liberamente posto comincia un percorso di approfondimento e consolidamento dell’identità personale, non la fine ma piuttosto l’inizio di un’avventura.”
Inoltre, tale scelta ha carattere religioso molto forte in quanto “essendo la scelta di vita rifrazione della croce di Cristo le cui profondità sono infinite, ecco che continua a delimitarsi secondo il modello di Cristo crocifisso, senza alienarsi in vite parallele, riserva la sorpresa della scoperta quotidiana su se stessi, sull’altro, sulla realtà intera. Gli occhi della meraviglia sono indispensabili in qualunque storia d’amore e il non stupirsi più chiude al sentimento della gratitudine che rappresenta, anche, il primo passo dell’esperienza religiosa.”
Le pagine più interessanti sono senza dubbio quelle in cui suor Roberta racconta la sua esperienza nei momenti di scelta, le difficoltà, le titubanze che hanno caratterizzato anche la sua ‘scelta di vita irreversibile’ e che con tanta semplicità e spontaneità condivide con il lettore: “Dopo sette anni di professione temporanea dei voti di povertà, castità e obbedienza, mi accingevo alla tanto desiderata professione definitiva. Credevo che si trattasse di un passaggio semplice, quasi una formalità, non avendo mai neppure immaginato, dai voti temporanei in poi, la mia vita in una forma differente. (…) Questo passaggio l’avevo preparato, sognato e fermamente voluto, eppure dovetti sopportare la prova della libertà, pensavo di andare a morire, mi pareva tutto insopportabilmente disumano, contrario ai miei desideri. Una lotta dura contro me stessa che ebbe termine quando mi recai, due giorni prima della professione definitiva, al santuario della Verna, dove san Francesco ricevette le stimmate e lì, davanti all’amore che brucia le carni, mi inginocchiai e rinnovai il mio sì a Dio. Un sì fatto di volontà, senza alcun sentimento se non la repulsione, detto a denti stretti, di nuda fede. quando mi rialzai la lotta era scomparsa, quella lotta che mi aveva fatto dire ‘non ce la faccio, mando tutto all’aria’, che aveva aperto in me squarci di disperazione, era svanita e aveva lasciato il posto a una quieta serenità.”
Una volta giunti alla consapevolezza della propria identità si deve però mettere in pratica anche l’altro principio sopra accennato e cioè che “la felicità è reale solo se condivisa”. Infatti, “nella scelta di vita, l’altro non solo non è cacciato fuori dall’orizzonte del compimento di sé, ma ne è presenza indispensabile. (…) Egli è il termine del dono di sé e appello a fargli spazio mediante l’esercizio generoso della responsabilità. E in questo si trovano il senso e la bellezza dell’esistere.”
Ecco perché sceglierei il versetto di Isaia “Allarga lo spazio della tua tenda” per definire con una sola frase questo libro. Perché per permettere all’altro di entrare nella propria vita c’è bisogno di rientrare, di togliere spazio al proprio io e lasciarlo all’altro, c’è bisogno di ‘allargare il proprio spazio interiore’.
Dopo aver tratteggiato le varie difficoltà, anche sociali, incontrate oggi nel percorso di crescita personale, Roberta Vinerba ci presenta nei vari capitoli che si susseguono le tappe di questo percorso: dal narcisismo (ovvero il desiderio di vivere la propria felicità singolarmente senza compromettersi con l’altro) alla ricerca della agognata libertà come se fosse un’isola felice lontano da limiti e preoccupazioni. Ma, come ricorda Roberta Vinerba, la felicità non è vera se non è condivisa. Ecco, dunque, che arriviamo alla conclusione: la necessità di vivere la propria libertà con una scelta di vita irreversibile.
Inizialmente questa espressione potrebbe sembrare estrema ma non è così: “Ci sono operazioni che dicono l’avvicinarsi concreto a una meta verso la quale si è diretti. Ogni scelta che operiamo ci genera al futuro perché ci attrezza per il domani, orientando l’oggi. Nella singola scelta, però, la nostra libertà non è impegnata solamente per quella situazione, ma interpreta tutto il quadro di senso e tutte le aspettative relative al futuro. (…) In questo quadro ogni scelta avvicina al futuro perché ci rende più o meno simili al modello che, anche in forma confusa, abbiamo di noi nel domani.” E ancora precisa l’autore: “Avere un progetto di vita e perseguirlo coerentemente è già operare una sorta di signoria sul tempo che scorre, perché lo si riempie di significato e di speranza. È in tale progetto di vita e attraverso di esso che già vive realmente il sogno che sogniamo su di noi. (…) Quello che conta e che fa l’unità esistenziale e biografica è restare fedeli al sogno dell’io ideale, sapendo che in esso il Signore stesso combatte per noi e con noi perché possiamo dare una risoluzione alla nostra vita. (…) Si è sapienti se umilmente si accetta la propria fallibilità, sapendo che il Signore ha il potere di ri-orientare al bene ogni attimo della mia storia, se davvero desidero farne un capolavoro!”.
Ecco quindi che la scelta di vita irreversibile si rivela l’unico modo per definire per sempre la propria identità “è la scelta che esprime al meglio la libertà umana immergendola nella dinamica estrema della morte e risurrezione del Signore. (…) La scelta è irreversibile perché da questo inizio liberamente posto comincia un percorso di approfondimento e consolidamento dell’identità personale, non la fine ma piuttosto l’inizio di un’avventura.”
Inoltre, tale scelta ha carattere religioso molto forte in quanto “essendo la scelta di vita rifrazione della croce di Cristo le cui profondità sono infinite, ecco che continua a delimitarsi secondo il modello di Cristo crocifisso, senza alienarsi in vite parallele, riserva la sorpresa della scoperta quotidiana su se stessi, sull’altro, sulla realtà intera. Gli occhi della meraviglia sono indispensabili in qualunque storia d’amore e il non stupirsi più chiude al sentimento della gratitudine che rappresenta, anche, il primo passo dell’esperienza religiosa.”
Le pagine più interessanti sono senza dubbio quelle in cui suor Roberta racconta la sua esperienza nei momenti di scelta, le difficoltà, le titubanze che hanno caratterizzato anche la sua ‘scelta di vita irreversibile’ e che con tanta semplicità e spontaneità condivide con il lettore: “Dopo sette anni di professione temporanea dei voti di povertà, castità e obbedienza, mi accingevo alla tanto desiderata professione definitiva. Credevo che si trattasse di un passaggio semplice, quasi una formalità, non avendo mai neppure immaginato, dai voti temporanei in poi, la mia vita in una forma differente. (…) Questo passaggio l’avevo preparato, sognato e fermamente voluto, eppure dovetti sopportare la prova della libertà, pensavo di andare a morire, mi pareva tutto insopportabilmente disumano, contrario ai miei desideri. Una lotta dura contro me stessa che ebbe termine quando mi recai, due giorni prima della professione definitiva, al santuario della Verna, dove san Francesco ricevette le stimmate e lì, davanti all’amore che brucia le carni, mi inginocchiai e rinnovai il mio sì a Dio. Un sì fatto di volontà, senza alcun sentimento se non la repulsione, detto a denti stretti, di nuda fede. quando mi rialzai la lotta era scomparsa, quella lotta che mi aveva fatto dire ‘non ce la faccio, mando tutto all’aria’, che aveva aperto in me squarci di disperazione, era svanita e aveva lasciato il posto a una quieta serenità.”
Una volta giunti alla consapevolezza della propria identità si deve però mettere in pratica anche l’altro principio sopra accennato e cioè che “la felicità è reale solo se condivisa”. Infatti, “nella scelta di vita, l’altro non solo non è cacciato fuori dall’orizzonte del compimento di sé, ma ne è presenza indispensabile. (…) Egli è il termine del dono di sé e appello a fargli spazio mediante l’esercizio generoso della responsabilità. E in questo si trovano il senso e la bellezza dell’esistere.”
Ecco perché sceglierei il versetto di Isaia “Allarga lo spazio della tua tenda” per definire con una sola frase questo libro. Perché per permettere all’altro di entrare nella propria vita c’è bisogno di rientrare, di togliere spazio al proprio io e lasciarlo all’altro, c’è bisogno di ‘allargare il proprio spazio interiore’.
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