Il presidente del consiglio di amministrazione della Riso Scotti Energia, Giorgio Radice, è agli arresti domiciliari per traffico illecito di rifiuti e produzione illegale di energia da rifiuti dopo che il Corpo forestale dello Stato su mandato della Procura di Pavia ha chiuso l'operazione "Dirty Energy" dopo indagini durate un anno e mezzo.
GreenReport - In tutto gli indagati sono 12 e il Cfs informa che «Non ci sono atti di indagine sugli impianti di produzione del riso». Le indagini hanno preso spunto da una iniziale notizia di reato trasmessa per competenza dalla Procura della Repubblica di Grosseto e sono state sviluppate dal Nucleo investigativo provinciale di Polizia ambientale e forestale Cfs di Pavia, in collaborazione con la Polizia di Stato - Gabinetto regionale della Polizia scientifica di Milano e Direzione centrale anticrimine di Roma.
Secondo il Cfs «L'ingresso delle circa 40.000 tonnellate di rifiuti gestiti illecitamente dalla Riso Scotti Energia spa veniva reso possibile ed apparentemente regolare attraverso la falsificazione dei certificati d'analisi, con l'intervento di laboratori compiacenti e con la miscelazione con rifiuti prodotti nell'impianto, così da celare e alterare le reali caratteristiche dei combustibili destinati ad alimentare la centrale. Oltre al traffico illecito di rifiuti e alla redazione di certificati di analisi falsi si ipotizza una frode in pubbliche forniture e una truffa ai danni dello Stato, visto che tali rifiuti non potevano essere utilizzati in un impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili che ha goduto di pubbliche sovvenzioni».
Il Cfs ha effettuato 60 perquisizioni e sequestrato un impianto di coincenerimento della Scotti Energia a Pavia e 46 automezzi. Il giro di affari dell'intera vicenda tra il 2007 e il 2009 sarebbe stato di circa 30 milioni di euro. Nella vicenda è coinvolto anche l'amministratore unico della Mancini Vasco Ecology di Montopoli in Valdarno.
Secondo il Cfs e la Procura di Pavia l'impianto di coincenerimento per produrre energia elettrica e termica utilizzava biomasse vegetali ma anche rifiuti di varia natura, compresi plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane ed industriali e altri materiali che avrebbero superato i limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti. Dalle indagini risulterebbe il coinvolgimento anche di altri impianti di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Puglia.
Legambiente Lombardia «Plaude al Corpo Forestale dello Stato per l'operazione che stamane ha sventato un ingente traffico di rifiuti a Pavia e ribadisce che la nostra è tra le regioni più colpite da questo fenomeno». Sergio Cannavò, vicepresidente Legambiente Lombardia e responsabile del settore ambiente e legalità, ricorda che «Dal 2002 ad oggi il 10% dei grandi traffici italiani di rifiuti si è svolto su suolo lombardo e un altro 25% ha coinvolto imprese o soggetti della nostra regione. In pratica un'inchiesta su tre, avente per oggetto il delitto di organizzazione di traffici illeciti di rifiuti, ha coinvolto la Lombardia. In alcuni casi è stato accertato anche il coinvolgimento di organizzazioni criminali e mafiose. Per contrastare il dilagare di questo tipo di attività è necessario potenziare i controlli, migliorare la formazione specifica per le forze dell'ordine, comprese le polizie locali, istituire tavoli di confronto. E' indispensabile dotarci di strumenti normativi adeguati all'evolversi della criminalità come la responsabilità amministrativa delle aziende che traggono vantaggi dalle attività illecite e l'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel codice penale. E' necessario inoltre istituire a livello regionale un osservatorio che metta insieme le migliori esperienze di contrasto all'illegalità ambientale per analizzare il fenomeno e per predisporre strumenti che facilitino le segnalazioni e le denunce da parte dei cittadini».
GreenReport - In tutto gli indagati sono 12 e il Cfs informa che «Non ci sono atti di indagine sugli impianti di produzione del riso». Le indagini hanno preso spunto da una iniziale notizia di reato trasmessa per competenza dalla Procura della Repubblica di Grosseto e sono state sviluppate dal Nucleo investigativo provinciale di Polizia ambientale e forestale Cfs di Pavia, in collaborazione con la Polizia di Stato - Gabinetto regionale della Polizia scientifica di Milano e Direzione centrale anticrimine di Roma.Secondo il Cfs «L'ingresso delle circa 40.000 tonnellate di rifiuti gestiti illecitamente dalla Riso Scotti Energia spa veniva reso possibile ed apparentemente regolare attraverso la falsificazione dei certificati d'analisi, con l'intervento di laboratori compiacenti e con la miscelazione con rifiuti prodotti nell'impianto, così da celare e alterare le reali caratteristiche dei combustibili destinati ad alimentare la centrale. Oltre al traffico illecito di rifiuti e alla redazione di certificati di analisi falsi si ipotizza una frode in pubbliche forniture e una truffa ai danni dello Stato, visto che tali rifiuti non potevano essere utilizzati in un impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili che ha goduto di pubbliche sovvenzioni».
Il Cfs ha effettuato 60 perquisizioni e sequestrato un impianto di coincenerimento della Scotti Energia a Pavia e 46 automezzi. Il giro di affari dell'intera vicenda tra il 2007 e il 2009 sarebbe stato di circa 30 milioni di euro. Nella vicenda è coinvolto anche l'amministratore unico della Mancini Vasco Ecology di Montopoli in Valdarno.
Secondo il Cfs e la Procura di Pavia l'impianto di coincenerimento per produrre energia elettrica e termica utilizzava biomasse vegetali ma anche rifiuti di varia natura, compresi plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane ed industriali e altri materiali che avrebbero superato i limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti. Dalle indagini risulterebbe il coinvolgimento anche di altri impianti di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Puglia.
Legambiente Lombardia «Plaude al Corpo Forestale dello Stato per l'operazione che stamane ha sventato un ingente traffico di rifiuti a Pavia e ribadisce che la nostra è tra le regioni più colpite da questo fenomeno». Sergio Cannavò, vicepresidente Legambiente Lombardia e responsabile del settore ambiente e legalità, ricorda che «Dal 2002 ad oggi il 10% dei grandi traffici italiani di rifiuti si è svolto su suolo lombardo e un altro 25% ha coinvolto imprese o soggetti della nostra regione. In pratica un'inchiesta su tre, avente per oggetto il delitto di organizzazione di traffici illeciti di rifiuti, ha coinvolto la Lombardia. In alcuni casi è stato accertato anche il coinvolgimento di organizzazioni criminali e mafiose. Per contrastare il dilagare di questo tipo di attività è necessario potenziare i controlli, migliorare la formazione specifica per le forze dell'ordine, comprese le polizie locali, istituire tavoli di confronto. E' indispensabile dotarci di strumenti normativi adeguati all'evolversi della criminalità come la responsabilità amministrativa delle aziende che traggono vantaggi dalle attività illecite e l'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel codice penale. E' necessario inoltre istituire a livello regionale un osservatorio che metta insieme le migliori esperienze di contrasto all'illegalità ambientale per analizzare il fenomeno e per predisporre strumenti che facilitino le segnalazioni e le denunce da parte dei cittadini».
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