sabato, novembre 20, 2010
Ogni anno migliaia di lavoratori sono bersagli del mobbing, una pratica odiosa che mina il loro equilibrio psico-fisico. E’ una piaga che segnala la crudezza di alcuni ambienti di lavoro…

del nostro collaboratore redazionale Stefano Buso

Da un po’ di anni crisi e recessione sono il capro espiatorio per giustificare ogni problematica che si ha nel mondo del lavoro. Ma naturalmente non sempre è così. Tra i tanti fatti avversi che si manifestano negli ambienti produttivi, il mobbing è forse il più squallido e crudo, proprio perché è pianificato nei minimi dettagli. I segnali più lampanti del mobbing sono: trasferimenti improvvisi e quasi mai motivati, rimproveri ingiustificati, spesso davanti ai colleghi, limitazione di permessi lavorativi, divieto di esprimere le proprie opinioni, esclusione dell’impiegato dai processi decisionali, cambio repentino di mansioni, competenze non appropriate con la qualifica posseduta e via discorrendo.

Mobbing deriva dall’inglese “to mob – attaccare, assalire” ed è una disavventura sentita in tutti i paesi industrializzati, e in conseguenza oggetto di attente verifiche, in particolare sul piano giuridico e normativo. È bene però fare una premessa importante. Talvolta si parla di mobbing in modo inopportuno dinnanzi a casi di dequalificazione o scarso coinvolgimento professionale, aspetti senza dubbio fastidiosi ma differenti dal mobbing, proprio perché non ne hanno né la durata né il fine. Prima di catalogare un comportamento come mobbing autentico è essenziale provare che le azioni nei confronti della vittima siano reiterate e non puramente occasionali. Inoltre, si deve riscontrare da parte “dell’aggressore” un chiaro intento negativo e pregiudizievole nei confronti del lavoratore.

Secondo lo psicologo e psichiatra svedese Heinz Leymann – esperto in materia – si può parlare di vero mobbing quando sul posto di lavoro si manifestano di continuo eventi che penalizzano il lavoratore provocandogli situazioni di stress emotivo e ansie assortite. Inoltre, poiché questi fenomeni sono durevoli e chi li subisce è comunque costretto a recarsi al lavoro, s’innescano imbarazzi e disagi che possono talvolta sfociare in patologie. In ogni caso, malattie e disturbi collegati debbono essere riconosciuti (e certificati) da commissioni mediche collegiali autorizzate.

Mobbing è tema d’attualità (talvolta solo per far notizia), nondimeno non è così semplice dimostrare di esserne vittime. In più non è sempre il capo a perpetrare tali vigliaccherie e “boicottaggi”. Talvolta persino i colleghi fanno “la parte del cattivo” verso i propri pari con intenti abietti. Un altro aspetto inquietante e frequente che concerne il fenomeno mobbing è quindi il numero di persone coinvolte: il mobber (la parte attiva che pianifica l’azione), il mobbizzato (la parte passiva che subisce), i side mobbers (colleghi silenziosi e indifferenti) e i co-mobbers (gli alleati del mobber per ricavarne vantaggi personali ed eventuali gratifiche).

Secondo alcuni dati risalenti al 2009 le vittime del mobbing in Europa sono l’8% (ben oltre 12 milioni di persone) mentre in Italia le cifre sono sull’ordine di 1,5-2 milioni di lavoratori: numeri che appaiono abnormi, desolanti e del tutto ingiustificabili.

E così dopo infortuni e “morti bianche”, risalta anche il fenomeno mobbing ad offuscare il corretto equilibrio della dimensione lavorativa, costituita da doveri ma anche di diritti. Il “mobbing organizzato” è una cancrena da debellare con tutti i mezzi che diritto e giustizia mettono a disposizione, perché si tratta di un vero maltrattamento deliberato e ripetuto. Nei fatti poi non è così semplice, poiché per dimostrare di essere succubi di queste vessazioni i lavoratori dovrebbero avere l’appoggio e la solidarietà dei colleghi. Ed ecco però un altra nota dolente: pur essendo nel 2010, abbattere il muro dell’omertà è difficile, forse impossibile (“io non so nulla, non ho visto niente, mi trovavo altrove e mi faccio gli affari miei”). Complice di questo comportamento vigliacco è il clima di incertezza che si respira sul lavoro, e il conseguente terrore di perdere il posto, per tutti unica fonte di reddito. Tuttavia, così facendo, il lavoratore diverrà sempre più vulnerabile, ricattabile e vittima di malevoli soprusi, sino a che, giunto alla disperazione, ricorrerà al definitivo licenziamento. Una drammatica sconfitta che fa sbandare non solo chi lavora ma l’intera società che si erge sull’operosità dei suoi cittadini, che debbono operare in sicurezza e senza che loro dignità sia minimamente scalfita.

È presente 1 commento

Nicola D'Amico ha detto...

Parole dell’attuale Presidente dl consiglio d'amministrazione di Nestlé, pronunciate nel 2001, allorquando, da un sondaggio interno fatto alla sede centrale di Vevey, venne fuori che il 10%, dei dipendenti che dettero una risposta, dichiarò d'essere o d'essere stato mobbizzato.
Questa notizia, che doveva restare segreta, venne a conoscenza di un gionalista che la pubblicò sull'allora mensile "BILAND"
Quello stesso mensile che ora si é inginocchiato davanti al padrone.
(Non ha risposto alla mia richiesta di replica)
Ora che sono in pensione posso farlo, senza subire altre minacce.

Queste sono le frasi:
"Chez Nestlé, le mobbing n'existe pas.
Peter Brabeck, son PDG, aime d'ailleurs parler de leadership éthique, et son porte-parole, en novembre dernier, affirmait à La Liberté que les particularités de la multinationale lui permettraient d'éviter ce fléau, du moins en Suisse"

Traduzione:
Presso Nestlé, il mobbing non esiste. Peter Brabeck, il suo PDG, ama inoltre parlare di lesdership etico, ed il suo portaparola, nel novembre scorso (2000) affermava alla Liberté, (quotidiano) che le particolarità della multinazionale le permettevano di evitare questa calamità, almeno in Svizzera"

Il sottoscritto facendo parte di quella percentuale così alta, é stato considerato un malato mentale. Non dallo psichiatra che ho finito per consultare, (non il loro però !) ma da due esperti MOBBER:
Dal capo del servizio del personale, da cui dipendevo e dal suo superiore !
E la giustizia in tutto questo ? Assente, come in Italia !!
Che fanno medici ed avvocati ? Tacciono o ti prendono i soldi !

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