martedì, novembre 23, 2010
“Sono necessari stanziamenti economici e programmi politici urgenti per fermare quella che minaccia di diventare una catastrofe demografica”

Agenzia Misna - Lo ha detto il ministro degli Interni Eli Yishai, mentre in questi giorni Israele ha cominciato la costruzione di una barriera lungo il confine con l’Egitto che avrà la funzione di arrestare l’infiltrazione di migranti africani attraverso il confine sabbioso con il Sinai. Nel corso di un intervento alla Knesset, il ministro del partito ultraortodosso ‘Shas’ ha sottolineato che le dimensioni del fenomeno hanno assunto misure “allarmanti” e che solo “lo 0,1% degli infiltrati sono rifugiati mentre il resto è costituito da migranti in cerca di lavoro”, la cui presenza stessa “rappresenta una minaccia all’esistenza di Israele”. Intanto, dal 22 Novembre scorso, ruspe e betoniere hanno dato inizio alla costruzione della barriera, annunciata per l’inizio del 2010, ma i cui costi proibitivi (almeno 1,35 miliardi di shekel, circa 270 milioni di euro) hanno fatto slittare ad oggi. Il progetto prevede una cortina di 240 chilometri che nel settore nord si congiungerà con la barriera costruita dall’Egitto nei 20 chilometri di confine fra il Sinai e la Striscia di Gaza. La prima fase del piano prevede la costruzione di 140 chilometri di reticolati, torrette di avvistamento e piste per le pattuglie. Negli altri 100 chilometri saranno disposti ostacoli di carattere diverso, a seconda del carattere topografico della zona. Yishai ha proseguito chiedendo al governo di dispiegare uomini dell’esercito lungo la barriera e costruire centri di detenzione in cui rinchiudere i migranti. Quella che alcuni giornali della destra hanno soprannominato “la marea africana”, è uno dei temi caldi dell’autunno israeliano: secondo l’ufficio immigrazione sono circa 10.000 i richiedenti asilo che hanno superato il confine quest’anno, portando la cifra totale nel paese a cirxca 30.000. Un numero quasi dieci volte superiore a quello del 2006 (1100), nonostante l’aumentato dei pericoli nel corso del viaggio, incluso quello della polizia di frontiera egiziana, autorizzata a sparare a vista. Circa l’85% dei migranti in Israele sono cittadini di origine eritrea e sudanese “ma nonostante a queste popolazioni sia internazionalmente riconosciuto in genere lo status di rifugiati Israele concede loro una ‘protezione temporanea’ priva di diritti reali e stabili” denuncia sul suo sito l’Associazione per i diritti civili in Israele (Acri). In tutto, in Israele, sono meno di 200 le persone che godono dello status di rifugiati. Nel 2008 il governo di Tel Aviv ha concesso l’asilo a una persona.


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